RIFIUTI A LIVORNO, UN FALLIMENTO ANNUNCIATO
Gli avvenimenti degli ultimi mesi sono la conseguenza di scelte fatte negli anni ‘70 e
perseguite dalle amministrazioni comunali in dispregio della salute dei cittadini e della
salvaguardia dell’ambiente e delle finanze pubbliche.
La crisi dell’AAMPS non è una causa ma l’effetto di queste scelte scellerate e criminali !
CINQUANT’ANNI FA LA SVOLTA DELLE AMMINISTRAZIONI COMUNALI PCI-PSI
Alla fine degli anni ’60, le amministrazioni a guida PCI con la partecipazione del PSI decidono
la politica di gestione dei rifiuti che ha caratterizzato questi ultimi 50 anni. Si chiude lo
Struggino[1], si programma la costruzione di un inceneritore in località Picchianti (in quegli anni
in aperta campagna) e si realizza la discarica di Vallin dell’Aquila (nome scelto per non far
sapere ai livornesi che la loro spazzatura viene depositata a poche centinaia di metri dal
Cisternino, luogo di gite domenicali allora molto popolare).
In realtà l’inceneritore, inaugurato nel 1974, era un colabrodo spesso fermo per difetti strutturali. Ma se non funzionava era un bene visto l’inquinamento che seminava nelle zone circostanti.
Nel 1986 le lotte della popolazione di Campi riescono a far chiudere l’inceneritore fiorentino
di S. Donnino, molto simile a quello di Livorno. A gennaio del 1987 il Comune decide di
bruciare al Picchianti i “sacchi rossi”, rifiuti ospedalieri provenienti da Firenze. Sull’onda delle
proteste popolari nasce il “Comitato di lotta per la chiusura dell’inceneritore”. Il Comune,
spaventato, fa rapidamente marcia indietro e i “sacchi rossi” rimangono a Firenze. Sembra
matura una “spallata” per far chiudere anche l’impianto del Picchianti. A novembre vengono
resi noti i risultati della analisi ai fumi dell’inceneritore: incredibilmente quello di Livorno
viene fatto passare come il miglior impianto … nel mondo! Il cancrovalorizzatore del
Picchianti è salvo, la salute dei cittadini no !
Il sistema rifiuti livornese si basava, dunque, sulla discarica del Cisternino, certificata come
“speciale”, cioè capace di accogliere sia i rifiuti civili – la spazzatura – che quelli industriali,
tossici e nocivi. Negli anni ’70, ’80 e ’90 la discarica subì diversi ampliamenti, come un
bubbone che si incancreniva in quella vasta porzione di colline livornesi. Al Cisternino arrivava
gran parte della spazzatura prodotta dalla città di Livorno, visto che l’inceneritore funzionava
poco e male, ma anche da altre città toscane, soprattutto della costa (Massa, Viareggio,
Lucca, Grosseto). Al Cisternino – dove fino agli anni ’80 non esisteva neppure una sbarra che
impedisse l’ingresso ai non autorizzati – venivano conferiti anche i rifiuti industriali prodotti
delle numerose fabbriche livornesi ma anche da aziende site ben lontano da Livorno. Le voci
di quegli anni parlano di autocarri con targhe lombarde, emiliane o della zona sud della
Toscana. Voci sempre smentite però … Rimane il fatto che la discarica è una grande creatrice
di soldi per le casse del Comune di Livorno (l’AAMPS è ancora una municipalizzata). Sono
quelli gli anni d’oro dell’azienda. Quanti tumori, quanti problemi cardiovascolari quante altre
malattie si stavano però sviluppando fra le popolazioni che risiedevano nei dintorni di
inceneritore e discarica? Impossibile dirlo perché le amministrazioni locali negavano il
problema.
ANNI ’90, IL SISTEMA COMINCIA A CEDERE
Verso la metà degli anni ’90 con il progressivo esaurimento della discarica del Cisternino e
con i lavori di adeguamento dell’inceneritore che si prolungano nel tempo (appaltati nel 1988
si concluderanno, ufficialmente, solo dopo la metà degli anni 2000!), il sistema mostra segni
di cedimento. La discarica è agli sgoccioli e soldi ne entrano sempre meno nelle casse del
Comune.
Nel 1997 il Comune annuncia l'arrivo al Cisternino dei fanghi di risulta delle lavorazione
conciarie. Fanghi altamente tossici. Da una parte l'esigenza del Comune di incassare i soldi dei
conciari di S. Croce sull'Arno per ridare fiato ai bilanci AAMPS, dall'altra la ferma volontà dei
residenti e degli ecologisti indipendenti coordinati nel “Comitato Salute Ambiente” (i Verdi
sono in Giunta e non muovono foglia) di impedire questo ulteriore scempio. Dopo mesi di
lotta dura, il Comune cede. I fanghi non arriveranno mai a Livorno. E' il segno che
l'Amministrazione locale ha i piedi di argilla
La risposta delle amministrazioni comunali, spalleggiate dalla Confindustria, alla crisi del
sistema rifiuti basato sulla discarica del Cisternino è quella di proporre … il raddoppio
dell’inceneritore. Mentre sono ancora in corso i lavori di adeguamento alle nuove normative
– quei lavori che permetteranno all’impianto di produrre energia e quindi di poter ricevere gli
incentivi statali detti CIP 6 – sindaci e assessori all’ambiente lanciano la criminale proposta di
“terza linea” per il Picchianti. In pratica si trattava di raddoppiare la potenzialità da 180
tonnellate/giorno a 400 tonnellate/giorno.
Nei primi anni 2000 comitati e cittadini si trovano a dover combattere questo demenziale
progetto. Invece di imboccare la strada virtuosa della raccolta differenziata dotando l’AAMPS
di quelle strutture che avrebbero potuto renderla capace di lavorare il differenziato raccolto,
si puntava sull’inceneritore. Mentre la discarica si esauriva rapidamente si puntava su un
impianto che, comunque, avrebbe avuto bisogno di una discarica sia perché non è possibile
incenerire tutta la spazzatura prodotta sia perché un 20/30% di quello che si incenerisce si
trasforma in residuo tossico che deve essere conferito in una discarica speciale.
META’ ANNI 2000, LA PRIMA GRANDE CRISI FINANZIARIA DI AAMPS
I bilanci AAMPS subiscono un primo tracollo fra il 2002 e il 2004: 7 milioni di passivo nel
bilancio 2002, altrettanti nel 2003. Il Comune è costretto ad intervenire cedendo ad AAMPS
5 dei 9 mln ricavati dalla privatizzazione di ASA. Ma non basta: ad AAMPS vengono destinati
anche altri 5 mln derivati dalla vendita della sede, di proprietà comunale, di via Bandi. Ma
non basta ancora e altri 2 mln vengono ricavati dalla diminuzione del capitale sociale.
Nonostante questo enorme travaso di quattrini nel 2004 il bilancio è ancora pesantemente in
rosso: - 2 mln. A quel punto non restano al Comune che due strade: indebitare l’AAMPS con
le banche, iniziando una spirale che non si è più fermata, e tartassare i livornesi. Secondo
cifre ufficiali il ricavo della tassa della spazzatura, prima TARSU poi TIA, è passata dai 14,8 mln
del 1999 ai 29 mln del 2006. Nel 2006 a Livorno si pagava la TIA di gran lunga più cara della
Toscana e una delle più care d’Italia (poco invidiabile 7° posto fra i comuni capoluogo di
provincia). Risultato: nel 2006 il bilancio AAMPS torna in attivo. Con i soldi nostri e con i debiti
verso le banche! Ma questo nessuno lo dice e quei pochi che hanno il coraggio di farlo si
beccano pure una bella denuncia da parte dei manager (sic) di AAMPS. Che la situazione sia
disastrosa se ne accorge anche la CGIL, normalmente sempre schierata a fianco del Comune,
come dimostra un documento del 2004 in cui si poteva leggere che “Comune e AAMPS
sembrano ora puntare tutto sull’inceneritore, una macchina mangia soldi più che
mangia rifiuti”.E' un sussulto che non dura: in breve la CGIL torna in riga e ben presto
riprenderà a cogestire AAMPS assieme al comune rosso (sic).
Corollario, positivo, di questa situazione è che fallisce la privatizzazione di AAMPS: nessun
privato vuole entrare nell'azienda e la S.P.A. rimane al 100% di proprietà comunale.
2011, IL SISTEMA COLLASSA DEFINITIVAMNTE
Nel 2011 tutti i nodi vengono al pettine: la discarica è chiusa definitivamente e
all'inceneritore vengo a mancare i vergognosi incentivi detti CIP 6. Si tratta di 4 mln di euro
che ogni anno l'AAMPS riceveva nell'ambito di sovvenzioni statali alle fonti rinnovabili (come
se i rifiuti fossero paragonabili al solare o al fotovoltaico). L'AAMPS lo dice chiaramente:
l'inceneritore sarà remunerativo solo se si realizza la “terza linea”, solo se si raddoppierà la
quantità di rifiuti inceneriti e quindi se arriveranno al Picchianti rifiuti da altre province.
Qualche anno dopo una attenta lettura dei bilanci mostrerà che solo il progetto di “terza
linea” è costato all'AAMPS ben 2,5 mln. Il progetto abortirà nel 2013 quando il neonato ATO
Costa rinuncerà alla “terza linea” del Picchianti dopo aver presentato nel 2012 il faraonico
progetto di maxiinceneritore da 800 tonnellate/giorno, progetto ben presto silurato, fra
l'ilarità degli ambientalisti e lo sconcerto degli amministratori pubblici colti in castagna,
perchè basato su stime di produzione di rifiuti chiaramente false. Il progetto di “terza linea”,
ufficialmente archiviato dall'ATO costa nel dicembre 2014, però esiste ed è una mina vagante
che può fare ancora danni.
Nello stesso periodo vengono fuori i problemi della TIA non pagata ma, soprattutto, si
“scopre” che l'AAMPS, che non ha impianti propri legati alla filiera della raccolta differenziata,
spende una barca di soldi verso i privati che “accettano” di ricevere il materiale raccolto da
AAMPS. Le raccolte differenziate invece di essere una risorsa per l'azienda sono un peso
finanziario che contribuisce ad affossare i bilanci. In sintesi: se l'AAMPS facesse una raccolta
differenziata di qualità potrebbe chiedere soldi alle ditte che riciclano, siccome la qualità è
scadente è l'AAMPS che paga i riciclatori perchè prendano le sue RD. Questo è il risultato, più
volte denunciato in documenti e conferenze pubbliche organizzate dai comitati, di una
gestione che ha puntato tutto prima sulla discarica del Cisternino e poi sull'inceneritore del
Picchianti.
IL TRACOLLO
Il resto è storia recente: il 13 maggio 2014 – prima delle elezioni municipali– i sindaci revisori
di AMMPS certificano che il bilancio 2013 non deve essere approvato dal socio unico, cioè dal
Comune. Nel giugno, fra la sorpresa generale, i grillini vincono le elezioni.
L'AAMPS – lo sanno tutti – è un problema, un grosso problema, ma la nuova Giunta,
nemmeno fosse composta da persone che arrivano da Marte, non se ne accorge. Viene
nominato Amministratore unico, un personaggio che non ha la minima esperienza in materia
di gestione dei rifiuti. Viene nominato assessore all'ambiente un tipo che si vanta di avere
esperienza nella raccolta di fondi europei (sic) … Il primo viene fatto fuori dopo qualche mese
e sostituito da un “esperto ambientalista” che come primo atto non sa fare di meglio che
certificare un piano industriale realizzato dai tecnici AAMPS e quindi basato ancora una volta
sull'inceneritore del Picchianti. Una schifezza che verrà ben presto ritirata perchè
impresentabile.
Intanto si scopre, fra le pieghe del disastroso bilancio 2014, che l'AAMPS deve restituire ben
4,5 mln di euro indebitamente riscossi negli anni precedenti come sovvenzioni dette CIP 6.
A seguito di quel bilancio disastroso, il sindaco grillino decide di portare i libri contabili di
AAMPS in tribunale chiedendo il “concordato preventivo”. L'esperto ambientalista non è
d'accordo e viene fatto fuori pure lui, sostituito da un triunvirato proveniente da Milano.
Tutti pensano che dietro l'operazione ci sia la mano di uno dei guru del movimento 5 stelle.
Rimane il fatto che dietro i bei discorsi sulla chiusura dell'inceneritore e sulla politica rifiuti
zero c'è la realtà di una Giunta che non ha la minima idea di come portare avanti una corretta
gestione dei rifiuti, di come rimettere in sesto l'AAMPS e di come far uscire la città dal tunnel
in cui l'hanno gettata anni di demenziale e criminale politica sanitaria e ambientale.
I PROTAGONISTI
Questo documento è privo dei nomi dei responsabili, a vario titolo, del disastro. Essendo una storia lunga 50 anni, molti non ci sono più, altri sono in pensione, altri sono state meteore di cui si sono perse le tracce, altri sono invece ancora in attività e continuano a far danni ...
Dall’Opuscolo “Crisi dei rifiuti a Livorno: con i lavoratori AAMPS, per i rifiuti zero” a cura della Federazione Anarchica Livornese
[1] Lo struggino era una piccola discarica usata negli anni ’50 per i rifiuti di Livorno, poco a nord del Cimitero dei Lupi.
In allegato, l'AIA vigente sulla discarica "in chiusura" |