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Discarica di Scapigliato: 330 milioni di euro al Comune di Rosignano

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DISCARICA DI SCAPIGLIATO 1982/2012

DISCARICA DI SCAPIGLIATO 1982/2012

ancora no alla discarica per rifiuti pericolosi a Bulera PDF Stampa E-mail

entro il 2 novembre opposizioni in regione

 

MEDICINA DEMOCRATICA

Sezione di Livorno  e della Val di Cecina

Alla Regione Toscana

Oggetto: osservazioni  oppositive al progetto di “riprofilatura” della discarica di Bulera (Pomarance PI)

Premessa

Si premette che la discarica di Bulera emerge come principale, o almeno determinante sostegno economico della ditta SCL di Larderello, che da sola e con la configurazione aziendale attuale non potrebbe reggere alla concorrenza di mercato. Un prolungamento nel tempo di detta discarica aggraverebbe il suo impatto ambientale e renderebbe sempre più costosa e complessa la sua chiusura con bonifica, mettendo a rischio la tenuta finanziaria dell’azienda. Si chiede pertanto di non autorizzare detto prolungamento nel tempo, di prescrivere la chiusura con bonifica del sito di discarica e d’altra parte chiedere alla SCL un PIANO INDUSTRIALE  serio, al fine di garantire i posti di lavoro dei lavoratori impiegati nello stabilimento, che rilanci e innovi la produzione industriale, senza che la società possa più avvalersi della stampella della discarica, che al contrario si manifesta sempre più come “core business” della presenza di SCL in val di Cecina. L’autorizzazione del prolungamento nel tempo della discarica – a prescindere per il momento dai danni ambientali - si configurerebbe come un intervento da “medico pietoso che rende la ferita cancerosa”, che la Regione non può né deve concedere, proprio per il suo ruolo di garante del buon governo della valle.

Richiamiamo al proposito la tardiva e inadeguata bonifica del sito Canova ad opera della stessa SCL, sito dichiarato fin dal 1999 come “da bonificare con urgenza” per il grave inquinamento da mercurio, bonifica avviata solo nel 2015 con gravissimo e colpevole ritardo, e con modalità del tutto inadeguate. E’ fin troppo facile prevedere che anche per il caso Bulera, la bonifica post mortem si trascinerebbe- senza svolte strutturali in SCL – allo stesso modo.

Perciò, anziché autorizzare l’aggravamento della discarica, si chieda un PIANO INDUSTRIALE di rilancio sostenibile dello stabilimento di produzione di SCL.

Nel merito dello sviluppo della procedura

Dal verbale della conferenza dei servizi del 19.7.17 si desume che quella richiesta è UNA NUOVA DISCARICA (pur all’interno dei confini della discarica esistente),  non una “riprofilatura” della vecchia, come scrive lo stesso Comune di Pomarance nella sua nota 4479 del 13.7.17 a pag. 2. La stessa nota conclude comunque che il Comune  chiederà una compensazione economica alla SCL , qualora la Regione autorizzi il progetto, accampando una inaccettabile monetizzazione del rischio e del danno, anziché prevenirlo.

Si desume altresì che, all’ombra di “intermediari e smaltitori toscani” i rifiuti smaltiti proverrebbero per la maggioranza da fuori regione, ciò che deve essere disincentivato dalla Regione Toscana, anche impostando un PIANO REGIONALE DEI RIFIUTI SPECIALI PERICOLOSI E NON,  sottraendoli al mercato libero e favorendo una programmazione dello smaltimento responsabile, partendo dalla riduzione dei rifiuti industriali in fabbrica.

Si fa al proposito presente che i fanghi di dragaggio dei porti di Livorno e Piombino non verrebbero più smaltiti in discarica (sia Bulera che altre), ma riutilizzati in loco per colmate.

Per la valutazione della contaminazione da Boro e Arsenico nei dintorni della discarica, si deve  - ad avviso della scrivente – uscire dalla filosofia del “contesto geologico e l’intensa attività geotermica presente nell’area” (come riportato a pag. 13, ma anche altrove nel Verbale  19.7.17): Infatti, se il contesto geologico e l’intensa attività geotermica presente nell’area distribuiscono la contaminazione di B e AS, questo è un motivo in più per non autorizzare il prolungamento nel tempo della discarica, non un espediente per innalzare il limite di accettabilità delle emissioni della discarica. Le acque a  valle della discarica devono rispettare  i limiti imposti dal D Lgs 31/2001, ed il “contesto” inquinato va analizzato nelle sue cause (geotermia) e bonificato. Sul  concetto del “contesto” insiste inaccettabilmente la stessa Arpat, nelle Conclusioni della Relazione  del 18.7.17 in cui sostiene che boro, arsenico, ma anche solfati e ammoniaca rientrerebbero  “negli standard caratteristici dell’area …. associabili all’anomalia geotermica”

La discarica inoltre aggraverebbe la situazione a valle in caso di alluvioni, come evidenzia la nota del 13.7.2017 dell’Ufficio del Genio civile VIC affermando che “i tempi di ritorno delle aree di pericolosità da alluvione non risultano ancora coerenti con quelle del citato Piano di gestione del rischio alluvioni.”

Emissioni “odorigene”

Dal verbale Arpat dell’ispezione del 13.12.16 si legge:”Durante tutta la giornata le attività di spurgo e misure sono state accompagnate dalla presenza di emissioni odorigene di bassa-media intensità legate ad una attività di movimentazione rifiuti in corso nella porzione aperta della discarica (celle 5a e 5b)” Si osserva che le emissioni atmosferiche di discarica non sono quasi mai solo “odorigene”, ma vere e proprie emissioni inquinanti, con proprie caratteristiche di tossicità per l’uomo e l’ambiente. Questo è vero tanto più a proposito di una discarica di rifiuti speciali, anche pericolosi, che oltretutto non ha (e non si prevede che abbia neanche nel Progetto di “riprofilatura” presentato) una rete di raccolta e smaltimento (ad esempio in torcia) del biogas. Nell’ambito del respingimento del Progetto, si chiede la caratterizzazione delle emissioni atmosferiche e il loro abbattimento.

Al proposito si evidenzia uno studio epidemiologico sulla mortalità e morbilità di cittadini residenti  nei dintorni di discariche, di cui si richiede la valutazione prima dell’autorizzazione del progetto, anche alla luce del fatto che la popolazione circostante la discarica è già esposta da decenni anche alle emissioni atmosferiche geotermiche.

Lo  studio  di  correlazione  ha  mostrato  che  la  mortalità  totale  cresce  mediamente  del  2%, in entrambi i sessi, da una categoria a minor pressione ambientale alla successiva  a  pressione  più  elevata  con  un  trend  statisticamente  significativo.  Confrontando  il   gruppo  dei  comuni  con  maggior  pressione  ambientale  (classe  V)  con  quelli  a   pressione  più  bassa  (classe  I)  si  osserva  un  eccesso  di  mortalità  generale  del  9%  per  gli uomini e del 12% per le donne.” http://www.protezionecivile.gov.it/resources/cms/documents/Studio_di_correlazione.pdf

riprofilatura

La riprofilatura va effettuata, al termine della bonifica (impermeabilizzazione, arginature, ecc) con esclusivamente terre vergini, senza nessun inquinante, e l’area piantumata con essenze tipiche locali.

fondo post mortem

Nell’ambito del decreto di diniego dell’autorizzazione sul Progetto in discussione, sia accertata l’esistenza e la consistenza del fondo post mortem , previsto dall’art. 13 del Decreto legislativo 13 gennaio 2003, n. 36, a valere per 30 anni dopo la chiusura della discarica. L’art. 13 comma 2 prescrive infatti che

“2. La manutenzione, la sorveglianza e i controlli della discarica devono essere assicurati anche nella fase della gestione successiva alla chiusura, fino a che l'ente territoriale competente accerti che la discarica non comporta rischi per la salute e l'ambiente. In particolare, devono essere garantiti i controlli e le analisi del biogas, del percolato e delle acque di falda che possano essere interessate.”

L’esistenza e la consistenza del fondo post mortem siano dichiarate nel decreto di diniego, e pertanto rese pubbliche.

Distinti saluti

31.10.17

Maurizio Marchi per MD onlus

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