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La sinistra è finita in discarica?

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Discarica di Scapigliato: 330 milioni di euro al Comune di Rosignano

Discarica di Scapigliato: 330 milioni di euro al Comune di Rosignano

DISCARICA DI SCAPIGLIATO 1982/2012

DISCARICA DI SCAPIGLIATO 1982/2012

Regione Toscana, un piano rifiuti da rifiutare PDF Stampa E-mail

MEDICINA DEMOCRATICA  SEZIONE DI LIVORNO  E DELLA VAL DI CECINA

AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO REGIONALE TOSCANO

Al responsabile del procedimento Dott.ssa Renata Caselli, dirigente del settore Servizi Pubblici Locali, Energia e Inquinamenti, Direzione Ambiente ed energia.

 

Oggetto: opposizione al Piano regionale rifiuti e bonifiche

 

Premessa

Il Piano sottoposto attualmente a consultazione pubblica è un piano inadeguato e pericoloso per l’ambiente e la salute pubblica. Esso si pone in continuità, anziché in rottura, con i precedenti piani regionali, che sono stati di fatto stravolti dalle pratiche concrete dei maggiori gestori, che hanno assunto nel tempo un potere condizionante sulla stessa funzione sovrana della Regione Toscana e del suo Consiglio. In altre parole, il vero piano regionale lo scrivono e lo attuano i gestori, in base ai loro interessi finanziari particolari, in genere in conflitto con la salute pubblica, la salvaguardia dell’ambiente, il recupero di risorse.

Rifiuti urbani

Secondo i dati dell’ARRR i rifiuti urbani in Toscana si aggirano sui 2,2 milioni di tonnellate, e sono in leggera decrescita. La decrescita deve essere più veloce ed accentuata, resa cogente dal Piano in discussione, con misure obbligatorie nelle fasi di produzione, distribuzione e consumi. La raccolta differenziata (RD) è vergognosamente bassa in Toscana (46% medi) per responsabilità della Regione, dei Comuni e dei gestori, non dei cittadini. Questi ultimi infatti, quando sono messi in condizione strutturale di compiere una RD spinta, la fanno, come dimostrano esempi virtuosi [1]: i comuni di Lamporecchio e Larciano raggiungono addirittura il 97%.

Il Collegato ambientale  DL 22.12.15 art. 32 dispone:.

“Nel caso in cui, a livello di ambito territoriale ottimale se costituito, ovvero in ogni comune, non siano conseguiti gli obiettivi minimi previsti dal presente articolo, è applicata un’addizionale del 20 per cento al tributo di conferimento dei rifiuti in discarica a carico dei comuni che non abbiano raggiunto le percentuali previste dal comma 1 sulla base delle quote di raccolta differenziata raggiunte nei singoli comuni

D’altra parte la Sentenza della Corte dei Conti Liguria n. 83   27 maggio 2013  condanna due sindaci consecutivi del comune di Recco ed altri dirigenti comunali a rifondere al Comune stesso i danni causati all’ambiente ai sensi del DLgs 152/2006 per “raccolta differenziata insufficiente”;

visto al contrario che i comuni inadempienti sulla RD spalmano abusivamente sulla TARI dei cittadini  l’addizionale del 20 % di cui al Collegato ambientale  DL 22.12.15 art. 32, il Piano regionale in discussione deve affrontare questo abuso, disporre la restituzione ai cittadini dell’addizionale estorta ed eventualmente concorrervi, programmare obbligatoriamente la RD nella percentuale di legge.

Due delle poche affermazioni che si condividono nel PRB in discussione sono questa:“Raccolta differenziata dei rifiuti urbani fino a raggiungere il 70% del totale dei rifiuti urbani, passando dalle circa 900.000 t/a attuali a circa 1,7 milioni di t/a.” e questa, ad eccezione del rimando al “recupero energetico” (inceneritori):” Portare i conferimenti in discarica dall'attuale 42% a un massimo del 10% dei rifiuti urbani (al netto della quota degli scarti da RD), corrispondente a circa 237.000 t/anno complessive. Risulta evidente che centrando l'obiettivo del 70% di raccolta differenziata e realizzando gli interventi di adeguamento della capacità di recupero energetico come prima descritto si riduce radicalmente la "dipendenza del sistema regionale dalla discariche".

Si sospetta infine che gran parte dei materiali combustibili (carta e plastica) raccolti con la RD stradale e/o con il Porta a porta sia avviata all’incenerimento, anziché al recupero e al riuso di materia, come previsto dalla Direttiva europea di riferimento e dalla legge italiana. Il PRB deve chiarire, sanzionare e dare potere di controllo alle associazioni onlus, come la scrivente, per denunciare e reprimere questo abuso.

 

Rifiuti industriali, pericolosi e non

I rifiuti industriali, pericolosi e non, ammontano almeno a 8,5 milioni di tonnellate/anno in Toscana. E’ su questo punto che si gioca la credibilità e l’utilità del PRB in discussione. Questa enorme quantità deve essere abbattuta drasticamente, imponendo ai produttori aziendali il riciclo nel ciclo produttivo di questi rifiuti, o facendo pressioni sostenute da sanzioni affinchè i cicli produttivi cambino: un’azienda che produce rifiuti speciali in quantità sproporzionata alla quantità di prodotti utili al mercato, non è sostenibile e deve essere sanzionata e cambiata. Ad esempio, si può produrre cloro senza le celle a mercurio, come si può conciare la pelle senza cromo, con il processo al tannino. Particolare attenzione in Toscana va posta sul pulp di cartiera, che deve essere riciclata nelle cartiere stesse, o comunque non andare a gonfiare discariche o inceneritori. Esempi del genere potrebbero moltiplicarsi, abbattendo drasticamente la massa dei rifiuti speciali.

Per un migliore e più efficace controllo, deve essere vietato l’ingresso in Toscana di rifiuti industriali provenienti da altre regioni: questa misura incentiverà l’industria italiana ad una seria riconversione ecologica della produzione. Questa misura deve entrare nel PRB.

 

Fanghi di depurazione reflui urbani

Deve essere prevista nel PRB  l’interruzione dello spandimento di fanghi su terreni agricoli, adibiti a qualsiasi produzione agricola sia per alimentazione umana, animale o energetica (comunque sconsigliabile), a difesa della risorsa primaria acqua, dei prodotti e della salute degli agricoltori e dei consumatori. Il  D.Lgs 27.1.92 n. 99, all. I B permette lo spandimento su fondi agricoli di “fanghi destinati all’utilizzazione in agricoltura” contenenti diversi metalli pesanti ed altre sostanze tossiche, mentre non ne norma altre che spesso o sempre sono presenti in fanghi, come ammoniaca, cloro e tensioattivi. Questo decreto è assolutamente obsoleto e non tutela la salute umana e dell’ambiente.

Il  PRB deve obbligare i gestori del SII e delle fognature a depurare in maniera spinta i fanghi, in modo da azzerare la presenza di sostanze tossiche, e probabilmente neanche allora sarà possibile smaltire i fanghi su fondi agricoli, a causa del possibile inquinamento da nitrati delle acque.

 

Gestori del servizio

Dall’ Allegato A, premessa al PR rifiuti e bonifiche, a firma dell’ex assessore regionale  Anna Rita Bramerini, si legge:

“La definitiva attivazione di una nuova fase gestionale che veda un’unica impresa di servizio per ciascuna delle tre aree designate è condizione necessaria per una più efficace azione di governance, che garantisca che le azioni pianificate a scala regionale vengano declinate dalle autorità di ambito in piani industriali da attuare secondo chiare regole di ingaggio nei confronti dei soggetti gestori, ai quali spetta il compito di rispondere alle esigenze della collettività secondo criteri di efficienza, efficacia e qualità.”

In questa affermazione, facente parte del PRB in discussione, si legge chiaramente una visione industrialista e privatizzatrice della gestione dei rifiuti, che al contrario deve essere un processo popolare democratico, gestito e controllato dal basso. Un “unica impresa di servizio per ciascuna delle tre aree designate”sarebbe un allontanamento esiziale dal controllo popolare, sia dal punto di vista della qualità che dei costi sugli utenti. L’affermazione è altresì contraria allo spirito del referendum del 2011 contro la privatizzazione dei servizi pubblici. Il PRB pertanto abolisca questa visione dalla programmazione regionale, e ne inverta lo spirito in senso democratico e partecipativo.

Strutture esistenti e progetti su di essi

Con la presente vogliamo esprimere anche viva opposizione ai progetti in campo attualmente, specialmente nella nostra zona.

1-      Discarica di Scapigliato (Comune di Rosignano – LI): ci opponiamo decisamente, con altri centinaia di associazioni e cittadini al Progetto di raddoppio presentato da REA. La discarica, che ha causato per ormai 35 anni (dal 1982) danni, disagi e nocività alla popolazione della zona – tanto che nel 2010 la Corte di Cassazione condannò in via definitiva tre dirigenti di REA per aver causato “danno esistenziale” alla popolazione – deve essere chiusa entro il termine in AIA “in chiusura” vigente, ottobre 2019. Ogni prolungamento o deroga o nuovi permessi sarebbero considerati soprusi gravissimi da parte della popolazione.

2-      Discarica di Bulera per rifiuti speciali, anche pericolosi (Comune di Pomarance PI). La discarica privata deve essere chiusa e bonificata entro il termine dell’AIA vigente. Dal 1982 la discarica di Bulera, nel Comune di Pomarance, riceve rifiuti tossici al mercurio, al boro, all’amianto e all’arsenico. Con Delibera della Giunta n° 236 del 21/07/1999 la Provincia di Pisa approvò il progetto definitivo di ampliamento finalizzato alla chiusura in sicurezza della discarica, classificata come Discarica per rifiuti speciali pericolosi di categoria II (tipo B). Ancora tra il 2012 e il 2015 veniva autorizzata a smaltire 48.000 metri cubi di terre contenenti amianto. L’unica impermeabilizzazione sottostante al corpo della discarica è costituita solo da argilla, frammista a ghiaie. Oggi la SCL chiede  nuovamente la “riprofilatura” della discarica con l’apporto di ben un milione di tonnellate di rifiuti tossici, che a fronte dei 2,7 milioni (presunti) smaltitivi finora, quasi raddoppierebbero la discarica e la sua pericolosità, elevandone di molto l’altezza,  che passerebbe da 212 metri sul livello del mare a 222 . Per quanto riguarda la pericolosità idraulica,  il Botro Bulera che delimita la discarica sul versante orientale e su parte di quello occidentale, è classificato nel Piano di Assetto Idrogeologico del Bacino Regionale Toscana Costa a “pericolosità molto elevata” . Il botro Bulera si getta nel torrente Possera, che a sua volta va nel fiume Cecina. Se Bulera esondasse sarebbe un disastro per tutta la val di Cecina.

3-      Discarica di Buriano (Comune Montecatini val di Cecina PI) Abbiamo mandato in Regione, a metà febbraio 2017, una diffida ad autorizzare il proseguimento dell’uso e progetti connessi alla discarica di Buriano, posta su terreni  minerari in movimento per le precedenti estrazioni di salgemma di Solvay. Nella diffida, inviata per conoscenza anche alla Procura della Repubblica di Pisa, evidenziavamo  l’incompatibilità della discarica con le attività minerarie di Solvay; lo stesso comune, nella variante al piano strutturale, ammette che la discarica insiste  “ nella zona denominata "dei pozzi salati" poiché interessata dalle estrazioni più o meno profonde di salgemma operate dalla Società Solvay. “ Si evidenziava inoltre  che il Comune di Montecatini VDC, anziché richiedere il proseguimento dell’uso di una discarica  che non avrebbe mai dovuto essere autorizzata, deve semmai  mettersi in regola con la raccolta differenziata, incredibilmente bassa. Si chiedeva infine che la discarica fosse messa rapidamente in sicurezza da smottamenti , frane e percolamento, già avvenuto nel recente passato.

 

Inceneritore di Livorno: MD, a seguito della visita svolta presso tale impianto AAMPS il 27.1.17 rilevava quanto segue.

  1. 1. l’impianto di selezione meccanizzata di trattamento preliminare dei rifiuti urbani indifferenziati (CER 200301) autorizzato con AIA 30.10.2007 n. 273 (allegato 1B) risulta non funzionante . Pertanto l’impianto di incenerimento riceveva rifiuti urbani indifferenziati anziché trattati (in particolari CER 191210 e 191212) ovvero “frazioni secche” e/o CDR.   Cio’ costituisce una non conformità rispetto a quanto prescritto nella AIA vigente.  Si richiedeva al Sindaco, alla Regione e p.c ad Arpat di conoscere se tale situazione fosse conosciuta dagli enti in indirizzo, se e quali provvedimenti fossero stati adottati per il rispetto delle prescrizioni di AIA. Rispondeva evasivamente solo l’assessore all’ambiente del Comune di Livorno, con il quale il carteggio è ancora in corso, richiedendo quanto segue.
  2. 2. L’impianto risulta autorizzato come operazione R1 (recupero di energia da rifiuti) gia’ con l’AIA del 2007, tale riconoscimento (unico impianto in Toscana) viene riportato anche nell’appendice 1 del DPCM 10.08.2016. Non si ha notizia di documentazione presentata e di procedure svolte successivamente al rilascio della AIA per la verifica del riconoscimento della operazione con le modalita’ previste dal Dlgs  3 aprile 2006, n. 152, e successive modifiche ed integrazioni, ed in particolare la Parte quarta (nota 4 dell'allegato C alla Parte IV del suddetto Dlgs  “formula R1”). Qualora il gestore abbia presentato documentazione in tal senso e vi sia un atto che ha confermato, in applicazione delle norme successive al rilascio della AIA, si richiede copia della suddetta documentazione. .
  3. 3. I limiti autorizzativi alle emissioni, come da AIA del 2007, risultano riferiti / anche a seguito del provvedimento di estensione del periodo di validita’ della autorizzazione (prot. 28487 del 25.08.2015 della Provincia di Livorno) al Dlgs 133/2005 (nel frattempo abrogato) ovvero non corrispondenti alla applicazione delle BAT cui l’impianto si sarebbe dovuto adeguare entro il 31.12.2008. In particolare il livello emissivo di ossidi di azoto appare elevato rispetto a quanto ottenibile con l’applicazione delle tecniche disponibili (DeNOx SCR catalitico) previste solo per la terza linea non realizzata. Nella AIA vengono indicati dei “livelli operativi” (tabella H.4.1) corrispondenti ai range ottenibili con le BAT applicabili, inferiori ai limiti del Dlgs 133/2005 (e del vigente Dlgs 152/06) che non hanno determinato una modifica (riduzione) dei limiti autorizzati.
  4. 4. Nella AIA si autorizzano deroghe per quanto riguarda i limiti agli scarichi (COD, BOD, solidi sospesi, cloruri, tensioattivi, alluminio, ferro) rilasciati dalla AATO. A distanza di 10 anni dal rilascio/conferma di tale deroga – per definizione temporanea – non si comprendono i motivi del suo mantenimento. Quanto sopra anche perché il non rispetto di limiti nazionali applicati a tutti gli scarichi industriali evidenzia un mancato rispetto anche delle BAT.
  5. 5. Tra le prescrizioni autorizzative di AIA (punto 8) si riteneva “opportuno” definire un limite quantitativo di rifiuti speciali e di rifiuti pericolosi: non ci risulta che ciò sia stato definito.
  6. L’AIA prevedeva tra le prescrizioni : un piano di monitoraggio articolato su diversi parametri ambientali e gestionali con un rapporto annuale; ispezioni ordinarie annuali da parte di ARPAT, la realizzazione di uno studio sulle ricadute delle emissioni. La normativa prevede la messa a disposizione, per il pubblico, di un rapporto annuale da presentarsi a cura del gestore entro il 30 aprile di ogni anno (art.  237 septiesdecies comma 5, DLgs 152/06 ex art. 15 comma 3 Dlgs 133/2005).

Nuovi inceneritori

La Regione, anziché mettere sotto stretto controllo gli inceneritori esistenti, come quello di Livorno, nel PRB in discussione prevede nuovi inceneritori nell’ Allegato di Piano 4 - Criteri localizzativi di nuovi impianti di smaltimento e di recupero dei rifiuti (articolo 9, comma 1, lettera e) della l.r. 25/1998) (pag 4 di 65).  Ciò è del tutto inaccettabile. L’incenerimento dei rifiuti deve essere bandito da tutto il territorio della Regione Toscana.

Fondi post mortem per discariche e inceneritori

Si richiede una verifica, i cui risultati[2] siano inseriti nel PRB in discussione, dei fondi post mortem di discariche ed inceneritori, previsti dal DLgs 36/2003 all’art. 14 a valere per 30 anni dopo la loro chiusura. Al contrario, si è appreso dalle prese di posizione dei proponenti delle discariche di Bulera e di Buriano che tali fondi non sono stati costituiti, fatto che costituisce di per sé motivo di respingimento di qualsiasi progetto, a parere della scrivente. Sull’argomento si è avanzato un’interrogazione all’ass. Fratoni via PEC il 23.5.17 riguardo la discarica di Scapigliato.

 

Bonifiche dei siti inquinati

La Regione avanzi al Ministero dell’ambiente la richiesta di inserimento nei SIN delle aree geotermiche nord (Larderello-Travale) e sud Amiata, a causa delle enormi quantità di mercurio, arsenico, cromo, radon, ammoniaca ecc che vengono emesse in atmosfera dalle centrali geotermiche. Emissioni che ricadono inevitabilmente al suolo e nelle acque. Sembra velleitario e propagandistico programmare – come nel PRB in discussione –la bonifica dei siti inquinati da decenni (che pur vanno bonificati con urgenza) e permettere ed addirittura estendere il disastro ambientale della geotermia. Sta recentemente emergendo – per merito di associazioni, comitati e docenti universitari - il disastro particolare del mercurio nel fiume Paglia, affluente del Tevere, addebitabile in buona parte se non in tutto alla geotermia dell’Amiata. Il PRB in discussione deve assumere questa nuova evidenza di rifiuti scaricati nell’ambiente e concorrere alla bonifica, con i responsabili industriali.

Si segnala altresì che questa onlus sta tenendo in piedi dal 2002 una vertenza giudiziaria davanti al Tribunale di Pisa per l’inquinamento da mercurio del sito Canova (val di Cecina, Comune di Pomarance PI) di proprietà della SCL (Società chimica Larderello), la stessa società che sta proponendo la “riprofilatura” della discarica di Bulera. Nella vertenza giudiziaria si è segnalato alla Magistratura anche il carattere di “finta o inadeguata bonifica” del sito Canova avviata nel 2015, che si limita ad una imbellettatura superficiale ed inefficacie. Le 50 tonnellate di mercurio tombate nel sito Canova – senza una bonifica seria e profonda – saranno una minaccia per tutta la valle per decenni avvenire. Al proposito si segnala che la Magistratura, in assenza di atti o prese di posizione istituzionali, sta tentando da ormai 15 anni di archiviare le denunce di MD, nonostante un agricoltore della zona sia stato riconosciuto dall’INAIL e risarcito, come affetto da “idrargirismo”, contratto lavorando i terreni intorno al sito Canova.

Si resta disponibili per ogni chiarimento fosse ritenuto utile e si porgono distinti saluti.

 

10 giugno 2017

Maurizio Marchi per Medicina democratica onlus (mail d’appoggio Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. )

 

 

 


[1] Comuni toscani con RD sull’80% :

abitanti    % RD

 

FI Dicomano                 5.515     81,89

FI Pelago                     7.660     76,12

FI San Casciano V. P      17.062   78,58

LU Barga                     10.034   83,78

LU Montecarlo             4.428     80,25

PI Buti                       5.791     78,85

PI Calci                     6.426     80,05

PI Calcinaia                12.439   80,01

PI Cascina               45.257   79,83

PI Castelfranco di Sotto 13.427   79,96

PI Ponsacco                15.611   79,33

PI San Giuliano Terme  31.399   83,17

PI Santa Croce sull'Arno    14.601   79,49

PI Santa Maria a Monte      13.253   78,5

PO Cantagallo                  3.105     76,23

[2] Fondo post mortem costituito quando, a quanto ammonta, di quanto viene aumentato ogni anno.