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DISCARICA DI SCAPIGLIATO 1982/2012

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Energia, un importante studio di Greenpeace PDF Stampa E-mail

 

Contro il nucleare, per l'uscita dai combustibili fossili, contro l'impatto devastante della geotermia, costruiamo dal basso un

PIANO ENERGETICO ALTERNATIVO 

Grazie al prezioso lavoro di una caro amico di Livorno, che ha tradotto lo studio di Greenpeace dall'inglese, esponiamo qui sotto le principali conclusioni. Nei prossimi giorni l'intero studio sarà disponibile.

 Dopo ampio utilizzo di modelli al computer1, ivi comprese previsioni dettagliate su quanta elettricità può provenire da impianti di energia solare ed eolica in ogni ora dell’anno, La Battaglia delle Reti mostra che:

1. L’integrazione su larga scala di elettricità da fonti rinnovabili nella rete europea (68 per cento entro il 2030 e 99,5 per cento entro il 2050) è fattibile sia tecnicamente che economicamente con un elevato livello di sicurezza degli approvvigionamenti, anche nelle condizioni climatiche più estreme con poco vento e bassa radiazione solare. Ciò conferma ulteriormente la fattibilità di una visione del 100 per cento di elettricità rinnovabile. Rafforza anche i risultati di Energy [R]evolution2 di Greenpeace, che dimostra che soddisfare nel 2050 la domanda con il 97 per cento di energia elettrica rinnovabile costerebbe il 34 per cento in meno rispetto allo scenario di riferimento dell’IEA, e che entro il 2030 il 68 per cento di energia elettrica rinnovabile potrebbe produrre 1,2 milioni di posti di lavoro, 780.000 in più rispetto allo scenario  di riferimento.

 

2. Questo richiede cambiamenti significativi nel mix energetico:

• nel 2030, gli impianti a gas dovranno fornire la maggior parte dell’energia elettrica non rinnovabile e servire come riserva flessibile per l’energia eolica e solare. Tra il 2030 e il 2050, il gas naturale come combustibile è progressivamente eliminato e sostituito da energie rinnovabili inviabili, come l’energia idroelettrica, geotermica, da impianti a concentrazione solare (CSC) e da biomasse.

• per il fatto che le centrali a carbone e quelle nucleari sono troppo rigide e non possono sufficientemente rispondere alle variazioni dell’energia eolica o solare, entro il 2030 il 90 per cento degli impianti a carbone e nucleari esistenti devono essere gradualmente dismessi e completamente eliminati entro il 2050.

3. Sono necessari, entro il 2030, circa 70 miliardi di € di investimenti in infrastrutture di rete per assicurare l’approvvigionamento di elettricità 24 ore al giorno, 7 giorni alla settimana, con un mix del 68 per cento di energia rinnovabile. Investendo entro il 2030 altri 28 miliardi di € nel potenziamento delle reti, le fonti rinnovabili vincolate potrebbero essere ridotte all’1 per cento. Il costo totale di rete è limitato a meno dell’1 per cento della bolletta elettrica.

4. Nel presente rapporto sono stati analizzati due diversi scenari tra il 2030 e il 2050. In uno scenario di ‘Rete Forte’, la rete europea potrebbe essere collegata al Nord Africa per trarre vantaggio dall’intensa radiazione solare. Ciò ridurrebbe il costo per produrre energia elettrica, ma tra il 2030 e il 2050 aumenterebbe fino a 581 miliardi di € gli investimenti necessari nella trasmissione. Nello scenario ‘Rete Debole’, più energia rinnovabile è prodotta vicino alle regioni con elevata domanda (grandi città e industria pesante). Questo abbassa l’investimento nella trasmissione a solo 74 miliardi di € nel periodo 2030-50, ma aumenta i costi per produrre energia elettrica perché più pannelli solari saranno installati nelle regioni meno soleggiate. Tra questi due scenari molto distinti di Rete Forte e Rete Debole sono possibili molte combinazioni intermedie.

5. Al momento, le turbine eoliche sono spesso disattivate durante i periodi di alta fornitura di energia elettrica, per dare la priorità all’energia elettrica delle centrali nucleari e a carbone. Per vincere La Battaglia delle Reti sarà necessario riservare all’energia rinnovabile la priorità di invio sulle reti europee, compresa la priorità nelle interconnessioni tra i paesi, affinché il surplus di produzione possa essere esportato in altre regioni con risultante domanda di energia.

6. Conseguenze economiche per il nucleare, il carbone e gli impianti a gas:

• Anche se adeguamenti tecnici potrebbero consentire agli impianti a carbone e nucleari di diventare più flessibili e ‘inseribili’ nel mix di rinnovabili, questi impianti entro il 2030 sarebbero necessari per solo il 46 per cento dell’anno, per diminuire ulteriormente in seguito; risulterebbero così fortemente antieconomici gli investimenti in un reattore nucleare dal costo di circa 6 miliardi di €. Costruire un nuovo reattore nucleare è un rischio molto alto per gli investitori.

• in uno ‘scenario Sporco’ del futuro con una quota, di rigidi impianti a carbone e nucleari, vicina nel 2030 a quella installata oggi, le fonti rinnovabili dovranno essere disattivate più spesso e il costo di questa perduta produzione rinnovabile salirà a 32 miliardi di € all’anno.

• impianti flessibili a gas richiedono minori investimenti di capitale rispetto alle centrali nucleari ed entro il 2030 potrebbero ancora produrre in modo economicamente vantaggioso con un fattore di carico del 54 per cento, funzionando come riserva per la variabile energia rinnovabile.

Dopo il 2030, gli impianti a gas possono essere convertiti progressivamente a biogas, evitando così investimenti non recuperabili sia negli impianti di produzione che nelle reti per il gas.

 

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