L’importanza di sapere “come sta” la comunità
Con gli esami di laboratorio ed i referti clinici capiamo lo stato di salute del paziente. Similmente,
con il “referto epidemiologico”, potremo conoscere e migliorare lo stato di salute dell’intera comunità.
Valerio Gennaro*
IRCCS Azienda Ospedale Università San Martino, Istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro (IST), Genova
Premessa
Sorprende il fatto che oggi si sappia ancora così poco dello stato di salute complessivo di una comunità.
Ad esempio non si sa in tempo reale se una popolazione, sia essa gruppo di lavoratori o di residenti in un
determinato territorio, viva in una situazione soddisfacente oppure critica dal punto di vista sanitario.
Referto clinico e referto epidemiologico
Con un appropriato esame di laboratorio, ematologico, radiologico, o di altra natura, il medico può capire
lo stato di salute del singolo paziente. Potrà così formulare una corretta diagnosi ed individuare la cura più
efficace. Analogamente, mediante il referto epidemiologico (RE), ovvero con un esame epidemiologico
basato sulle principali informazioni relative a tutti i malati di una popolazione in un preciso periodo
di tempo, l’epidemiologo potrà diagnosticare lo stato di salute dell’intera comunità. Sarà sufficiente
raffrontarlo con un opportuno standard, il complesso dei dati demografici e socio-sanitari correnti già
presenti. Intendiamo i dati riferiti a diagnosi, ricoveri, decessi, uso di farmaci, ecc. per l’insieme dei pazienti
della comunità in esame.
Ma cos’è il referto epidemiologico?
Il referto epidemiologico si basa sul “conteggio” di tutti i deceduti e dei nuovi malati (es. malformazioni
neonatali, complesso dei deceduti, complesso dei tumori ecc.) diagnosticati in una specifica comunità come
può essere un gruppo di lavoratori o i residenti in particolari aree in un ben definito periodo di tempo.
Saranno considerati tutti i casi sulla base dell’età, del genere, dell’area geografica, del periodo e di altre
caratteristiche. I valori osservati dovranno poi essere raffrontati con il valore atteso proveniente da una
popolazione standard. Se la differenza tra questi due valori risulterà superiore a 1 (ci sarà quindi un eccesso
di casi osservati) saremo in presenza di un fenomeno più frequente del previsto. A questo punto, con altri
specialisti, dovranno essere indagate casualità e causalità dell’evento.
L’utilizzo di questi dati, se adeguatamente aggiornati, potrebbe permettere di identificare eventuali
criticità, di origine ambientale, lavorativa o sociosanitaria ed intervenire su di esse. Ciò aiuterebbe ad
individuare tempestivamente le soluzioni, migliorando la qualità di vita dei cittadini, salvando molte vite,
mantenendo sano il tessuto sociale e risparmiando risorse economiche utilizzabili altrove, magari proprio
per attivare una efficace prevenzione primaria, rimuovere le cause di queste malattie ed evitare analoghe
epidemie.
Per esempio, se il referto epidemiologico fosse stato già concepito ed utilizzato, grazie all’indagine
epidemiologica che nel 2001 ha confermato il grave stato di salute dei residenti nel quartiere di Cornigliano
di Genova esposti all’inquinamento siderurgico, si sarebbe potuto ridurre drasticamente anche il numero
di vittime osservate a Taranto - sede di un simile impianto siderurgico - dove solo recentemente sono stati
stimati ben 30 decessi/anno in più rispetto al previsto.
MMG e referto epidemiologico
La realizzazione di un referto epidemiologico non è così complessa. Infatti i dati correnti in Italia esistono
già, e sono presenti negli assessorati alla salute, nelle Asl, negli ambulatori medici e negli ospedali. Sono
già informatizzati, codificati e riferiti ad ogni individuo che abbia avuto contatti con strutture sociosanitarie
pubbliche o private. Attualmente tali dati non sono utilizzati in modo sistematico, continuo e applicato
all’epidemiologia, ma servono solo per scopi amministrativi, economici e statistici. In questo contesto il
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Medico di Medicina Generale (MMG) potrebbe svolgere un ruolo cruciale, sia come attore (fornitore di dati
relativi alla sua esperienza), sia come utente, perché questo strumento potrebbe consentirgli una maggiore
conoscenza della situazione da cui proviene il paziente che ha in cura, favorendo la diagnosi e offrendo utili
elementi per agire in ambito preventivo. Infine il MMG potrebbe svolgere anche un ruolo di verificatore dei
dati di sua competenza.
Conclusioni
Anche in Liguria (1), così come in altre regioni italiane, qualche passo è già stato realizzato, ma
l’aggiornamento non appare tempestivo né sistematico. La proposta è di incoraggiare la creazione
del referto epidemiologico su tutto il territorio italiano, o almeno nelle aree più critiche. Il suo uso è
assolutamente necessario per conoscere in tempo reale lo stato di salute dell’intera comunità valutandone
lo spread rispetto al valore standard della morbilità e mortalità realmente osservata.
*V. Gennaro è medico epidemiologo, specialista in Oncologia, Igiene e Medicina Preventiva, ha acquisito il Post Doc
in Environmental Health Sciences (JHU, USA)
Riferimento
1) ARS, I quaderni dell’Agenzia. Rapporto sullo Stato di salute della popolazione ligure, parte seconda - marzo 2010.
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