Il nostro editoriale di ieri aveva anticipato ciò che il sindaco di Piombino ha confermato oggi sulle colonne de La Nazione: Iren è interessata all'acquisto del 51% delle azioni di Asa, la società partecipata al 60% dai comuni della provincia di Livorno e al 40% dalla stessa Iren Spa (società a capitale misto pubblico privato quotata in borsa che fa capo ai comuni di Genova e Torino e in misura inferiore a quelli emiliani come Parma e Reggio Emilia). Il 40% privato di Asa è per la precisione in mano ad Aga spa dove Iren Acqua Gas è il socio di maggioranza. Iren negli ultimi mesi si sta muovendo su molti territori.
Qui l'esempio di Vercelli
http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2015-11-22/iren-lancia-risiko-utility-081426.shtml?uuid=ACWshCfB
Ma perché è venuto fuori il nome di Iren? Ci sono vari motivi. Il primo è che possiede già il 40% delle azioni di Asa, il secondo è che il presidente di Asa, Del Nista, sopravvissuto dopo la caduta del Pd a Livorno, ex democristiano e uomo di riferimento per le banche del territorio, Mps in testa, ha visto in questa operazione una possibile soluzione per il caso Aamps, oltre che un affare per i suoi poteri di riferimento.
Perché? Perché con i soldi incassati dalla vendita delle quote Asa, il Comune potrebbe avere la liquidità per ricapitalizzare Aamps. E perché per le multiutilities è un affare.
Da tempo le cosiddette multiutilities (alcune delle quale ex municipalizzate nel settore acqua, energia e rifiuti) e le banche che le partecipano, hanno visto nei servizi pubblici locali uno sbocco per valorizzare i propri capitali. Giganteschi mercati di beni primari, in regime di monopolio, e 60 milioni di utenti (il popolo italiano) in una fase in cui le finanze locali sono prosciugate dalle decisioni dei tecnocrati dell'Unione Europea e dal governo.
A molti forse non sarà sfuggito che lo scorso ottobre il governo ha varato questo decreto:
http://www.firstonline.info/a/2014/10/17/utilities-arrivano-gli-incentivi-alle-aggregazioni/8c764425-ee8e-452d-b3ca-f55fc1a5e2db
che introduce due novità :
1. i proventi delle dismissioni dei Comuni sono svincolati dal patto di stabilitÃ
2. è possibile anche prolungare le concessioni in caso di fusione tra le municipalizzate (una delle proposte avanzate da Buongiorno Livorno e Rifondazione anche se non è stato dettagliato con quali soldi)
Quindi, nel primo caso, i soldi delle dismissioni che entrano nelle casse dei Comuni possono essere spesi subito senza vincoli.
L'articolo parla chiaramente:
"Secondo Banca Imi, le nuove norme potrebbero condurre a una riduzione dell'80-90% del numero delle multiutility con Hera, Acea, Iren e A2a che giocheranno il ruolo di aggregatori. Per gli analisti la meglio posizionata in questo scenario è Hera."
E gli azionisti festeggiano
"E in Borsa, infatti, brillano le utility sui listini azionari beneficiando del rimbalzo generalizzato degli indici ma anche delle norme inserite nella manovra finanziaria per il 2015 che dovrebbero dare una spinta per il consolidamento nel comparto. In effetti a fronte di un rialzo complessivo dell'EuroStoxx600 di settore dell'1,3%, i titoli delle municipalizzate italiane si mostrano molto più' vivaci: +2,4% A2a, +2,7% Hera, +1,7% Acea, +1,3% Iren."
Insomma, dopo mesi di schermaglie politiche e rinvii su Aamps, appena la situazione precipita e i fiumi di parole dei Consigli Comunali scemano, si iniziano a muovere i capitali che lavorano nell'ombra.
Nel nostro articolo di apertura del Senza Soste cartaceo n. 108 (ottobre 2015) scrivemmo che:
Livorno è un mondo a parte. Una dimensione che alimenta progetti gonfiati, programmi improbabili, prospettive incredibili e dibattiti surreali. Ma che viene puntualmente demolita quando il mondo esterno finisce per fare capolino: Darsena Europa, Asa, Aamps e ospedale sono solo alcuni esempi. Mentre il governo privatizza, centralizza e taglia a Livorno il dibattito politico vive in un mondo a parte
Ed a proposito di Asa scrivemmo:
"Il combinato Sblocca Italia- politiche delle Regioni -legge di stabilità precedente prevede: a) gestione centralizzata delle Ato (Sblocca Italia); b) tentativo di costituzione di una singola Ato regionale per il solo scopo di essere appetibile per grandi investimenti (con alto costo per il cittadino come già avvenuto ovunque in Europa); c) incentivo alle privatizzazioni (legge di stabilità precedente) tanto che chi privatizza può spendere i fondi ricavati fuori dal patto di stabilità (quello che strangola i comuni). Ma non basta: mentre il mondo a parte dibatte, nel mondo esterno emergono ipotesi sulla stampa nazionale che metterebbero in discussione sia l'esistenza di Asa pubblica ma anche del grande malato delle partecipate livornesi: Aamps."
E poi:
Tra legge di stabilità 2015 e 2016, politiche delle regioni, norme dello sblocca Italia allora cosa sta succedendo per l'acqua? Ce lo dice lo stesso Sole 24 ore che, in un articolo cerimoniale ha già delineato la strategia (denunciata anche da Marco Bersani di Attac sul Manifesto): quattro giganti dell'acqua privata già pronti (A2A, Iren, Hera e Acea), leva finanziaria pronta (Cassa Depositi e Prestiti, attraverso il fondo strategico italiano che così finanzia la privatizzazione dei beni pubblici), quadro normativo, con la nuova legge di stabilità , già pronto. Stupisce solo che dai territori non si alzino voci e strategie di resistenza. Altro che mondo a parte, visto anche che la riforma dei porti rischia di far dirigere lo scalo livornese, di fatto, a Roma. Asa e Aamps, e con loro la politica locale pubblica di acqua e rifiuti, potrebbero anche loro essere governate grazie alle decisioni di Roma.
A distanza di soli due mesi il mondo esterno ha fatto capolino e la città è impreparata. È finito il tempo delle campagne elettorali. Ora è il momento di capire che fine faranno servizi essenziali e beni comuni come acqua, energia e rifiuti e vedere se la classe dirigente locale (politica e tecnico-amministrativa) è in grado di proporre un'alternativa. Oppure se l'unica soluzione è abdicare alle spa e ai capitali misti pubblico-privati quotati in borsa, lontani dai cittadini e lontani dalle decisioni dei Consigli Comunali.
Redazione, 19 dicembre 2015