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dal sito di ASPO Italia

Servizi segreti: studio sul Picco del Petrolio.

Il Comitato Scientifico di AspoItalia

SISR

La notizia è quasi sensazionale, e una volta tanto su questo blog, è positiva.

Il Sistema di Informazione per la Sicurezza della Repubblica (SISR), l’insieme degli organi d’intelligence dello Stato Italiano, ha pubblicato uno studio intitolato “Il futuro degli idrocarburi. Dal ‘picco petrolifero’ allo shale gas?”, scritto da Simone Pasquazzi, analista e docente di Relazioni Internazionali.

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Ci si potrebbe chiedere dove stia la notizia. In fin dei conti dovrebbe essere un fatto normale che i servizi d’intelligence si occupino pubblicamente di risorse strategiche come gli idrocarburi, la prima voce negativa della bilancia commerciale, soprattutto dopo l’improvvisa impennata dei prezzi petroliferi del 2008 che ci ha lasciato con un barile che oggi costa più di 100 dollari e non accenna a scendere.

Eppure questo studio rappresenta una svolta radicale in Italia, in quanto è il primo documento ufficiale di Stato che:

1) considera l’approvvigionamento di idrocarburi una questione di sicurezza nazionale tale da meritare un’analisi predittiva;

2) afferma che alla teoria di Hubbertva riconosciuto il merito di aver tentato di mostrare, in modo piuttosto coerente e sistematico, perché e quando le principali fonti idrocarburifere potrebbero esaurirsi”;

3) ammette che la teoria di Hubbert è “dotata di una certa plausibilità esplicativa” e non sono in discussione le basi scientifiche del suo modello.

Certo, lo studio del SISR contiene anche critiche alla teoria di Hubbert: è troppo semplice, non considera variabili economiche e tecnologiche, le riserve di petrolio sono ancora ingenti e ci sono importanti risorse di idrocarburi non convenzionali in via di sviluppo, come lo shale gas e il tight oil.

A tutte queste affermazioni risponderemo in un secondo momento, entrando nel merito e in modo dettagliato. Nel frattempo riteniamo di dover puntualizzare che nelle sue analisi ASPO ha di solito fatto riferimento al tema del “picco” come “fine del petrolio convenzionale” (facile e a buon mercato), volendo mettere in luce non tanto la scarsità delle fonti “idrocarburifere” (come le chiama l’autore) ma, soprattutto, le crescenti difficoltà di ritrovamento e di estrazione, confermate dal costante declino dell’energia netta disponibile, cioè del rapporto tra energia prodotta e l’energia spesa per produrla (il cosiddetto EROEI della fonte). ASPO non fa riferimento solo al modello di Hubbert, la cui eventuale approssimazione, non inficia le analisi più avanzate sui limiti delle risorse fossili e sull’imminenza del picco del petrolio.

Per adesso, “a caldo”, la nostra associazione prende atto che diversi fenomeni preoccupanti relativi all’esaurimento dei combustibili fossili sono finalmente presi in considerazione dallo Stato Italiano e da qualche studioso non “aspista”: il Picco del Petrolio, da collocare tra il 2006 e il 2020, l’effetto sul settore dei trasporti e sull’economia globale, la teoria dell’Export Land Model.

Sembra che siano passati decenni da quando, solo alcuni mesi fa,  il dibattito italiano era ancora arenato con dichiarazioni sul  ”picco del petrolio è un falso mito”, e invece ora, almeno, si inizia a ragionare sul problema. Usando le stesse parole di Pasquazzi:

“Detto questo è anche vero che, sebbene più tardi e in modo più graduale di quanto ci abbiano detto Hubbert e altri studiosi influenzati dal suo lavoro, prima o poi il petrolio (come del resto il gas naturale) toccherà un massimo produttivo e inizierà a declinare. Come prepararsi a questo scenario?”

Il Comitato Scientifico di AspoItalia