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La sinistra è finita in discarica?

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Discarica di Scapigliato: 330 milioni di euro al Comune di Rosignano

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DISCARICA DI SCAPIGLIATO 1982/2012

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bianniversario della giunta grillina di Livorno PDF Stampa E-mail

Medicina democratica movimento di lotta per la salute

Sezione di Livorno e della Val di Cecina

 

Una valutazione critica del biennio della giunta Nogarin a Livorno (giugno 2014-giugno 2016)

 

24 giugno 2016

 

 

Le 10 cose che la giunta Nogarin non doveva fare

 

1 – RIFIUTI  avvio della Privatizzazione di AAMPS con il mandato esplicito (1.4.15) a Aldo Iacomelli a traghettarla in Retiambiente Spa. Nessuna iniziativa per la bonifica della discarica di Vallin dell’Aquila, che accoglie rifiuti con una autorizzazione “in chiusura” (2012-2020). Inceneritore: nessuna iniziativa per la chiusura dell’inceneritore; nessuna iniziativa per la sua valutazione sanitaria. Nessun piano industriale per AAMPS. Aumento della TARI sulle famiglie. Nessuna iniziativa per la delocalizzazione della ditta Lonzi.

1 bis -  ACQUA , avvio della completa privatizzazione di ASA, con il 60 % in mano ad IREN o Acea.

 

2- OLT: sostegno al rigassificatore OLT, contrariamente al programma di governo del comune,  quando nel PAES del  5.11.14 si afferma: La rigassificazione è un metodo di acquisizione del gas naturale che consente di svincolare l’Italia dall’obbligo di approvvigionamento tramite i gasdotti, tuttavia presenta intrinseche criticità dal punto di vista tecnico-gestionale. L'infrastruttura energetica è stata realizzata e messa in esercizio con l’obiettivo di garantire un’adeguata diversificazione delle fonti di approvvigionamento e favorire la massima diffusione del gas naturale sul territorio (considerato dal Piano Energetico Regionale la fonte energetica che “traghetterà” verso il pieno sviluppo delle rinnovabili). Il gas naturale, in relazione al presente Piano, ricopre un ruolo fondamentale tenuto conto degli effetti climalteranti dei prodotti della combustione rispetto a quelli delle altre fonti fossili.”

Nessuna iniziativa davanti all’evidenza dei 125 milioni di euro incassati da OLT per il 2014-2015 dal Governo centrale.

 

3-RAFFINERIA ENI:  nessuna iniziativa per la riduzione dell’impatto ambientale della Raffineria ENI, delle sue emissioni in atmosfera, dei suoi enormi consumi d’acqua dolce (oltre 4 volte i consumi della popolazione di Livorno), della pubblicizzazione del Piano di emergenza esterno.

 

4- SALUTE: resistenza al fornire i dati sul “referto epidemiologico” (mortalità,  ospedalizzazione per causa, ecc) contrariamente al programma di governo, che prevedeva espressamente la “sorveglianza epidemiologica partecipata”. Un aggiornamento dello studio longitudinale di mortalità per ragioni sociali è in corso per iniziativa autonoma dell’epidemiologo Annibale Biggeri, con finanziamento della Regione. Si suggerisce la pubblicazione ALMENO dei dati di mortalità per codice di avviamento postale (CAP) nel comune.

 

5-SOCIALE:  tagli per circa un milione di euro l’anno per il sociale, aggravando la condizione delle fasce più deboli. Nessuna iniziativa per combattere la disoccupazione di 30.000 livornesi, mai così tanti. Aumento delle rette nelle RSA (delib 79 8.3.16).

 

6 – OSPEDALE:  mancata chiarezza sulla non costruzione del nuovo ospedale, che ritarda l’adeguamento del vecchio e più capiente ospedale.

 

7-  PORTO: nessuna misura per ridurre l’impatto atmosferico del porto, molto alto, ad eccezione dell’elettrificazione della Calata Sgarallino. Sostegno alla Darsena Europa, ad alto impatto ambientale e incerta realizzabilità economica, finalizzata al gigantismo navale e alle regole della globalizzazione.

 

8- NUOVO INQUINAMENTO: sostegno esplicito ai progetti di Masol per nuovi impianti ad alto rischio ed alto impatto ambientale in porto. Nessuna iniziativa per la concretizzazione del Piano di risanamento e mantenimento della qualità dell’aria, piano esistente solo sulla carta.

 

9- TRAFFICO: sottovalutazione dell’inquinamento da traffico cittadino, combinato con quello del porto; aggravamento dei problemi del traffico cittadino. Un piano del traffico razionale e svincolato dalle lobbies di settore (commercianti e simili) avrebbe dovuto essere operativo da almeno 40 anni, invece a Livorno circolazione, sosta e codice della strada sono rimasti molto indietro. Nessuna iniziativa per i parcheggi di scambio fuori città e mezzi pubblici relativi. Abolire subito gli autobus diesel, limitare drasticamente scooter ed auto in centro.

 

10 – DEMOCRAZIA: nessuna iniziativa per il coinvolgimento popolare nelle scelte importanti, in pieno contrasto con il programma di governo locale. Dimenticato il “Bilancio partecipato” e il referendum senza quorum. Chiuse fisicamente 3 circoscrizioni su 5. Da parte della Giunta, arroganza, autoreferenzialità, chiusura ai cittadini e alle forze volontarie attive.

 

 

Medicina democratica, movimento di lotta per la salute, è un’associazione nazionale di carattere pluralista (apartitica) orientata a sinistra, nata nel crogiolo di lotte ed esperienze del ’68 e dell’autunno operaio del ’69. In quegli anni di grande innovazione si voleva ripensare tutto, dalla medicina, alla magistratura, alla psichiatria, al lavoro, all’ambiente, ecc.

Che cosa è rimasto di quella grande stagione ?  Molto, ben aldilà di MD, tra le pieghe culturali della società: si può dire che tutte le lotte antagoniste degli ultimi 50 anni sono state informate da quella stagione, tra cui il movimento ambientalista in generale.

 

Gli stessi partiti tradizionali della sinistra dovettero fare i loro conti con quella stagione, per poi approdare a tutt’altre sponde, quelle del liberismo e della devastazione ambientale, della salute, del lavoro.

Anche il movimento 5 stelle è un figlio illegittimo del ’68/69: “né di destra né di sinistra”, ferocemente anti-sindacale e soprattutto anti-operaio, filo statunitense, strutturalmente istituzionalista e quindi sospettoso e spesso contrapposto ai movimenti di lotta (aldilà di alcune occasioni di facciata), debolissimo sui contenuti, e quindi di tattica e di strategia, costretto a fare perno sul concetto “onestà”. Evidentemente l’onestà, indispensabile per far Politica, non è sufficiente  per cambiare radicalmente le cose. E’ solo una parte delle “virtù”, ma occorrono idee, prospettive, una cultura alternativa, gli interlocutori giusti, scelte di campo internazionali, ecc.

 

Tutto ciò che il M5S sembra non avere, anzi di rifiutare a priori, rinchiudendosi a riccio in un’auto-referenzialità difensiva, che lo condanna, a nostro parere, all’isterilimento e all’istituzionalismo governista.

Due esempi, il governismo[1] e il reclutamento.

Come ci insegna la storia e tutta la cultura antagonista, prendere il governo (di una città o di uno stato) non vuol dire prendere il potere: per prendere il potere ci vuole ben altro, occorre disarticolare i centri di potere consolidati dal vecchio regime in ogni settore. Ad esempio in sanità occorre abolire le aziende sanitarie come aziende, e ricostituirle in unità pubbliche a guida democratica e popolare. Così nei trasporti, nell’energia, nell’urbanistica, ecc. Prendere il governo, lasciando intatte le vecchie lobbie di potere, vuol dire accettare di gestirne i loro interessi. E’ esattamente quello che sta avvenendo a Livorno, a Parma e altrove, e che avverrebbe in Italia se ci fosse un sorpasso elettorale del M5S sul PD. Il potere non ha paura di chi lo governa, basta che non lo disturbi.

 

Il reclutamento nel M5S sia dei candidati amministratori, sia degli attivisti (salvando la buona fede di moltissimi di loro) ci sembra avvenuto in maniera distorta fin dall’origine. Sotto il “vaffa”, spesso non c’è niente, solo arrivismo personale e cemento anti-PD. Riguardo agli amministratori, si è puntato, sia a livello nazionale che locale, su figure grige, nelle quali l’insignificanza – culturale e politica – fosse il tratto distintivo. Sindaci e consiglieri sono stati scelti su base auto promozionale e/o di amicizie, tramite un uso spesso manipolato della rete. Anche peggio per assessori e altre figure dirigenti, che sono stati scelti “per curriculum”, esattamente come fa Confindustria, trovandosi inevitabilmente ad amare sorprese. Tutto ciò non sembra avvenuto a caso: si è così formata una sorta di clan chiuso, autoreferenziale, addirittura arrogante nella sua spocchia venata da paranoia, in tutto dipendente dal grande capo, o dai grandi capi che hanno creato DAL NULLA il movimento. Nessun radicamento nelle lotte sui territori, spesso anzi un atteggiamento di sospetto verso di esse, quando giudicate “troppo” radicali, quando al contrario giudicate subalterne al quadro politico tradizionale.

Insomma, un movimento in cui milioni di italiani – incautamente – avevano riposto molte loro aspettative, seppur sempre con la formula della delega istituzionale, rischia di naufragare in un movimento pompiere di quelle aspettative. Ma staremo a vedere, non con le mani in mano.

 

Questo lavoro, nella sua limitatezza territoriale, vuole essere una riflessione critica su due anni di “governo” grillino del territorio, con le sue molte ombre e le sue poche luci. Senza polemiche né rivalse, ma solo per contribuire alla maturazione della democrazia nel livornese e all’affermazione del bene primario della salute pubblica.

Speriamo vivamente che questa premessa non ostacoli la lettura attenta di due anni di fatti (e misfatti), al fine di rendere più proficui e salutari i prossimi tre, e la vita sociale in questo territorio.

 

 

 


[1] Usiamo la parola “governismo” nell’accezione “voler governare a tutti i costi, indipendentemente dai rapporti di forza reali nella società”, contrapposta al “volere ricostruire una forte opposizione politica, sociale e culturale, costatati i rapporti di forza sfavorevoli nella società”