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La sinistra è finita in discarica?

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Discarica di Scapigliato: 330 milioni di euro al Comune di Rosignano

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DISCARICA DI SCAPIGLIATO 1982/2012

DISCARICA DI SCAPIGLIATO 1982/2012

a 4 anni dalla morte di Michelangiolo Bolognini PDF Stampa E-mail
L’AVVELENAMENTO PARTECIPATO IN TOSCANA
Il Ponte

– Michelangiolo Bolognini, ottobre 2012 (pubblicazione postuma)

Nel corso della prima metà del 2012 sono apparsi due elaborati significativi sullo “stato di salute” o meglio sullo stato di mancanza di salute della Toscana e dei suoi abitanti.

La salute per Ivan Illic, pensatore critico della medicalizzazione nei “favolosi” anni settanta

del secolo scorso, era «semplicemente una parola del linguaggio quotidiano che designa l’intensità con cui gli individui riescono a tenere testa ai loro stati interni e alle condizioni ambientali», mentre, per quanto riguarda «un popolo», la salute dipende «dal modo in cui le azioni politiche condizionano l’ambiente e creano quelle circostanze che favoriscono in tutti, e specialmente nei piú deboli, la fiducia in se stessi, l’autonomia e la dignità». Ebbene, i due testi ricordati entrano proprio nel merito di come le azioni politiche condizionino l’ambiente e creino quelle circostanze che, in Toscana, privano tutti e non solo i piú deboli, della fiducia in se stessi, dell’autonomia e della dignità.

E tutto questo avviene in una Regione capofila della «partecipazione», vantata dai suoi amministratori come uno dei fondamenti del loro operare politico.

Il Il primo elaborato è una presentazione in diapositive, dal titolo

Mappa del potere economico/politico della Toscana inceneritrice , che si trova, a partire dal maggio 2012, nei siti internet di varie realtà toscane del Movimento 5 Stelle

. È redatto da militanti di quel movimento politico e ha come argomento una vicenda, apparentemente del tutto locale, avvenuta nel comune di Castelfranco di Sotto, in Valdera, provincia di Pisa.

Il caso inizia nel marzo 2010, e si riferisce a un inceneritore mobile per ri fiuti industriali della Nse Industry, proposto dall’azienda Waste Recyc ling Spa, che lo rinomina con il termine, i nusuale, di «pirogassificatore».

La provincia di Pisa esamina la pratica e, nel luglio 2010, dà un via libera a questo progetto, escludendolo anche da una procedura di Valutazione di im-

patto ambientale (Via).

Ma l’esistenza di questo progetto arriva a conoscenza della popolazione e la fa reagire: raccolte 4.200 firme, viene richiesto un «percorso

partecipativo», nel rispetto di una recente e innovativa legge della Regione Toscana, la L. n. 69 del 2007.

Così, vengono individuati i 50 giurati che si dovranno esprimere e iniziano g li incontri. Da notare che anche la Waste Recycling, che ha proposto l’impianto, accetta esplicitamente il «percorso partecipativo», al punto di firmare, in data 15 ottobre 2010, una Convenzione con il Comune di Castelfranco, che prevede perfino un suo contributo ai costi di tale «processo» per un importo di 27.500 euro.

Nella presentazione si riferisce, inoltre, che l’azienda afferma pubblicamente di accettare gli esiti del «processo» (prof. Rodolfo Lewanski, Autorità regionale per la Garanzia e la Promozione della Partecipazione della Regione Toscana) e che un suo rappresentante prende parte in qualità di osservatore al «Tavolo di garanzia».

Con buona probabilità l’azienda proponente riteneva, o in questa maniera era stata rassicurata, che il «processo partecipativo» avrebbe dato un tranquillo via libera definitivo alla sua richiesta. Peccato però che i giurati esprimano un «no» all’unanimità, e che vi si aggiunga quello di sindaco e giunta del Comune di Castelfranco di Sotto – anche la Provincia di Pisa ci ripensa e non concede più l’autorizzazione. Il diniego era assai opportuno: l’impianto proposto, un mini-ceneritore trasportabile, oltre ai  notevoli rischi propri di ogni impianto di incenerimento, presentava anche ulteriori problemi, legati sia alla sua piccola taglia, che può rendere difficoltosa l’efficienza dei sistemi di ab-

http://www.slideshare.net/fir enze5stell e/mappadelpotere, http://www.grilliversiliesi.it/?p=2475

battimento fumi, sia, soprattutto, al controllo della tipologia dei rifiuti industriali da incenerire a pie’ di fabbrica. Infatti, impianti di questo tipo non hanno avuto successo: l’unico precedente in Toscana, un inceneritore mobile per rifiuti ospedalieri che si voleva ubicare nella periferia ovest di Firenze, non ha mai avuto alcuno sviluppo.

La vicenda avrebbe potuto concludersi in tal modo, con il primo esempio positivo di un’innovativa legge regionale sulla partecipazione, o con l’infortunio di un’azienda, che, forse, era stata mal consigliata.

Ma non è cosi. La questione si riapre, perché l’azienda proponente si appella alla Regione, usufruendo della possibilità data da una nuova legge regionale toscana, la L. n. 35 del 2011, la quale prevede, tra l’altro, in caso di determinazioni negative degli Enti locali in ordine ai provvedimenti di autorizzazione in difformità rispetto alle valutazioni tecniche espresse dai soggetti preposti, che il soggetto che ha ricevuto dinieghi possa appellarsi alla Regione per ottenere un parere favorevole. Nel frattempo entra in campo il presidente della Giunta regionale toscana, prendendo una netta posizione a favore all’azienda: «in questa regione, se un imprenditore rispetta le leggi, le regole e i pareri tecnici vincolanti, ha diritto a ottenere, e in tempi rapidi, i permessi».

Queste le parole del presidente Enrico Rossi, dette il 10 novembre 2011. E il comunicato stampa della Regione Toscana così proseguiva:

la decisione dell’esecutivo regionale è arrivata ieri dopo che la ditta proponente del progetto, la Waste Recycling S.p.a., aveva chiesto di attivare la procedura speciale della recente legge regionale 35 sulla realizzazione di opere strategiche, che interviene nelle situazioni di impasse

. La Regione ha espresso il proprio parere dopo avere esaminato la documentazione istruttoria e le istanze positive pervenute. Quello di Castelfranco è un

impianto di pirogassificazione sperimentale che utilizza una tecnologia innovativa per la produzione di energia elettrica e termica da rifiuti industriali [...]. Il parere regionale non è entrato nel merito tecnico del progetto proposto ma, come prevede la legge, ha accertato che i pareri tecnici espressi alla Provincia da Arpat, Asl, e il Settore Ambiente della Provincia di Pisa fossero favorevoli e corredati da articolate prescrizioni e raccomandazioni. In base a questi,
il progetto è  compatibile sotto i profili di tutela dell’ambiente, della tutela della salute umana e della sicurezza sul lavoro e integra il complesso impiantistico di trattamento rifiuti già presente e funzionante

.

Con ogni evidenza, si tratta una presa di posizione assai chiara e impegnativa, ma anche abbastanza inusuale per un “governo regionale” su

un caso locale e senza che vi siano in ballo significative problematiche occupazionali. Ed è a questo punto che alcuni militanti toscani del Movimento 5 stelle si chiedono perché la Regione Toscana stia andando “contro tutti”, e iniziano ad approfondire le loro conoscenze sulle società e le persone implicate nella vicenda,secondo il loro modello della “mappa del potere”. Il risultato dal loro lavoro ha alcuni punti di indubbio interesse.

Per quanto riguarda l’azienda proponente, la Waste Recycling Spa, il suo vicepresidente risultava essere un esponente del Partito democratico, già assessore e

sindaco, personaggio importante, forse, ma non oltre il livello locale. È nell’approfondire le conoscenze relative all’azienda costruttrice, Nse Industry, che emergo no le vere sorprese: per quanto riguarda le persone, il dirigente addetto alla comunicazione e relazioni della Nse Industry è il già segretario regionale toscano del Pd, Agostino Fragai, già assessore regionale alle Riforme istituzionali con la precedente presidenza e promotore proprio di quella prima legge italiana sulla partecipazione dei cittadini, che era stata applicata a Castelfranco di Sotto.

Ma con gli intrecci societari si arriva ancora più in alto, a importanti istituti bancari, a personaggi di primaria rilevanza come Francesco Micheli, finanziatore delle campagne elettorali

http://toscana-notizie.it/blog/2011/11/10/pirogassificator e-rossi-%e2%80%9cchi-e-in-regola-con-le-leggi-ha-diritto-ai-permessi%e2%80%9d/
degli ultimi tre sindaci di Milano (Albertini, Moratti e Pisapia), e a società lussemburghesi con personaggi provenienti dalla multinazionale dei servizi McKins

ey& Company, di cui si approfondiscono metodi, clienti e illustri ex managers, dall’attuale ministro “tecnico” nazionale, Corrado Passera, all’assessore “tecnico” alla Sanità della Regione Toscana, Daniela Scaramuccia, nominata da Enrico Rossi nell’attuale governo regionale, e tempestivamente dimessasi nel maggio 2012 – il giorno prima degli arresti per un buco di bilancio di oltre 200 milioni di euro degli ex direttori generali dell’Asl di Massa Carrara.

Per i militanti del Movimento 5 stelle ci sarebbe ancora altro da approfondire negli intrecci politici/finanziari, a cominciare da coincidenze di cognomi
delle forze politiche bypartisan, di cui si possono supporre parentele, e concludono: «se vi sembra ancora una questione “locale” [...,] che siano solo alcuni

cittadini affetti da sindrome nimby, fate pure come se non aveste visto niente, diversamente vi invitiamo a divulgare e integrare questa mappa».

Il secondo elaborato è "Arsenico e scellerati progetti", un libro di Roberto Barocci, in cui l’autore riprende e arricchisce la tematica del disastro ambientale nella Maremma toscana: l’avvelenamento da arsenico, che è una pericolosissima sostanza – cangerogena certa, ma anche danneggiatrice del sistema genetico-epigenetico delle specie viventi – delle falde acquifere e delle acque potabili.

Un avvelenamento causato dallo smaltimento, illegale e consapevole, di rifiuti tossici avvenuto non da parte della scontata e onnipresente camorra campana (secondo i Saviano/Fazio), bensí da una più inquietante grande industria a partecipazione statale, l’Eni.

A questo tema se ne affiancano anche altri: esempi di gestione illegale di rifiuti tossici e di scorrette bonifiche, come nel caso dei rifiuti derivati dalla raccolta delle batterie al piombo a Massa Marittima da parte della ditta Polytecne, a cui era subentrata nella bonifica la Syndial, una Società sempre del gruppo Eni e poi la «finta bonifica del fiume Merse», la riconversione degli impianti dell’Eni di Scarlino, quelli stessi che avevano prodotto i rifiuti tossici che avevano contribuito all’avvelenamento con l’arsenico dell’alta Maremma, all’installazione di un inceneritore di rifiuti in buona parte da importare da altre località to-

scane, fino ad arrivare all’inquinamento e all’enorme saccheggio idrico del Monte Amiata da parte di un’altra grande industria a partecipazione statale, l’Enel.

Tutte queste azioni scellerate sono state possibili grazie alla complicità, che diventa addirittura collaborazione attiva, di una buona parte degli amministratori toscani, sia a livello locale, sia a livello regionale: “cattivi” amministratori che faranno luminose carriere, mentre i pochi “buoni” amministratori che si oppongono vengono via via inesorabilmente emarginati. La documentazione fornita dall’autore è impressionante e si arricchisce anche dell’avvallo di sen-

tenze della Magistratura, purtroppo innocue e destinate a non avere effetti penali, non solo a causa delle prescrizioni per decorrenza dei termini, ma addirittura per mirate modifiche normative. Uno dei primi episodi narrati è il colloquio dell’autore, nel 2001, con seguito di numerosa e dettagliata documentazione, e l’allora Sostituto Procuratore della Repubblica di Grosseto, Vincenzo Pedone. Il Barocci, dopo aver presentato i suoi fogli e aver richiesto al magistrato perché non procedesse contro la Pubblica Amministrazione, si sente rispondere bruscamente: «proprio lei, che ha sostenuto i governi di centrosinistra, mi chiede perché non si procede contro i dirigenti pubblici?».

È il suo terzo lavoro, come sempre edito da Stampa Alternativa, e disponibile, così come le precedenti pubblicazioni, senza copyright, sul sito internet dell’autore: http://roberto.barocci.info

.

Peraltro, già affrontato dal Barocci nei suoi precedenti testi.

Barocci rimane spiazzato: anche

se facente parte di una corrent

e minoritaria,

è pur sempre

militante di Rifondazione comuni

sta, e quindi di un partito ch

e è stato nelle maggioranze go-

vernative e regionali. In qu

ella circostanza l’autore apprende che nel 1990 e nel 1997 due

noti esponenti del centrosinistra, Giuliano

Amato e Franco Bassanini, hanno proposto a un

parlamento, che le ha approvate, fondamentali

modifiche all’art. 323 del Codice penale rela-

tive all’Abuso d’ufficio, aggiungendo all’originale

il pubblico Ufficiale o l’incaricato di pubblico servizio, che

nello svolgimento delle funzioni o del servizio, in viola-

zione di norme di legge o di regolamento, ovvero omette

ndo di astenersi in presenza di un interesse proprio o

di un prossimo congiunto o negli altri casi prescritti,

le parole, che non conosceva:

intenzionalmente procura a sé o ad altri un ingiusto vant

aggio patrimoniale ovvero arreca ad altri un danno in-

giusto è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni.

L’autore capisce subito che le

modifiche relative all’intenziona

lità e al solo vantaggio patri-

moniale significano impunità certa: non è possib

ile, infatti, produrre prove circa il «vantaggio

patrimoniale dei dirigenti e amministratori pu

bblici», quando tutti sanno che la moneta con

cui in genere si ricompensa la

corruzione di funzionari e amminist

ratori è legata alla loro car-

riera amministrativa e politica. E amaramente

considera che oggi, dopo le opportune modifi-

che legislative del centrosinistra,

la legge non è uguale per tutti: i dirigenti di Uffici pubb

lici, pagati per le responsabilità nell’applicare una legge

che solo loro sono chiamati a far rispettare, anche

se sbagliano consapevolment

e, non sono perseguibili.

Barocci evidenzia anche una co

lossale sottrazione di risorse pubbliche alla collettività

mo-

netarie, economiche, oltre che di beni comuni

da parte di un’Amministrazione pubblica de-

dita ad accollarsi i costi ambientali e sanitari di

danni prodotti da potenti imprese di diritto

privato, che evitano così perfino

di rispettare il principio, pur mi

nimale e di per sé criticabile,

del «chi inquina paghi», perché

a pagare in Toscana saranno tutti gli altri comuni cittadini,

che si ritroveranno, come si dice tr

adizionalmente, «becchi e bastonati».

Nelle conclusioni del suo document

atissimo testo Barocci si rifà

alle proposte dell’area politi-

ca e culturale della «decrescita» e del «protezionismo ambientalista», nei cui confronti rivol-

ge le sue speranze, e afferma la necessità «che

cresca l’indignazione contro l’attuale classe

di politicanti», e l’esigenza di informare l’

opinione pubblica «sulla loro qualità etico-

culturale», essendo personaggi «d

editi per lo più ai

propri interessi pers

onali, affaristici e

carrieristici».

Alcuni anni fa Matteo Renzi, allora sconosciuto

presidente della provincia di Firenze, fu il pro-

tagonista di un alterco verbale

durante una trasmissione televisi

va di un’emittente locale, nei

confronti dell’oncologa Patrizia Gentilini

sul tema della nocivi

tà degli inceneritori

5

.

Renzi era ed è il più coerente promotore locale di

un Piano per la gestione dei rifiuti fiorenti-

ni che prevede, tra l’altro, la realizzazione

di un nuovo grande inceneri

tore a vent’anni dalla

chiusura del precedente per una contaminazione

di diossina nel territorio circostante. Duran-

te quella trasmissione, di fronte al dato fornito dalla dott.ssa Gentilini sull’incremento dei tu-

mori causato dagli inceneritori, ebbe una im

mediata e vivace reazione, esclamando: «ci ve-

dono le persone malate [...] che in questo

momento hanno il tumore [...] e che arrivino a

immaginare che sia per colpa di

scelte infrastrutturali ...».

5

http://www.youtube.com/watch?v=UP_34siiFGg

Il modo non proprio composto con cui effettuò questo intervento

assai diverso da quelli

ben più ragionati e televisivamente costruiti con

cui si farà successivamente fama di benefico

giovane innovatore del centrosinistra italiano

non permise di concludere il suo discorso, ma

già così il senso del suo ragionamento appare chiaro: non si deve nemmeno “immaginare”

che ci possano essere responsabilità di governan

ti e amministratori per i danni causati dalle

loro scelte.

Matteo Renzi, da politico scaltr

o e intelligente, ben si rendev

a conto dell’importanza mediati-

ca, e non solo, dell’associare le sue scelte polit

iche con la consapevolezza che queste possa-

no causare danni sanitari gravi e irreversibili

, tanto da poter chiaramente imputare a gover-

nanti e amministratori la responsabilità di avvelenamenti e stragi.

Un popolo, anche molto tranquillo e rassegnato,

e magari pure corrivo, se acquisisce la con-

sapevolezza di essere stato deliberatamente a

vvelenato, e che addirittura lo verrà ulterior-

mente e, sempre deliberatament

e – è un fatto che investe tutti

– potrebbe anche svegliarsi e

rivoltarsi: bisogna quindi parlare d’altro, devi

are le argomentazioni, e non a caso Renzi, du-

rante quella stessa trasmissione, esortava a pa

rlare di «raccolta differenziata» dei rifiuti:

questo e non altro doveva e

ssere il tema del discorso.

Per le classi politiche al serviz

io di onnipotenti poteri finanz

iari, sempre piú disumanizzati e

nemici di ogni forma di vita,

bisogna sempre più limitare il campo del ragionamento politico,

sviare l’attenzione, imporre innocue e non impegnative banalizzazioni, meglio se «politica-

mente corrette», visto che l’universo de

l “politico” è da loro determinato

e basti ricordare

che già la semplice indignazione risult

a essere fuori da

questo orizzonte.

Comunque, è il caso di andare oltr

e l’indignazione e dì arrivare a

qualcosa di ulteriore, vale a

dire a dare un giudizio pubblico sull’operato di

governanti e amministratori: processarli. I

metodi si possono rifare a quelli del Tribunale

Permanente dei Popoli, ma più che la forma è

necessario che le responsabilità si possano evidenziar

e, e che “qualcuno” non si possa na-

scondere dietro a troppo comodi “non sapevo”.

L’avvelenamento delle specie viventi, compreso i cuccioli della specie umana, è un fatto che

non deve essere dimenticato e tantomeno prescr

itto. E ricordiamoci la

dichiarazione che Lo-

renzo Tomatis

uno dei maggiori studiosi italiani

nel campo medico e già direttore

dell’Agenzia Internazionale per

la Ricerca sul Cancro (Iarc)

fece al termine della sua vita a

proposito della follia dell’incenerimento: «le gene

razioni a venire non ci perdoneranno i danni

che noi stiamo loro facendo»

6

.

MICHELANGIOL

O BOLOGNINI

Luglio 2012