Regione Lombardia: sei malato? Non chiamare il medico, ora c’è il gestore > >di Vittorio Agnoletto > >Il titolo, purtroppo, non è uno scherzo, ma è quello che sta avvenendo >in Regione Lombardia. > >Per ora riguarda una sola Regione ma, se dovesse realizzarsi, è >probabile che in pochi anni troverà estimatori anche in molte altre >parti d’Italia. E’ una vicenda (volutamente) complicata ma proverò a >spiegarla nel modo più semplice possibile, convinto che ognuno abbia >diritto di essere pienamente informato su quello che riguarda il >presente e il futuro della sua salute. >
>Con due delibere, la n. 6164 del 3 gennaio e la n. 6551 del 4 maggio >2017, la giunta regionale lombarda, senza nemmeno una discussione in >Consiglio regionale, sta modificando totalmente l’assistenza sanitaria >in Lombardia e cancellando alcuni dei pilastri fondativi della legge >di riforma sanitaria la n. 833 del ’78. > >La non costituzionalità di tali delibere è stata sollevata attraverso >un ricorso al Tar dall’Unione Medici Italiani ed un altro ricorso è in >arrivo da Medicina Democratica. Gli Ordini dei medici di Milano e >della Lombardia sono insorti: la giunta regionale si è limitata ad >inserire qualche modifica di facciata proseguendo a vele spiegate >verso una terza delibera attuativa attesa in questi giorni (maggio >2017; l’approvazione definitiva è arrivata all’inizio di agosto, ndr). > >La vicenda riguarda, secondo le stime della Regione, circa 3.350.000 >cittadini “pazienti cronici e fragili” che sono stati suddivisi in tre >livelli a seconda della gravità della loro condizione clinica. Costoro >riceveranno in autunno una lettera attraverso la quale la Regione li >inviterà a scegliersi un “gestore” (la delibera usa proprio questo >termine) al quale affidare, attraverso un “Patto di Cura”, un atto >formale con validità giuridica, la gestione della propria salute. Il >gestore potrà essere loro consigliato dal medico di base o scelto >autonomamente da uno specifico elenco. > >Il gestore, seguendo gli indirizzi dettati dalla Regione, predisporrà >il Piano di Assistenza Individuale (Pai) prevedendo le visite, gli >esami e gli interventi ritenuti da lui necessari; “il medico di >medicina generale (Mmg) può eventualmente integrare il Pai, >provvedendo a darne informativa al Gestore, ma non modificarlo essendo >il Pai in capo al Gestore”. > >La Regione ha individuato 65 malattie, per le quali ha stabilito un >corrispettivo economico da attribuire al gestore a secondo della >patologia presentata da ogni persona da lui gestita. Se il gestore >riuscirà a spendere meno della cifra attribuitagli dalla Regione potrà >mantenere per sé una quota dell’avanzo, eventualmente da condividere >con il Mmg che ha creato il contatto. Il gestore non deve per forza >essere un medico, può essere un ente anche privato e deve avere una >precisa conformazione giuridica e societaria e può gestire fino a… >200.000 persone. > >E’ facile immaginare che nelle scelte dei gestori conterà maggiormente >il possibile guadagno piuttosto che la piena tutela della salute del >paziente, il quale potrà cambiare gestore ma solo dopo un anno. >Scomparirà ogni personalizzazione del percorso terapeutico e ogni >rapporto personale tipico della relazione con il medico curante. Per >una società che gestirà 100/200.000 Pai (Piani di Assistenza) ogni >cittadino è un numero asettico potenziale produttore di guadagno. > >Il Mmg viene quindi privato di qualunque ruolo, sostituito da un >manager e da una società; ed è questa una delle ragioni che ha fatto >scendere sul piede di guerra i camici bianchi. Se avesse potuto la >Lombardia avrebbe cancellato la figura dei Mmg, ma per ora una Regione >non può modificare i pilastri di una legge nazionale come la legge >833. Ma all’orizzonte c’è il referendum sull’autonomia regionale >voluto dal presidente leghista, un referendum consultivo ma che verrà >fortemente enfatizzato. Ci sentiremo dire che l’autonomia da Roma >permetterà di rendere pienamente operativa questa “eccellente riforma >regionale”. Di bufale sulla sanità ne abbiamo già sentite molte, da >Renzi alla Lorenzin e questa non sarà l’ultima. > >Una “legge eccezionale”, sosterrà la Regione, perché eviterà che >cittadini malati, in maggioranza anziani, debbano impazzire con le >ricette, le telefonate interminabili ai centralini regionali per >fissare le visite, le code agli sportelli, le liste di attesa ecc. >ecc. > >La Regione Lombardia non dirà che tutti questi disagi sono stati >costruiti ad arte, prima da Roberto Formigoni e poi da Roberto Maroni, >per spingere i cittadini verso la sanità privata che li aspetta con >gioia per lucrare ulteriormente sulla loro pelle. Se il Tar non >cancellerà queste delibere e se le organizzazione della società civile >non si ribelleranno è forte il rischio che molti nostri concittadini >accetteranno quasi con riconoscenza il piano della Regione; salvo poi >accorgersi che ad essere trascurata sarà proprio la loro salute. Ma >allora sarà troppo tardi. > >Scritto in collaborazione con Albarosa Raimondi, medico, esperta in >organizzazione sanitaria > >da http://www.ilfattoquotidiano.it/ del 15/05/2017 > |