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Discarica di Scapigliato: 330 milioni di euro al Comune di Rosignano

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DISCARICA DI SCAPIGLIATO 1982/2012

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mercurio, dopo 21 anni una finta bonifica PDF Stampa E-mail

Saline al mercurio, no alla finta bonifica. MD scrive alla Magistratura

Dalla delibera 308 del  14.8.15 del Comune di Pomarance (PI), che approva il progetto di bonifica presentato dalla Società Chimica Larderello si rilevano aspetti sconcertanti:

-          Ritardo di ben 21 anni (1994-2015) nell’avvio di una bonifica definita “a breve termine” dalla Delibera regionale 384 del  21 dicembre 1999 della miniera Doccini-Canova;

-          Assoluta incongruità e parzialità delle misure di bonifica, tali da farla apparire fuorviante ed inutile.

MD sottolinea i seguenti aspetti:

 

1 – gli effetti nefasti del ritardo, che si sono concretizzati in un gravissimo inquinamento della Val di Cecina a valle del sito, già indagati dal CNR Pisa con relazione commissionata da INAIL. Tra gli altri danni, si ricorda il caso di un agricoltore che viveva, lavorava e si alimentava con prodotti locali, riconosciuto affetto da idrargirismo dall’INAIL. Questo caso si sospetta sia solo la punta di iceberg di molti altri casi che l’inconsapevolezza dei colpiti e la sottovalutazione delle istituzioni non hanno fatto emergere fino ad oggi.

In secondo luogo, l’assoluta incongruità e parzialità delle misure di bonifica, tali da lasciare facilmente prevedere il perdurare per decenni dei danni dell’inquinamento del sito. In particolare:

1 – la delibera esclude in partenza la bonifica del sottosuolo profondo “per palesi ragioni tecnico economiche”, dove si trova la massima parte del mercurio riversato per oltre 30 anni, che va a inquinare le falde e il fiume Cecina. La delibera esclude altresì la bonifica del fondo dei laghetti in superficie. Le recenti alluvioni che hanno sommerso l’intera area hanno – ad avviso della scrivente – disperso fanghi mercuriosi nel fiume Cecina

2- la presunta bonifica, come approvata, interverrebbe su 30 pozzi su 51 totali, quelli di sezione minore, “sigillandoli” ad una profondità non cautelativa a giudizio della scrivente.

3 – matrice terreno: la presunta bonifica, come approvata, interverrebbe su soli 12.000 metri quadrati sui venti ettari dell’intera concessione (200.000 mq) e solo fino a 90 cm di profondità. Nessuna bonifica è prevista all’esterno della concessione,  proprio dove l’agricoltore in premessa viveva, lavorava e si alimentava con prodotti locali, riconosciuto affetto da idrargirismo dall’INAIL. L’area è definita“di importanza comunitaria” (SIC), di “importanza regionale” (SIR) e soggetta a “protezione speciale” (ZPS) “ e pertanto l’obiettivo da raggiungere  per la matrice terreno dovrà essere quello più cautelativo dal punto di vista ambientale”. Al contrario con le misure deliberate non si otterrebbe, e di gran lunga, questo obiettivo, e non si rispetterebbero i vincoli.

4 – i chilometri di doppia tubazione in cemento-amianto tra lo stabilimento di Saline e la miniera, corrosi dal tempo e dalla salinità, non sono compresi nella bonifica, e non è prevista la loro rimozione. Anche questi tubi sono ovviamente inquinati da mercurio e devono essere rimossi e smaltiti correttamente.

5- tutta la presunta “bonifica” si accentra sulla piantumazione di piante che attuerebbero una “fitodepurazione” , cioè estrarrebbero mercurio fin dove arrivano le loro radici (poche decine di centimetri).

6- la delibera 308/2015 raggiunge il massimo della contraddittorietà quando afferma (pag. 6) quanto segue: “ …. Risultando molto pericoloso che il livello di salamoia si trovi in corrispondenza dell’acquifero freatico con un trend di risalita continua  …. potrebbe portare il fluido contaminato a diretto contatto con le ghiaie e le sabbie della falda freatica creando una situazione di impatto immediato  … la Conferenza ribadisce la improrogabile necessità ambientale che l’intervento sia realizzato nel più breve tempo possibile.” Sorprende ed irrita che tale determinazione sia vergata ben 21 anni dopo l’evidenziarsi del fatto delittuoso (gennaio 1994), e che nel frattempo la pubblica amministrazione (Comune, Provincia, Regione, Ministero) non si sia sostituita all’inquinatore nella bonifica, salvo ovvia rivalsa. Si ha tutto il diritto di supporre che quanto paventato (inquinamento della falda freatica), sia ampiamente avvenuto nel lungo frattempo.

7- la volontà della pubblica amministrazione di non intervenire è confermata anche – mentre la SCL ricorreva per rinviare e/o evitare la bonifica  – dal non impiego di fondi pubblici stanziati fin dal 2003 con l’Accordo di programma  “Cecina bacino pilota”.

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