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DISCARICA DI SCAPIGLIATO 1982/2012

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a Livorno la morte operaia è la norma PDF Stampa E-mail

dall'Italso alla tragedia della Neri

Il Tirreno 29.3.18

schiacciato DAL VAGONE

COLPITO dall'elica

di GIULIO CORSI Era il 1987. Erano le due di notte di domenica 25 gennaio. A poche decine di metri dal serbatoio dove ieri hanno perso la vita Lorenzo Mazzoni e Nunzio Viola, un'intera fabbrica saltò in aria. Era l'Italso. Produceva farina e olio di semi.Uno spaventoso boato svegliò Livorno, fiamme alte trenta metri illuminarono il cielo di un bagliore cupo, da Tirrenia fino ad Ardenza. Dentro al reparto in cui avveniva l'estrazione dell'olio, affacciato sul canale industriale, tre operai furono uccisi dal fuoco, arsi vivi. Morirono da eroi: perché Mauro Gasperini, 34 anni, Vittorio Palomba, 43 e Toscano Polini, 45, prima di restare intrappolati tra le fiamme chiusero le valvole dei depositi sotterranei di esano, evitando che la tragedia avesse dimensioni apocalittiche.Non bastano quattro mani per contare i lenzuoli bianchi che negli ultimi 30 anni hanno coperto i corpi esanimi di uomini morti di lavoro sulle banchine del porto, nelle fabbriche e nei depositi del retroporto, nei bacini del cantiere dentro al Mediceo, nelle stive delle navi durante le operazioni di carico e scarico.È il 14 ottobre 1997, Franco Castellani, 51 anni, padre di due figli e capo piazzale alla Calata Carrara viene investito da un fork-lift di 27 tonnellate, mentre controlla il numero di un container. Poche ore dopo muore in ospedale.Tra il dicembre del 1999 e il settembre del 2000 la scia di sangue si sposta dentro al cantiere navale: tre morti in dieci mesi. La prima vittima è Gentian Gyoka: trent'anni, albanese, operaio di una ditta ligure. Avrebbe dovuto sposarsi a breve. Morì precipitando nella stiva di una nave in riparazione dentro al bacino grande. Quattordici giorni dopo, il 17 dicembre, perse la vita Oreste Bernardini, livornese, 43 anni, padre di una ragazza di 16. Era il caposquadra della ditta Perelli. Insieme ad un collega stava riparando la guarnizione di una petroliera quando un'elica improvvisamente si mise in moto, ammazzandolo brutalmente. La terza tragedia avvenne il 19 settembre 2000. Luigi Pagliuso, 36 anni, stava siliconando le vetrate esterne del salone del Mega Express II allora in costruzione, quando precipitò dal ponte 7 del traghetto giallo. Un volo di 20 metri, fatale.Anno 2003, è domenica mattina, mancano 4 giorni a Natale: Federico Pardini, 42 anni, una moglie e una figlia di 16 anni, è felice. Lavora da pochi mesi alla Serfer, società che ha in appalto la trazione ferroviaria in porto. È sul predellino di un locomotore guidato da un collega quando rimane schiacciato contro un vagone fermo.Il 17 ottobre 2010 Francesco Ratti, 46 anni, di La Spezia, autotrasportatore supera il varco Galvani al volante del suo camion: deve scaricare 14 tonnellate di tubi di acciaio destinati alla Nigeria. Quando scende dal mezzo viene travolto e ucciso da un tubo lungo 16 metri.Tre mesi prima, il 15 giugno 2010, Dashnor Qalliaj, operaio albanese residente a Sestri Ponente in trasferta a Livorno, era morto dopo essere precipitato nelle acque del bacino galleggiante. Aveva 38 anni, una moglie e due figli di 13 e 9 anni che lo aspettavano a casa.Il 6 novembre 2011 il marittimo Elson Abang, 43 anni, secondo ufficiale di bordo della nave bitumiera Laguna Swan ormeggiata alla banchina della Doc, in via Da Vinci, muore precipitando dentro la stiva. Tre giorni dopo un camionista di 54 anni, Angelo Bernardini, originario di Foligno, rimane schiacciato tra un muletto e il suo camion al terminal Docks Etruschi.Priscillano Inoc, 63 anni, marittimo filippino, è su un fork lift e scarica cellulosa all'Alto Fondale: rimane schiacciato e muore. È il 17 marzo 2015. Poco dopo il sangue torna a scorrere nel Mediceo: Gabriele Petrone, elettricista, ha 38 anni. Il 25 agosto 2015 si trova a bordo della nave oceanografica Urania, in riparazione in secca dentro al bacino galleggiante. La nave sta per essere messa in acqua quando un puntello della struttura che la sorregge cede. Urania si piega sul suo lato sinistro. Il tecnico rimane schiacciato da fusti e barili. Per Mauro Filippi, 60 anni, professione autista, mancava un ultimo bancale di cellulosa il 21 luglio del 2016 prima di risalire a bordo del suo camion e lasciare i piazzali del terminal Scotto. Un muletto lo travolge.

 

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