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La sinistra è finita in discarica?

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Non ce la date a bere

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Discarica di Scapigliato: 330 milioni di euro al Comune di Rosignano

Discarica di Scapigliato: 330 milioni di euro al Comune di Rosignano

DISCARICA DI SCAPIGLIATO 1982/2012

DISCARICA DI SCAPIGLIATO 1982/2012

Con i lavoratori AAMPS, per i rifiuti zero a Livorno PDF Stampa E-mail

RIFIUTI A LIVORNO, UN FALLIMENTO ANNUNCIATO

Gli avvenimenti degli ultimi mesi sono la conseguenza di scelte fatte negli anni ‘70 e

perseguite dalle amministrazioni comunali in dispregio della salute dei cittadini e della

salvaguardia dell’ambiente e delle finanze pubbliche.

La crisi dell’AAMPS non è una causa ma l’effetto di queste scelte scellerate e criminali !

 

CINQUANT’ANNI FA LA SVOLTA DELLE AMMINISTRAZIONI COMUNALI PCI-PSI

Alla fine degli anni ’60, le amministrazioni a guida PCI con la partecipazione del PSI decidono

la politica di gestione dei rifiuti che ha caratterizzato questi ultimi 50 anni. Si chiude lo

Struggino[1], si programma la costruzione di un inceneritore in località Picchianti (in quegli anni

in aperta campagna) e si realizza la discarica di Vallin dell’Aquila (nome scelto per non far

sapere ai livornesi che la loro spazzatura viene depositata a poche centinaia di metri dal

Cisternino, luogo di gite domenicali allora molto popolare).

In realtà l’inceneritore, inaugurato nel 1974, era un colabrodo spesso fermo per difetti  strutturali. Ma se non funzionava era un bene visto l’inquinamento che seminava nelle zone circostanti.

Nel 1986 le lotte della popolazione di Campi riescono a far chiudere l’inceneritore fiorentino

di S. Donnino, molto simile a quello di Livorno. A gennaio del 1987 il Comune decide di

bruciare al Picchianti i “sacchi rossi”, rifiuti ospedalieri provenienti da Firenze. Sull’onda delle

proteste popolari nasce il “Comitato di lotta per la chiusura dell’inceneritore”. Il Comune,

spaventato, fa rapidamente marcia indietro e i “sacchi rossi” rimangono a Firenze. Sembra

matura una “spallata” per far chiudere anche l’impianto del Picchianti. A novembre vengono

resi noti i risultati della analisi ai fumi dell’inceneritore: incredibilmente quello di Livorno

viene fatto passare come il miglior impianto … nel mondo! Il cancrovalorizzatore del

Picchianti è salvo, la salute dei cittadini no !

Il sistema rifiuti livornese si basava, dunque, sulla discarica del Cisternino, certificata come

“speciale”, cioè capace di accogliere sia i rifiuti civili – la spazzatura – che quelli industriali,

tossici e nocivi. Negli anni ’70, ’80 e ’90 la discarica subì diversi ampliamenti, come un

bubbone che si incancreniva in quella vasta porzione di colline livornesi. Al Cisternino arrivava

gran parte della spazzatura prodotta dalla città di Livorno, visto che l’inceneritore funzionava

poco e male, ma anche da altre città toscane, soprattutto della costa (Massa, Viareggio,

Lucca, Grosseto). Al Cisternino – dove fino agli anni ’80 non esisteva neppure una sbarra che

impedisse l’ingresso ai non autorizzati – venivano conferiti anche i rifiuti industriali prodotti

delle numerose fabbriche livornesi ma anche da aziende site ben lontano da Livorno. Le voci

di quegli anni parlano di autocarri con targhe lombarde, emiliane o della zona sud della

Toscana. Voci sempre smentite però … Rimane il fatto che la discarica è una grande creatrice

di soldi per le casse del Comune di Livorno (l’AAMPS è ancora una municipalizzata). Sono

quelli gli anni d’oro dell’azienda. Quanti tumori, quanti problemi cardiovascolari quante altre

malattie si stavano però sviluppando fra le popolazioni che risiedevano nei dintorni di

inceneritore e discarica? Impossibile dirlo perché le amministrazioni locali negavano il

problema.

ANNI ’90, IL SISTEMA COMINCIA A CEDERE

Verso la metà degli anni ’90 con il progressivo esaurimento della discarica del Cisternino e

con i lavori di adeguamento dell’inceneritore che si prolungano nel tempo (appaltati nel 1988

si concluderanno, ufficialmente, solo dopo la metà degli anni 2000!), il sistema mostra segni

di cedimento. La discarica è agli sgoccioli e soldi ne entrano sempre meno nelle casse del

Comune.

Nel 1997 il Comune annuncia l'arrivo al Cisternino dei fanghi di risulta delle lavorazione

conciarie. Fanghi altamente tossici. Da una parte l'esigenza del Comune di incassare i soldi dei

conciari di S. Croce sull'Arno per ridare fiato ai bilanci AAMPS, dall'altra la ferma volontà dei

residenti e degli ecologisti indipendenti coordinati nel “Comitato Salute Ambiente” (i Verdi

sono in Giunta e non muovono foglia) di impedire questo ulteriore scempio. Dopo mesi di

lotta dura, il Comune cede. I fanghi non arriveranno mai a Livorno. E' il segno che

l'Amministrazione locale ha i piedi di argilla

La risposta delle amministrazioni comunali, spalleggiate dalla Confindustria, alla crisi del

sistema rifiuti basato sulla discarica del Cisternino è quella di proporre … il raddoppio

dell’inceneritore. Mentre sono ancora in corso i lavori di adeguamento alle nuove normative

– quei lavori che permetteranno all’impianto di produrre energia e quindi di poter ricevere gli

incentivi statali detti CIP 6 – sindaci e assessori all’ambiente lanciano la criminale proposta di

“terza linea” per il Picchianti. In pratica si trattava di raddoppiare la potenzialità da 180

tonnellate/giorno a 400 tonnellate/giorno.

Nei primi anni 2000 comitati e cittadini si trovano a dover combattere questo demenziale

progetto. Invece di imboccare la strada virtuosa della raccolta differenziata dotando l’AAMPS

di quelle strutture che avrebbero potuto renderla capace di lavorare il differenziato raccolto,

si puntava sull’inceneritore. Mentre la discarica si esauriva rapidamente si puntava su un

impianto che, comunque, avrebbe avuto bisogno di una discarica sia perché non è possibile

incenerire tutta la spazzatura prodotta sia perché un 20/30% di quello che si incenerisce si

trasforma in residuo tossico che deve essere conferito in una discarica speciale.

META’ ANNI 2000, LA PRIMA GRANDE CRISI FINANZIARIA DI AAMPS

I bilanci AAMPS subiscono un primo tracollo fra il 2002 e il 2004: 7 milioni di passivo nel

bilancio 2002, altrettanti nel 2003. Il Comune è costretto ad intervenire cedendo ad AAMPS

5 dei 9 mln ricavati dalla privatizzazione di ASA. Ma non basta: ad AAMPS vengono destinati

anche altri 5 mln derivati dalla vendita della sede, di proprietà comunale, di via Bandi. Ma

non basta ancora e altri 2 mln vengono ricavati dalla diminuzione del capitale sociale.

Nonostante questo enorme travaso di quattrini nel 2004 il bilancio è ancora pesantemente in

rosso: - 2 mln. A quel punto non restano al Comune che due strade: indebitare l’AAMPS con

le banche, iniziando una spirale che non si è più fermata, e tartassare i livornesi. Secondo

cifre ufficiali il ricavo della tassa della spazzatura, prima TARSU poi TIA, è passata dai 14,8 mln

del 1999 ai 29 mln del 2006. Nel 2006 a Livorno si pagava la TIA di gran lunga più cara della

Toscana e una delle più care d’Italia (poco invidiabile 7° posto fra i comuni capoluogo di

provincia). Risultato: nel 2006 il bilancio AAMPS torna in attivo. Con i soldi nostri e con i debiti

verso le banche! Ma questo nessuno lo dice e quei pochi che hanno il coraggio di farlo si

beccano pure una bella denuncia da parte dei manager (sic) di AAMPS. Che la situazione sia

disastrosa se ne accorge anche la CGIL, normalmente sempre schierata a fianco del Comune,

come dimostra un documento del 2004 in cui si poteva leggere che “Comune e AAMPS

sembrano ora puntare tutto sull’inceneritore, una macchina mangia soldi più che

mangia rifiuti”.E' un sussulto che non dura: in breve la CGIL torna in riga e ben presto

riprenderà a cogestire AAMPS assieme al comune rosso (sic).

Corollario, positivo, di questa situazione è che fallisce la privatizzazione di AAMPS: nessun

privato vuole entrare nell'azienda e la S.P.A. rimane al 100% di proprietà comunale.

2011, IL SISTEMA COLLASSA DEFINITIVAMNTE

Nel 2011 tutti i nodi vengono al pettine: la discarica è chiusa definitivamente e

all'inceneritore vengo a mancare i vergognosi incentivi detti CIP 6. Si tratta di 4 mln di euro

che ogni anno l'AAMPS riceveva nell'ambito di sovvenzioni statali alle fonti rinnovabili (come

se i rifiuti fossero paragonabili al solare o al fotovoltaico). L'AAMPS lo dice chiaramente:

l'inceneritore sarà remunerativo solo se si realizza la “terza linea”, solo se si raddoppierà la

quantità di rifiuti inceneriti e quindi se arriveranno al Picchianti rifiuti da altre province.

Qualche anno dopo una attenta lettura dei bilanci mostrerà che solo il progetto di “terza

linea” è costato all'AAMPS ben 2,5 mln. Il progetto abortirà nel 2013 quando il neonato ATO

Costa rinuncerà alla “terza linea” del Picchianti dopo aver presentato nel 2012 il faraonico

progetto di maxiinceneritore da 800 tonnellate/giorno, progetto ben presto silurato, fra

l'ilarità degli ambientalisti e lo sconcerto degli amministratori pubblici colti in castagna,

perchè basato su stime di produzione di rifiuti chiaramente false. Il progetto di “terza linea”,

ufficialmente archiviato dall'ATO costa nel dicembre 2014, però esiste ed è una mina vagante

che può fare ancora danni.

Nello stesso periodo vengono fuori i problemi della TIA non pagata ma, soprattutto, si

“scopre” che l'AAMPS, che non ha impianti propri legati alla filiera della raccolta differenziata,

spende una barca di soldi verso i privati che “accettano” di ricevere il materiale raccolto da

AAMPS. Le raccolte differenziate invece di essere una risorsa per l'azienda sono un peso

finanziario che contribuisce ad affossare i bilanci. In sintesi: se l'AAMPS facesse una raccolta

differenziata di qualità potrebbe chiedere soldi alle ditte che riciclano, siccome la qualità è

scadente è l'AAMPS che paga i riciclatori perchè prendano le sue RD. Questo è il risultato, più

volte denunciato in documenti e conferenze pubbliche organizzate dai comitati, di una

gestione che ha puntato tutto prima sulla discarica del Cisternino e poi sull'inceneritore del

Picchianti.

IL TRACOLLO

Il resto è storia recente: il 13 maggio 2014 – prima delle elezioni municipali– i sindaci revisori

di AMMPS certificano che il bilancio 2013 non deve essere approvato dal socio unico, cioè dal

Comune. Nel giugno, fra la sorpresa generale, i grillini vincono le elezioni.

L'AAMPS – lo sanno tutti – è un problema, un grosso problema, ma la nuova Giunta,

nemmeno fosse composta da persone che arrivano da Marte, non se ne accorge. Viene

nominato Amministratore unico, un personaggio che non ha la minima esperienza in materia

di gestione dei rifiuti. Viene nominato assessore all'ambiente un tipo che si vanta di avere

esperienza nella raccolta di fondi europei (sic) … Il primo viene fatto fuori dopo qualche mese

e sostituito da un “esperto ambientalista” che come primo atto non sa fare di meglio che

certificare un piano industriale realizzato dai tecnici AAMPS e quindi basato ancora una volta

sull'inceneritore del Picchianti. Una schifezza che verrà ben presto ritirata perchè

impresentabile.

Intanto si scopre, fra le pieghe del disastroso bilancio 2014, che l'AAMPS deve restituire ben

4,5 mln di euro indebitamente riscossi negli anni precedenti come sovvenzioni dette CIP 6.

A seguito di quel bilancio disastroso, il sindaco grillino decide di portare i libri contabili di

AAMPS in tribunale chiedendo il “concordato preventivo”. L'esperto ambientalista non è

d'accordo e viene fatto fuori pure lui, sostituito da un triunvirato proveniente da Milano.

Tutti pensano che dietro l'operazione ci sia la mano di uno dei guru del movimento 5 stelle.

Rimane il fatto che dietro i bei discorsi sulla chiusura dell'inceneritore e sulla politica rifiuti

zero c'è la realtà di una Giunta che non ha la minima idea di come portare avanti una corretta

gestione dei rifiuti, di come rimettere in sesto l'AAMPS e di come far uscire la città dal tunnel

in cui l'hanno gettata anni di demenziale e criminale politica sanitaria e ambientale.

I PROTAGONISTI

Questo documento è privo dei nomi dei responsabili, a vario titolo, del disastro. Essendo una storia lunga 50 anni,  molti non ci sono più, altri sono in pensione, altri sono state meteore di cui si sono perse le tracce, altri sono invece ancora in attività e continuano a far danni ...

Dall’Opuscolo “Crisi dei rifiuti a Livorno: con i lavoratori AAMPS, per i rifiuti zero” a cura della Federazione Anarchica Livornese

 


[1] Lo struggino era una piccola discarica usata negli anni ’50 per i rifiuti di Livorno, poco a nord del Cimitero dei Lupi.

In allegato, l'AIA vigente sulla discarica "in chiusura"

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