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Amianto a Turbigo: ogni tanto uno sprazzo di giustizia PDF Stampa E-mail

Comunicato di Medicina Democratica e AIEA sulla importante sentenza della Cassazione per l’amianto all’ENEL di Turbigo

maggio 16, 2018 - Amianto, In evidenza - Tagged: , ,

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Roma, 16 maggio 2018
SENTENZA STORICA IN CASSAZIONE A ROMA PER I MORTI DI AMIANTO ALLA EX
CENTRALE ENEL DI TURBIGO: ANNULLATA LA SENTENZA ASSOLUTORIA DELLE
CORTE D’APPELLO DI MILANO!
COMUNICATO STAMPA
Finalmente un po’ di giustizia e dignità per i lavoratori “uccisi” dall’amianto alla ex Centrale
ENEL di Turbigo: la Corte di Cassazione Sez. IV Penale ha annullato ieri a Roma la sentenza
assolutoria della Corte d’Appello di Milano di un anno fa. Soddisfazione di Medicina
Democratica e di AIEA- Associazione Italiana Esposti Amianto, che con l’avvocato Laura Mara
avevano fatto ricorso:” Con questa sentenza si aprono nuovi scenari per l’infinita serie di
processi per i morti di amianto in Italia”!
Annullata in tarda serata ieri in Cassazione a Roma la sentenza della Corte d’Appello di
Milano, Sez. V Penale, che un anno fa aveva mandato assolti gli imputati per gli 8 morti di
mesotelioma pleurico alla Centrale ex ENEL di TURBIGO-Milano: “E’ una sentenza storica e
unica nel suo genere, che arriva dopo interminabili anni di atti giudiziari e battaglie”, hanno
dichiarato Maura Crudeli, presidente nazionale di AIEA e Fulvio Aurora, segretario nazionale di
Medicina Democratica, che con l’avvocato Laura Mara avevano fatto ricorso contro le ingiuste
sentenze emesse in primo grado dal Tribunale di Milano, Sez. V Penale e, in secondo grado, dalla
Corte d’Appello di Milano, Sez. V Penale. ” Finalmente si rende dignità e giustizia ai lavoratori
“uccisi” dall’amianto respirato per anni in azienda, in assenza di adeguate misure di tutela e
sicurezza- hanno sottolineato- un successo che ci spinge a continuare la battaglia per vedere
riconosciuti il diritto alla difesa della salute, negli innumerevoli procedimenti giudiziari in corso, in
ogni parte d’Italia”.
I giudici della IV Sezione della Corte Suprema di Cassazione hanno quindi annullato la sentenza
impugnata riferita agli imputati Beduschi, Negroni, dirigenti d’azienda e il responsabile civile
ENEL, in relazione agli omicidi colposi dei lavoratori Marcoli, Orlandelli e Misin, tutti deceduti per
mesotelioma pleurico, provocato dall’amianto respirato in azienda per lunghi anni e “rinviato” per
nuovo giudizio al giudice civile competente in Appello a Milano.
Dunque, “il fatto sussiste”: i morti di amianto di Turbigo non sono morti per caso o per fatalità e il
nuovo processo che si terrà a Milano determinerà le responsabilità di chi aveva il dovere di tutelare
la salute e la vita dei propri dipendenti: è questo il fatto nuovo che scaturisce da questa sentenza,
che ribalta ben quattro precedenti sentenze della stessa IV Sezione Penale di Cassazione, basate
fondamentalmente su una sorta di “escamotage”, di cavillo giuridico e cioè che non sarebbe stato
dimostrabile il momento della cosiddetta “induzione”, e cioè quando il processo cancerogenetico,
per ciascuno dei lavoratori deceduti, sarebbe iniziato. Una interpretazione basata su una accezione
del tutto discutibile, ritenuta errata dalla letteratura internazionale, nonché da precisi documenti
scientifici nazionali.
L’appassionata arringa dell’avvocata Laura Mara, costituita per le parti civili, e il
presidio tenutosi ieri davanti alla Corte di Cassazione, nonostante il diluvio, con AIEA, Medicina
Democratica, CNA-Coordinamento Nazionale Amianto e i familiari delle vittime
hanno “convinto” i giudici di Cassazione. ” E’ una sentenza storica- ha aggiunto l’avvocata Laura
Mara- che apre scenari inediti per gli innumerevoli casi aperti su tutto il territorio nazionale, e che
arriva nonostante il mancato ricorso da parte della Procura Generale presso la Corte d’Appello di
Milano, che invece era stata presente in tutti gli altri processi in Cassazione, e che priva la
possibilità di perseguire i responsabili anche penalmente. Assenza su cui occorrerà riflettere ma che,
oggi più che mai, ci insegna che le uniche battaglie perse sono quelle non fatte”.
Non c’è stata quindi la temuta “sentenza fotocopia”, come le precedenti emesse, peraltro dalla
stessa IV Sezione Penale di Cassazione, che hanno mandato assolti i responsabili delle aziende,
dove sono morti centinaia di lavoratori a causa dell’amianto e del mancato rispetto delle norme di
prevenzione e sicurezza: sono infatti ad oggi 374 i lavoratori “uccisi” dal mesotelioma pleurico, un
cancro micidiale e mortale provocato dall’amianto respirato per anni in fabbrica
alla FIBRONIT di Broni- Pavia, alla PIRELLI di Milano, alla ANSALDO FRANCO TOSI di
Legnano e alla MONTEDISON di Mantova, cui sono seguite ben 4 sentenze assolutorie, emesse
dal 2015 ad oggi dalla Corte di Cassazione nei confronti dei dirigenti aziendali, imputati del
mancato rispetto delle norme di legge, necessarie ad evitare la contaminazione dovuta alla
inalazione delle pericolose fibre “killer”.
La tragedia amianto in Italia è tutt’altro che conclusa, nonostante questo “veleno” sia stato messo
fuori legge dal 1992: la lunghissima latenza delle gravi patologie, anche 30/40 anni dall’inizio della
inalazione, provoca oltre 4.000 morti all’anno, di cui 1.500 per mesotelioma. Sono centinaia i
morti “in attesa di giudizio” nei vari processi in corso da un capo all’altro dell’Italia. Sono morti
tragiche per il lavoro, ma che “non fanno rumore”, per le modalità che le caratterizzano, lunghe e
dolorosissime malattie: con la sentenza di ieri, ci si augura che anche per loro si apriranno nuovi
spiragli di giustizia.
Contatti:
Uff.Stampa:
Carmìna Conte: 3931377616
AIEA Maura Crudeli: 3389765786
MEDICINA DEMOCRATICA Fulvio Aurora: 339 251 6050