Ora è ufficiale, il rigassificatore di Livorno si regge solo sugli incentivi statati. E quello di Edison ?
Con lettera Prot. Generale n.6624/P del 3 marzo 2016 l’AEEGSII (Agenzia per l’energia elettrica, il gas e il servizio idrico) ha risposto alla richiesta di accesso agli atti di MD, confermando che il rigassificatore OLT di Livorno (proprietà 49% di IREN, protettorato del ministro Del RIO, e il 48% della tedesca EON) ha ricevuto nel biennio 2014-2015 di inattività (solo due carichi di GNL, uno di prova nel gennaio 2014, il secondo attuale) ben 45 milioni di euro di sostegno statale, a titolo di “fattore di copertura”, in parole povere “vuoto per pieno” [1]. Cioè, se anche questo impianto resta vuoto, ad esempio per difficoltà nei rifornimenti (gli impianti di liquefazione del gas sono pochi nei paesi produttori, le metaniere oceaniche lo stesso), lo stato paga il mancato ricavo: un’operazione da far sembrare bazzecole i vecchi sostegni di stato a Montedison/Cefis/Schimberni di craxiana memoria.
Tutto ebbe origine circa 15 anni fa quando Prodi, Bersani, Letta Enrico dichiararono i rigassificatori “impianti strategici”, nonostante ENI li considerasse inutili (Scaroni) e ci garantisse il gas tramite gasdotti, più sicuri e affidabili. Da Prodi/Bersani iniziò la corsa ai rigassificatori, rallentata dalla crisi economica, con il crollo dei consumi in Italia (da 85 miliardi di MC del 2005 ai 60 mld nel 2014, dati AEEG) .
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