Il libro è disponibile su Internet al link http://ilmiolibro.kataweb.it/schedalibro.asp?id=642653
(Gruppo l’Espresso):
ottobre 2011
Arsenico, boro, trialometani, cloriti, mercurio, cromo, nitrati nell’acqua potabile nella Toscana occidentale. E la situazione sta peggiorando.
E’ uscito il libro-inchiesta di Maurizio Marchi
“NON CE LA DATE A BERE,
l’acqua nella Toscana occidentale, tra inquinamenti e privatizzazioni”
Sulla risorsa acqua di un territorio si scaricano tutte le contraddizioni – ambientali, sociali, culturali ed industriali – di quel territorio. Ed in questa parte della Toscana, la risorsa acqua è in condizioni molto critiche, se non comatose.
Il primo “imputato” di questa grave situazione è l’industria pesante di base, qui colpevolmente concentrata – del cloro-soda, del petrolio, dell’acciaio, dell’energia – vecchia, inquinante, grande consumatrice d’acqua dolce. Il secondo “imputato”, più o meno consapevole e consenziente, è la classe dirigente locale, dalla regione all’ultimo assessore comunale. Poi ci sono vari altri “imputati minori”, che reclamano il loro pezzo di abuso sull’acqua, come il turismo delle seconde e terze case e dei campi da golf, l’agricoltura chimicizzata, la cavatura di materiali, lo spandimento di rifiuti.
Il saggio esamina l’aspetto delle estrazioni di salgemma dalla Val di Cecina, operato con acqua dolce e convogliato a Rosignano per tubazione, gli enormi consumi d’acqua della raffineria ENI di Livorno, del polo siderurgico di Piombino e del polo geotermico di Larderello. Quest’ultimo, oltre ai forti consumi diretti, è sospettato di enormi incalcolabili perdite sotterranee e dell’inquinamento con arsenico, boro e mercurio dei torrenti e delle falde, fino a contaminare addirittura gli acquedotti dell’incolpevole Isola d’Elba.
Prosegue con l’analisi dei problemi “emergenti” del cromo esavalente nell’acqua della Val di Cecina e dei nitrati nella pianura costiera, fino ad arrivare al problema centrale, quello delle deroghe sugli inquinanti nell’acqua potabile, risultato di decenni di scelte devastanti, riassumibili nel ribaltamento dei principi della Legge Galli, che riserva l’acqua migliore ai cittadini anziché all’industria.
L’intero saggio si colloca nella riflessione e nella diffusione di conoscenze per il “che fare” dopo lo straordinario risultato dei referendum nazionali sull’acqua del giugno 2011. Ripubblicizzare l’acqua non solo da un punto di vista economico-burocratico, ma come atto democratico di ripresa in mano del proprio territorio, delle sue risorse, della salute popolare.
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