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Roma. Migliaia di persone in piazza per dire stop al Ttip PDF Stampa E-mail

Roma. Migliaia di persone in piazza per dire stop al Ttip


Sergio Cararo - tratto da http://contropiano.org

Il colpo d’occhio a Piazza della Repubblica lascia già intendere che
la gente a Roma ci è venuta e ci è venuta numerosa per dire con forza
Stop al TTIP, il trattato transatlantico che è qualcosa di più e di
peggio di un trattato di libero scambio tra i due poli economici più
forti del pianeta.  Per un po’ agisce anche un errore ottico. Nei
giardini si concentrano centinaia di ragazzi, giovani e giovanissimi.
Però non sono lì per la manifestazione contro il TTIP ma per l’annuale
Marijuana Million March per la liberalizzazione delle droghe leggere.
La coincidenza di date ha fatto sì che abbiano accettato di convergere
sulla stessa piazza e lo stesso percorso del corteo “politico” e
generazionalmente diverso.

Ma anche gli attivisti giunti da tutta Italia per manifestare contro
il TTIP cominciano a crescere di numero. Quando vedi arrivare uno
striscione con gente da Udine, si capisce l’appello a manifestare ha
funzionato. Dal Veneto sono arrivati quattro pullman, in gran parte di
reti e associazioni contadine. Saranno infatti molte realtà agricole a
riempire le file del corteo, un segnale che chi lavora e vive con la
terra vede il TTIP come una serissima minaccia. Non mancano spezzoni
più politici. Ci sono un bel gruppone di Giovani Comunisti, i partiti,
qualche pezzo di Cgil, i Cobas, l’Usb. La Piattaforma Sociale Eurostop
è in piazza con il suo striscione che riafferma il No all’euro,
all’Unione Europea e alla Nato, parole d’ordine che suscitano la
curiosità dei giornalisti e attirano molti fotografi. Perché fuori
dall’euro e Ue o dalla Nato? Perché sono la medesima strumentazione
delle classi dominanti che vorrebbero l’intero pianeta ridotto ad un
libero mercato a disposizione dei più forti, senza ostacoli né lacci e
lacciuoli.

Ma il TTIP non è detto che veda convergere gli interessi delle classi
dominanti in Europa e negli Stati Uniti. Il trattato è asimmetrico a
tutto favore degli Usa e governi europei pesanti come Germania e
Francia non sembrano affatto entusiasti di firmarlo. Si può dire che
le possibilità che non venga firmato stiano superando quelle di essere
firmato. Troppe contraddizioni tra i due principali poli economici
della competizione globale in corso.

Il corteo si ingrossa, sfila per via Cavour poi gira verso via
Merulana  per andare a San Giovanni dove associazioni e sindacati
hanno allestito numerosi stand informativi. Si può affermare
onestamente che almeno 15mila persone sono scese in piazza oggi.  A
San Giovanni, mentre i vari spezzoni continuano ad arrivare, si
alternano dal palco gli attivisti dei vari comitati anti TTIP di
diverse città. In fondo al corteo, per la prima, anche uno spezzone
del M5S con lo striscione “Elezioni subito”, slogan legittimo ma
effettivamente un po’ sopra le righe rispetto al tema della
manifestazione.  A parziale giustificazione di questa “sensibilità
elettorale” è la verifica che questo è il tema di molti capannelli e
chiacchierate lungo il corteo. Oggi sono state pubblicate le liste dei
candidati e quasi ovunque si parla solo di questo, con tutti i
rituali, talvolta un po’ fastidiosi, di chi ti sgrana un sorriso a32
denti che non ti aveva mai regalato e ti fa sapere con malcelato
interesse che “ciao, mi sono candidato alle elezioni, volevo dirti
che…..”. E uno a chiedersi, ma non potevamo parlarne sei mesi  o un
anno fa?

Ma la cronaca non è ancora finita perché subito dopo il corteo
ufficiale si staglia la massa dei manifestanti della Marijuana Million
March, migliaia di giovani e giovanissimi (pischelletti diremmo a
Roma). Due mondi che magari ancora non si sono capiti ma che parlano
diversamente  il linguaggio della ribellione allo stato delle cose
presenti.

Non è stata oceanica come quella di Berlino, ma la manifestazione di
oggi a Roma ha visto migliaia e migliaia di persone in piazza, in un
paese dove il governo non tira calci contro il TTIP come in Germania
ma, anzi, vorrebbe sbrigarsi a sottoscriverlo. Un segnale di
mobilitazione interessante, soprattutto per la dimostrazione di
vitalità di tante reti sociali che agiscono ormai autonomamente dai
circuiti politici tradizionali.

Il video del corteo

7 maggio 2016