La guerra è un affare - sporco e redditizio, due cose che vanno assieme. Tutti lo possono dire, anche don Francesco e don Zanotelli. Ma guai a far inchieste e soprattutto nomi. I nomi li ha fatti la giornalista bulgara Dilyana Gaytandzhieva nel lavoro di inchiesta sulla fornitura di armi (missili anticarro, Grad e altro armamento pesante, artiglieria pesante semovente, blindati, tonnellate di munizioni e molto altro) ai gruppi jihadisti in Siria e Iraq da parte della NATO con copertura CIA, Mossad e Servizi collegati, via triangolazioni con Bulgaria, Turchia, Saudi Arabia, Azerbajan, Emitates, e un'altra dozzina di Paesi coinvolti: Israele, Caucasici, e mezza Europa, dal Baltico all'Egeo attraverso i Balcani (tutti "alleati nella guerra al terrorismo" e già visti all'opera in Libia nella "combriccola dei volenterosi"). E scoprendo forniture sotto copertura pure verso Pakistan, Congo e Burkina Faso, giusto alla vigilia di un tentato colpo di stato.
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