Medicina democratica ONLUS
Alla Prefettura Livorno
Al CTR (Vigili del Fuoco) via M. Ficino Firenze
Al Comune di Rosignano M.
Oggetto: Piano di emergenza esterna Solvay, osservazioni anticipate in occasione dell’assemblea pubblica promossa dal Comune di Rosignano M.mo in data 27.3.15 ai sensi della legge 334/99 e smi., consegnate al vice sindaco Daniele DONATI, sue proprie mani. Stesura definitiva.
Ci si riferisce all’EDIZIONE 2015 DEL PEE redatto dalla Prefettura di Livorno , con il concorso di tutte le autorità e gli enti preposti, e postato sul sito del Comune di Rosignano, a norma di legge, il 13.3.15.
ALTO RISCHIO DI FUGA DI CLORO E DERIVATI
1) il nuovo impianto CLORO-soda caustica a membrana è entrato in funzione nell’autunno 2007, in sostituzione della vecchia elettrolisi a mercurio (anno costruzione 1939) mantenendo la stessa capacità produttiva (120.000 tonnellate cloro/anno, potenziali 150.000 t/a) . L’iter autorizzativo – che coinvolse tutti gli enti preposti, Comune compreso – evitò la valutazione d’impatto ambientale (VIA) a differenza di analoga sostituzione nel polo di Porto Marghera, che fu sottoposta a VIA. La letteratura scientifico-tecnica scrive di due scuole di pensiero al proposito (vedasi ad esempio la Relazione USL Volterra 1991, riferentesi al piccolo impianto cloro di Saline di Volterra, anno 1991): impianti cloro e relativi depositi da collocarsi in capannoni ermetici, o in alternativa all’aperto. Solvay ha optato, sia nel 1939 sia nel 2007 per la soluzione “all’aperto”, sotto tettoie, senza muri perimetrali a tenuta stagna. Si chiede che venga prescritto a Solvay di costruire – nel triennio di durata del PEE di cui si discute – capannoni ermetici che riducano drasticamente la possibilità di fughe tossiche di cloro. Ciò anche alla luce dell’ingestibilità di qualsiasi azione di informazione e di protezione della popolazione, specialmente turistica, che affolla i dintorni, specie se in strutture precarie (tende, roulotte, e simili).
2) La prescrizione di cui sopra è indispensabile per la protezione anche della popolazione residente, in quanto se una fuga di cloro avvenisse in una notte d’estate, quando tutti dormono con le finestre aperte, nessuno o quasi sarebbe in grado di udire l’allarme della sirena d’allarme. Si evidenzia che il quadro dei venti prevalenti esibito nel PEE edizione 2015, indica che l’abitato di Rosignano Solvay sarebbe coinvolto quasi totalmente in una fuga di cloro, come d’altra parte l’esperienza parzialmente conferma.
3) La prescrizione di cui sopra (punto 1) va abbinata ad una compartecipazione di Solvay e Società italiana del cloro (SIC) alla spesa per la predisposizione in ogni appartamento privato di nuova costruzione della “stanza Seveso”.
4) La prescrizione di cui sopra (punto 1) va abbinata alla collocazione nei punti di alta concentrazione di persone (piazze, supermercati, ecc) delle frazioni di Rosignano Solvay, Castiglioncello, Vada, Rosignano Marittimo di maniche a vento, che segnalino alle persone la direzione del vento, e le istruzioni che segnalino in quale direzione fuggire o ripararsi. Si segnala che l’unica manica a vento visibile fuori dal perimetro di stabilimento è quella della stazione ferroviaria, spesso (come adesso) strappata.
5) Regimazione idraulica del fiume Fine. Lavoratori Solvay ricordano che il 9 ottobre 1993, in occasione di una esondazione del fiume, l’acqua invase parte dello stabilimento Solvay, ed in particolare l’Unità elettrolisi del cloro: “depositi di cloro galleggiavano sull’acqua”, riferiscono anche durante l’assemblea pubblica del 27.3.15. Si chiede di sollecitare la realizzazione degli argini remoti del fiume Fine, già progettati, concordata con Solvay nel lontano 2004 come compensazione per la realizzazione della seconda centrale elettrica turbogas ROSELECTRA, E MAI REALIZZATA.
6) SI CHIEDE SE IL COMUNE E GLI ALTRI ENTI PREPOSTI ABBIANO INTENZIONE DI ADOTTARE LE SOPRADETTE PRESCRIZIONI, FINALIZZATE A RIDURRE IL DANNO.
7) Informazione della popolazione. Nel 2000 un’indagine dell’Università di Pisa (prof. Sica) e dell’Istituto Superiore di sanità (prof. Caterina Vollono), agli atti del Comune, verificò che solo l’1,4 % della popolazione residente è consapevole e preparata ad affrontare una fuga di cloro. Si chiede se il Comune e gli altri enti abbiano intenzione nel triennio di commissionare un aggiornamento dello studio, data la modifica nell’ultimo quindicennio della composizione della popolazione (immigrati italiani e non, anziani, ecc) che si presume ancor meno preparata di allora. Si chiede inoltre che cosa intendano fare le autorità per aumentare significativamente la consapevolezza della popolazione.
8) Movimentazione delle ferrocisterne di cloro, cloroformio, tetracloruro di carbonio ed altro: premesso che Solvay-INEOS stanno ristrutturando il braccio ferroviario di manovra tra via Aldo Moro e via Salvo D’Aquisto, con nuovo terminale elettrificato in Piazza della Repubblica a RS, tra scuole, case, abitazioni, impianti sportivi, stazioni della pubblica sicurezza (Carabinieri e PS), ecc, si chiede che detto braccio sia vietato alla manovra di dette ferro cisterne, e che la manovra sia svolta solo all’interno del perimetro Solvay. Si chiede intanto che i cerchi di rischio (danno)siano estesi e comprendano anche tale area. In questi giorni si svolgono lavori sulla linea ferroviaria principale, che mostrano lo spostamento ulteriore verso il centro di Rosignano Solvay (area ex passaggio a livello) dello scambio per lo stabilimento Solvay, ciò che prefigura un aumento del rischio.
9) Si chiede il monitoraggio costante e l’informazione del personale addetto – a spese e cura di Solvay e SIC, sotto il controllo pubblico, specie dell’Agenzia della sicurezza delle FS – dello snodo ferroviario del Calambrone-Livorno, notoriamente aggravato dalle ferrocisterne Solvay di cloro ed altro.
10) il tetracloruro di carbonio si ritrova ancora nel ciclo produttivo Solvay, riassunto nel PEE in esame, come prodotto in circa 3.000 tonnellate l’anno. La legge 549/1993 definisce detta sostanza “lesiva alla fascia di ozono” e ne vieta nell’UE la produzione, il trasporto, la commercializzazione. Si chiede, anche ai fini della riduzione del rischio d’incidente rilevante a Rosignano, che tale sostanza sia tolta effettivamente dal ciclo produttivo Solvay, a ben 22 anni dalla legge citata.
11) Il deposito di idrogeno, sottoprodotto della nuova (come della vecchia) elettrolisi, ben visibile come sfera all’intersezione tra via Filidei e Via per Rosignano (vie di alta circolazione) e posto di fronte alla sede di REA Spa, in località Morelline, data la sua alta e letale esplosività, si chiede che sia (se non spostato) quantomeno bunkerizzato con duna di terra o meglio blocchi di calcare di scarto, scaricato in mare oltre i limiti di legge, dopo opportuna impermeabilizzazione del suolo.
12) Il vecchio impianto clorometani (1962), facente parte del complesso ad alto rischio UE (Unità elettrolisi) subì un incendio nel luglio 2012 (“limitato e subito domato”, precisò Solvay): si chiede, dopo la soppressione della parte di produzione di tetracloruro di carbonio di cui al punto 10, se sia stato verificato nella sua funzionalità e sicurezza. In caso contrario, ne sia sanzionata e sospesa la gestione.
13) Si chiede quanto sia stato razionale e quanto sia rimediabile, aver consentito, da parte del Comune – tra il 1999 ed oggi -la costruzione della Sede della Pubblica assistenza, di una” palestra molto frequentata “(come sottolinea il PEE), della sede REA, di supermercati ad altre strutture, nell’area di sicuro danno cloro.
14) ALTO RISCHIO FILIERA ETILENE
15) Pontile, deposito, rigassificatore, tubazioni criogeniche, impianto polietilene vengono confermati nel PEE strutture ad alto rischio d’incidente rilevante. Specialmente per il deposito (anno di costruzione 1978) in area archeologica di Vada e del vecchio impianto di polimerizzazione (anno di costruzione 1961/2) si chiede: A) per il deposito, lo spostamento e la bunkerizzazione dello stesso nel perimetro industriale, a monte della ferrovia, adottando le migliori tecnologie disponibili (BAT). B) per il secondo si chiede la verifica approfondita della funzionalità ed in particolare l’eliminazione dal ciclo produttivo polietilene dell’alluminio alchili, particolarmente pericoloso. Si richiama inoltre l’attenzione sugli effetti di black-out elettrici – per una concatenazione di impianti che devono sempre essere mantenuti a meno 103 gradi – uno dei quali nel 2009 provocò la combustione incontrollata di enormi quantità di etilene in atmosfera, la cui gravità fu sottolineata da Arpat.
16) Si ricorda inoltre che il 4 febbraio 2012 per la prima volta (conosciuta) una nave etileniera, come sempre non assistita da rimorchiatori, urtò contro il pontile sfondando lo scafo, senza ulteriori danni.
17) ALTO RISCHIO IMPIANTO “ACQUA OSSIGENATA”
18) si richiede la verifica approfondita dell’intero impianto e depositi relativi, anch’essi molto datati (anni di costruzione 1960-2)
19) DECISIONALITÀ SUL LIVELLO DI GRAVITÀ DI UN INCIDENTE
20) Come si è osservato più volte, (l’ultima quella degli incidenti occorsi in sodiera il 26 e il 29 dicembre 2014), non può né deve essere solo la direzione Solvay a giudicare il livello di gravità di un incidente, tale o meno da allertare gli organismi di controllo come ARPAT, Vigili del fuoco ecc. Deve essere dato un ruolo più incisivo alle RSU interne, ma deve essere istituito anche e soprattutto un “difensore della salute e della sicurezza”, sempre presente in fabbrica su più turni, stipendiato da Solvay, ma indipendente dall’azienda, che di volta in volta valuti con la direzione aziendale la gravità dell’incidente, il cui parere abbia prevalenza in caso di discordante valutazione.
21) SI CHIEDE SE IL COMUNE E GLI ALTRI ENTI PREPOSTI ABBIANO INTENZIONE DI ADOTTARE LE SOPRADETTE INDICAZIONI, FINALIZZATE A RIDURRE IL DANNO.
Rosignano 1.4.15
Per Medicina democratica Maurizio Marchi |