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Discarica di Scapigliato: 330 milioni di euro al Comune di Rosignano

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DISCARICA DI SCAPIGLIATO 1982/2012

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armi NATO all'ISIS: grazie a Dyliana e Ellero PDF Stampa E-mail

La guerra è un affare - sporco e redditizio, due cose che vanno assieme. Tutti lo possono dire, anche don Francesco e don Zanotelli. Ma guai a far inchieste e soprattutto nomi.

I nomi li ha fatti la giornalista bulgara Dilyana Gaytandzhieva nel lavoro di inchiesta sulla fornitura di armi (missili anticarro, Grad e altro armamento pesante, artiglieria pesante semovente, blindati, tonnellate di munizioni e molto altro) ai gruppi jihadisti in Siria e Iraq da parte della NATO con copertura CIA, Mossad e Servizi collegati, via triangolazioni con Bulgaria, Turchia, Saudi Arabia, Azerbajan, Emitates, e un'altra dozzina di Paesi coinvolti: Israele, Caucasici, e mezza Europa, dal Baltico all'Egeo attraverso i Balcani (tutti "alleati nella guerra al terrorismo" e già visti all'opera in Libia nella "combriccola dei volenterosi"). E scoprendo forniture sotto copertura pure verso Pakistan, Congo e Burkina Faso, giusto alla vigilia di un tentato colpo di stato.

Come riconoscimento per l'inchiesta (tra le conferme recenti, centinaia di casse munizioni timbrate Bulgaria 2015 trovate nei sotterranei di Aleppo liberata hanno confermato il traffico USA - Isis - Al-Qaida/Al-Nusra e nei covi Isis di Mosul), la giornalista è stata interrogata dai servizi bulgari. E come conseguenza, il giornale per cui lavorava, Trud, temendo ulteriori provvedimenti da parte delle autorità, l'ha licenziata.

Qui sotto alcuni articoli, links e filmati (in inglese ma non solo) sulle inchieste. Seguendo tali links si trovano molte altre informazioni.

Tale materiale ha avuto, e come stupirsene, poca o nulla visibilità sui media ufficiali, e pure sui media alternativi ha trovato scarsa diffusione. Dati gli sviluppi (il licenziamento è di fine agosto), e pur se l'inchiesta è oramai 'vecchia' di qualche mese, credo vadano rilanciate le notizie e i materiali, assieme a questi aggiornamenti e le conseguenti intimidazioni subite dalla giornalista, in segno di solidarietà e sostegno al suo lavoro e alla sua (e nostra) libertà minacciata.

Giorgio Ellero