Sale ed acqua, la val di Cecina ha già dato
Se avessimo a disposizione la sesta pagina de "Il Tirreno" a pagamento (come Solvay oggi), avremmo moltissime cose da dire a Solvay e a chi l’ha autorizzata. Non l’abbiamo, quindi siamo molto brevi.
La realtà è molto diversa da come la descrive la multinazionale, forse guardando da molto lontano, appunto da Bruxelles. Noi la vediamo così, da vicino:
1- Solvay non ha mai estratto sale così vicino all’abitato di Saline, perciò nessuno può sapere quali sarebbero gli effetti; l’esperienza impone di rinunciare.
2- i duemila lavoratori a Rosignano sono dimezzati da molti anni, e non si moltiplicano come i pani e i pesci.
3- il valore del sale è un valore in sé, come dimostra la storia della civiltà prima che arrivasse Solvay.
4-Solvay fornisce ad ATISALE una minima parte di sale, ma se ne appropria della totalità.
5- L’”esperienza mineraria centenaria” di Solvay ha prodotto un colabrodo in val di Cecina, e durerebbe solo altri 30 penosi anni: dove finirebbero i famosi 2000 lavoratori, dopo ?
6- nessuno sa, perché nessuno ha mai voluto indagare, quanta acqua e quanto sale si perdono nel sottosuolo.
7-Solvay non ha l’autorizzazione principale, quella implicita nelle sentenze del TAR: non garantisce l’acqua alla popolazione, come prescrive la legge.
8- Solvay e i suoi servetti istituzionali si attrezzino a prendere il sale da altri posti, come fanno tutti gli altri produttori, perché la val di Cecina ha già dato anche troppo.
30.11.11
Maurizio Marchi
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