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Discarica di Scapigliato: 330 milioni di euro al Comune di Rosignano

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DISCARICA DI SCAPIGLIATO 1982/2012

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acqua, i disastri Solvay li paghiamo in bolletta PDF Stampa E-mail

MEDICINA DEMOCRATICA

Movimento di lotta per la salute

Acqua, non vogliamo l’elemosina, vogliamo l’acqua e il dissalatore

Un fantasma si aggira per la val di Cecina, è un’azienda belga assetata d’acqua e di sale. Decine di delibere, piani, studi, criticità conclamate, deroghe ed inquinamento per la popolazione, autobotti e sentenze del TAR, ma i rubinetti Solvay sono sempre sgorganti acqua buona. Da decenni. Dato che l’acqua su un territorio è limitata dalla natura, più ne prende Solvay, meno ne resta alla popolazione, le briciole, dove si concentrano tutti gli inquinanti possibili.

Ora la Giunta regionale esce con un’ennesima delibera, prolissa quanto ipocrita (N. 40 del 24.1.17) che, spacciata per garantista per la popolazione, ripropone  aggravandola la situazione di sempre. La giunta “impone”a AIT, sua creazione, di riequilibrare i prelievi d’acqua da un corpo morto qual è ormai il fiume Cecina, destinando 3 milioni di metri cubi d’acqua l’anno alla popolazione, prelevandoli dall’ultima “riserva indiana” della Steccaia, sul fiume alle porte di Cecina. Chi pagherebbe l’operazione ? i cittadini con le bollette innanzitutto, e Solvay concorrerebbe con un’elemosina di 4.6 milioni, già previsti dal 2004 in cambio delle concessioni minerarie sul sale per i prossimi 30 anni, rinnovabili. Il grande burattinaio belga, dopo aver incassato l’impianto Aretusa, costruito a spese maggioritarie pubbliche, adesso, tramite le marionette regionali, riesce a scaricare sulle bollette dei cittadini, complici AIT e l’ASA, i costi di questo presunto “riequilibrio” dei consumi d’acqua. Vediamo i particolari: (BURT 1.2.17 pag. 129-135) “Copertura finanziaria 1) contributo Solvay 2) altri contributi che la Regione s’impegna a reperire … 3) tariffa del Servizio idrico integrato …”. Ma attenzione: “Nel caso in cui la Regione non reperisca contributi … l’AIT dispone gli adeguamenti tariffari necessari …”. In altre parole, se la Regione non trova fondi- com’è molto probabile - l’AIT può alzare le tariffe in bolletta.

Insomma, con ogni probabilità, saranno i cittadini, dopo essersi bevuti acqua inquinata per decenni, a pagarsi il riequilibrio nei consumi d’acqua in Val di Cecina. Doppiamente inaccettabile.

Mentre il sindaco di Volterra plaude sconsideratamente all’operazione, Medicina democratica ribadisce: no all’elemosina di Solvay.

Dopo un secolo di esperienze di devastazione, e specialmente dopo aver ricevuto 55 milioni di euro dal Governo, Solvay deve costruire un dissalatore a Rosignano, da cui ricavi acqua e sale, come suggeriva timidamente perfino Arpat nel 2013, lasciando alla popolazione l’acqua di falda di tutta la valle. Se non si imboccherà questa strada, presto anche la falda della Steccaia sarà inquinata e si disseccherà.

 

Le istituzioni mettano invece gli occhi finalmente sugli sprechi Solvay: dalla dichiarazione PRTR 2013 di Solvay si ha testimonianza ufficiale che 926.000 tonnellate di cloruri finiscono in mare a Rosignano, disciolti in almeno 3 milioni di metri cubi d’acqua dolce. Esattamente la quantità che la giunta regionale vorrebbe mettere a disposizione della popolazione con l’ultima delibera, perforando pozzi alla Steccaia.

E mettano gli occhi, dopo i fallimenti bipartisan di IDRO-S, di Puretta e dei 6 nuovi grandi pozzi di Solvay, su un invaso fantasma  che Solvay starebbe progettando tra Ponteginori e Casino di Terra, di fatto suggerito nella Delibera 40: “Promuovere l’allocazione di acque superficiali a concessioni per usi diversi dal potabile, rispetto ad acque sotterranee, favorendone l’accumulo durante le stagioni di piena”.

Il tempo è scaduto, non è più il tempo del teatrino delle marionette, ognuno si assuma le sue responsabilità.

Valuteremo se fare ricorso al TAR contro la delibera regionale 40, mentre stiamo raccogliendo centinaia di firme per il dissalatore.

6.2.17

in ALLEGATO LA DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA REGIONALE 40 DEL 24.1.17  pagg 129-135

e il documento ARPAT del 2013, che definisce il dissalatore un "investimento ambientale"

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