Discarica di Scapigliato: 330 milioni di euro al Comune di Rosignano
DISCARICA DI SCAPIGLIATO 1982/2012
i morti di Genova
Scritto da Maurizio Marchi
Lunedì 20 Agosto 2018 10:40
Genova. La vita e il profitto
Di cosa ci parla il crollo del ponte
15 Agosto 2018
Il crollo del ponte di Genova non è un disgraziato incidente. L'unica cattiva sorte è quella che riguarda ogni vittima di questa tragedia. Il crollo di Genova è la cartina di tornasole del degrado generale delle opere pubbliche in Italia (e non solo) ad affidamento privato. È uno dei riflessi della società capitalista, dove domina il profitto, non la vita.
Ventisette concessionari, con in testa Autostrade per l'Italia (Aspi), gestiscono la rete autostradale. La grande famiglia dei Benetton, attraverso il controllo di Atlantia, ha il controllo di Aspi.
il 12 agosto è morto a Parigi l'economista marxista egiziano Samir Amin, una delle menti più lucide ed oneste dell'intellettualità mondiale. qui sotto la sua lettura delle "primavere arabe":
Dal sito controlacrisi
SAMIR AMIN: 2011 LA PRIMAVERA ARABA
Con questo saggio Samir Amin, noto studioso del capitalismo su scala mondiale e delle dinamiche geopolitiche del mondo attuale, sistematizza le sue riflessioni oltre le contingenze e le opinioni espresse in molti interventi, interviste, articoli ecc. che hanno accompagnato gli avvenimenti del mondo arabo dall'inizio dell'anno a oggi. Il lungo saggio è stato ripreso dal sito di puntorosso.it dove troverete la versione in pdf a questo indirizzo http://www.puntorosso.it/saperecondiviso_samir-amin.html
Samir Amin 2011: la primavera araba L’anno 2011 si è aperto con una serie di clamorose esplosioni di collera dei popoli arabi. Questa primavera araba darà inizio a una seconda fase del “risveglio del mondo arabo”? Oppure queste rivolte sono destinate a ristagnare e infine a spegnersi – come è stato il caso del primo risveglio ricordato nel mio libro L’éveil du Sud. Nella prima ipotesi, le conquiste del mondo arabo dovranno iscriversi necessariamente nel movimento teso a superare il capitalismo/imperialismo su scala mondiale. Un eventuale fallimento farebbe permanere il mondo arabo nel suo stato attuale di periferia dominata, impedendogli di diventare protagonista attivo nella costruzione del mondo. E’ sempre rischioso parlare in generale del “mondo arabo”, ignorando perciò stesso la diversità di condizioni oggettive che caratterizza ognuno dei paesi di quel mondo.
Si svolge oggi e domani a Bruxelles il Summit Nato a livello di capi di stato e di governo dei 29 paesi membri, primo fra tutti il presidente americano Donald Trump che solo pochi giorni fa ha già chiesto agli alleati di aumentare la spesa per la difesa atlantica altrimenti «perde la pazienza». Il vertice conferma al massimo livello il potenziamento della struttura di comando principalmente in funzione anti-Russia. Saranno costituiti un nuovo Comando congiunto per l’Atlantico, a Norfolk negli Usa, contro «i sottomarini russi che minacciano le linee di comunicazione marittima fra Stati uniti ed Europa», e un nuovo Comando logistico, a Ulm in Germania, quale «deterrente» contro la Russia, con il compito di «muovere più rapidamente le truppe attraverso l’Europa in qualsiasi conflitto».
ENTRO IL 2020 la Nato disporrà in Europa di 30 battaglioni meccanizzati, 30 squadriglie aeree e 30 navi da combattimento, dispiegabili entro 30 giorni o meno contro la Russia. Il presidente Trump avrà così in mano carte più forti al Summit bilaterale che terrà, il 16 luglio a Helsinki, col presidente russo Putin. Da ciò che il presidente Usa stabilirà al tavolo negoziale dipenderà fondamentalmente la situazione dell’Europa.
La Nato – costituitasi nel 1949, sei anni prima del Patto di Varsavia, formalmente in base al principio difensivo stabilito dall’Articolo 5 – è stata trasformata in alleanza che, in base al «nuovo concetto strategico», impegna i paesi membri a «condurre operazioni di risposta alle crisi non previste dall’articolo 5, al di fuori del territorio dell’Alleanza». In base al nuovo concetto geostrategico, l’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico si è estesa fin sulle montagne afghane, dove la Nato è in guerra da 15 anni.
CIÒ CHE NON È cambiato, nella mutazione della Nato, è la gerarchia all’interno dell’Alleanza. È sempre il Presidente degli Stati uniti a nominare il Comandante Supremo Alleato in Europa, che è sempre un generale statunitense, mentre gli alleati si limitano a ratificare la scelta. Lo stesso avviene per gli altri comandi chiave. La supremazia Usa si è rafforzata con l’allargamento della Nato, poiché i paesi dell’Est sono legati più a Washington che a Bruxelles.
Una guerra lontana, in Yemen, e una fabbrica in Sardegna, tra Iglesias e Domusnovas, e un comitato di venti aggregazioni territoriali, nazionali e internazionali che si batte per la riconversione dello stabilimento, per la pace e uno sviluppo diversa. Da www.gliasinirivista.orgdi giugno.
di Comitato Riconversione Rwm per la pace ed il lavoro sostenibile (Cinzia Guaita, Efisio Murcia, Marina Muscas, Teresa Piras e Arnaldo Scarpa),