Solvay tra forzature e siccità
La principale truffa mediatica messa in atto da Solvay per mettere definitivamente le mani sui giacimenti di salgemma dello Stato, accreditata da tutti i suoi portaborse istituzionali, è quella secondo cui i giacimenti di Buriano sarebbero in via di esaurimento. Niente di più falso: i giacimenti di Buriano hanno salgemma per almeno altri 30 anni, ai quali vanno sommati quelli di Querceto (altri 8/9 anni), ad un consumo di 2 milioni di tonnellate l’anno. Questi dati sono contenuti in vari documenti, tra i quali gli studi del prof. Mario Pinna dell’UNIPISA, e noti alla Regione ed altri.
Allora perché, da parte di Solvay, voler andare ad uno scontro con il territorio, forzando l’ingresso nelle ultime saline della Val di Cecina, con l’appoggio di tutti i suoi servi ? si possono avanzare varie ipotesi:
1- motivi di quotazioni di borsa: Solvay potrebbe essere sul punto di vendere o dare in gestione tutta l’attività che fa capo a Rosignano, ed avere la disponibilità di tutto il sale della Val di Cecina aumenta evidentemente il prezzo. Vanno in questa direzione – un misto feudo-parassitario e postindustriale – l’affitto ad Electrabel (Gruppo Solvay, ora Suez) dei siti per le due centrali elettriche turbogas, e ad INEOS la filiera produttiva del polietilene (vecchio impianto di produzione, vecchio deposito ad alto rischio e pontile), e addirittura la vendita pochi anni fa del settore Solvay più promettente di espansione e profitti, quello farmaceutico. Si potrebbe obiettare che la pretesa Solvay sui giacimenti di sale consolida invece la sua presenza a Rosignano: ma allora perché la sodiera (il cuore di tutto il sistema) è lasciata cadere a pezzi ?
2- altra ipotesi, spazzare via qualsiasi concorrente su cloro e soda caustica. Lo ha già fatto a Bussi in Abruzzo 10 anni fa, pur accollandosi un sito inquinato che non bonificherà mai. Altair di Saline è un potenziale concorrente, anche se in questo periodo si è scelta/è stata costretta a scegliersi la sottofiliera della soda potassica. Ma essendo sul posto delle saline, potenzialmente può produrre soda caustica e cloro a prezzi inferiori a Solvay, se specialmente riuscisse a quadruplicarsi.
3- ma l’ipotesi più accreditabile, comunque legata alle altre due, è quella della mancanza d’acqua. Solvay si è accorta, molto meglio dei nostri men che mediocri amministratori, che tra siccità da crollo della piovosità e rotture sotterranee da estrazioni di salgemma, l’acqua mancherà sempre di più nei prossimi anni; ed il salgemma, pur strappato a colpi di cassa integrazione, non potrà più essere estratto.
Meglio rifilare il “bidone” ad un acquirente (o gestore) esterno, evitando competizioni defatiganti e laceranti sull’acqua, ed evitando contemporaneamente l’obbligo di bonifiche immense e costose, si pensi al mercurio o ai clorometani a Rosignano.
Se passassero , come è prevedibilissimo, anche i fantasmi (ma con che cosa li riempiono questi invasi ?) di IDRO-S e Puretta, il colpo sarebbe fatto: potrebbero arrivare statunitensi, russi o cinesi, con i loro programmi. Prevedibilmente ancor più devastanti. Come a Piombino o altrove.
Non sarebbe invece molto più serio e garantista per i lavoratori un dissalatore a Rosignano, da cui Solvay ricavasse acqua e sale, usando nella fase transitoria della costruzione il sale di Buriano a scalare ? Quanto ai lavoratori della Salina, rescindere il contratto “scellerato” con Solvay, per manifesta impraticabilità, restituirebbe loro sale e dignità. La storia giudicherà.
14.3.12 |