Cronaca della giornata contro il Jobs act a Roma. Un processo sociale e politico che non si chiude con l'approvazione della legge. Qui anche "3D - comunicato ufficiale laboratori per lo sciopero sociale"
Doveva passare nel silenzio generale. Dopo essere stato il cavallo di battaglia del nuovo corso renziano dei mesi scorsi, sull’approvazione del jobsact era calato il sipario. Il voto definitivo anticipato due volte in pochi giorni, nessuna dichiarazione pubblica, nessuna notizia…a pochi giorni dall’approvazione della legge più devastante per il mondo del lavoro (e della precarietà) in Italia, che chiude il cerchio della legislazione in materia dopo il pacchetto Treu e la legge Biagi, il governo ha fatto di tutto per non farne più parlare.
Certo in questo è stato ben aiutato da sindacati come la CGIL, che invece di lanciare mobilitazioni permanenti e scioperi utili al conflitto sociale contro questa legge, ha mantenuto la data del 12 dicembre, disinnescata dall’anticipazione del voto di ieri.
Il Jobs act da ieri sera è legge, con un voto di fiducia annunciato (non certo dai numeri larghi) e in un aula del senato poco gremita.
Ma quello che non c’è stato è il silenzio generale che Renzi e il governo auspicavano.
Nonostante i soli tre giorni a nostra disposizione per costruire la mobilitazione (lanciata il 30 novembre dall’assemblea dei laboratori per lo sciopero sociale di Napoli), ieri sotto il senato eravamo centinaia.
Dalle 11 a Colosseo un corteo con gli studenti e le studentesse delle scuole occupate di Roma ha sfilato fino a piazza Santa Andrea della Valle, sotto il Senato, limitandosi a un fitto lancio di uova contro e oltre (direzione palazzo Madama) cordoni e mezzi della polizia schierati in modalità “guerra campale”.
Il corteo ha poi proseguito provando a raggiungere il Senato da via di Torre Argentina, provando a forzare un cordone di finanzieri che impedivano ciò che in tutta Europa è prassi: il diritto a manifestare sotto i palazzi del potere anche i occasione di votazioni determinanti.
Non appena rigirato il corteo, la polizia ha quindi deciso di fare la sua prova di forza, chiudendo la manifestazione in via Florida (dietro largo Argentina) esasperando gli animi dei manifestanti per un’ora e impedendo al corteo persino il ritorno nella autorizzata piazza di S. Andrea della Valle.
E qui la questura non ha resistito alla sua connaturata vocazione. Ci avevano provato: l’unico modo per mantenere il silenzio e ignorare le proteste è lasciarli fare, non caricare, gestirla “all’europea”. Niente da fare. Cariche e manganellate, frontali, laterali, alle spalle.
Una manifestazione chiusa fra quattro cordoni di reparti della celere è stata caricata con una violenza ingiustificata: studenti e precari a mani nude e volti scoperti, senza caschi e nessun tipo di strumento difensivo è stata caricata senza motivo, nonostante chiedesse di tornare in una piazza autorizzata. Tre fermati, decine di manifestanti feriti in modo più o meno grave: questo è il risultato dell’operato della Questura di Roma.
Dopo questa “dimostrazione di forza” il corteo è riuscito a ricompattarsi e proseguire fino a Colosseo, da dove era partito.
Berlusconi non governa più ma questo paese sembra ancora la Repubblica delle Banane, dove la più importante legge sul lavoro degli ultimi anni porta la firma di un ministro amico di mafiosi e faccendieri; dove in nome della crisi, si chiedono sacrifici a lavoratori e precari mentre si ottiene però il record europeo di accumulazione di ricchezza privata (4.000 miliardi nelle mani del 10% più ricco della popolazione); dove si scopre con stupore che nella capitale esiste la mafia da trent’anni; dove scene da macelleria messicana accompagnano ogni approvazione di leggi e riforme determinanti.
In questi mesi abbiamo dato vita a una mobilitazione permanente, che ha riprodotto un immaginario e strumenti organizzativi in tutta Italia, che ha dimostrato che le piazze si possono e si devono riempire contro lo scempio delle politiche sul lavoro di questo governo.
In questi mesi i precari, i lavoratori e le lavoratrici, chi lavora gratuitamente in nome della “formazione continua”, gli studenti, hanno preso parola, hanno parlato delle loro condizioni, dell’Italia vera, che lavora e viene sfruttata, che non si arrende a un futuro di precarietà.
Chi pensa che con il voto e le manganellate di ieri si chiuda questo processo si sbaglia di grosso.
Let’s Strike Again!
Rassegna stampa
Jobs Act, a Roma scontri tra manifestanti e polizia (da tgcom)
Studenti in corteo: "Stop Jobs Act". Scontri vicino al Senato (da Repubblica)
Roma, cariche al corteo di precari e Cobas contro il Jobs Act: 4 feriti (da Corriere della Sera)
Roma, scontri al corteo contro il Jobs act: uova sugli agenti, cariche della polizia (da il messaggero)
Jobs Act, prima del voto vengono i manganelli (da il manifesto)
Rassegna video
Scontri a Roma in via Botteghe Oscure tra agenti e manifestanti: feriti (da il Fatto Quotidiano)
Scontri Roma no jobs act, telecamera sempre accesa (da youreporter.it)
Stop Jobsact, il racconto della giornata di protesta (da youreporter.it)
Jobs act, scontri manifestanti-polizia: manganellate e cariche (da Servizio Pubblico)