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Discarica di Scapigliato: 330 milioni di euro al Comune di Rosignano

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DISCARICA DI SCAPIGLIATO 1982/2012

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72 milioni di euro ... al giorno contro la Costituzione PDF Stampa E-mail

Portare l'Italia fuori dal sistema di guerra

Attuare l'articolo 11 della Costituzione


L’Italia, facendo parte della Nato, deve destinare alla spesa militare
in media 52 milioni di euro al giorno secondo i dati ufficiali della
stessa Nato, cifra in realtà superiore che l’Istituto Internazionale
di Stoccolma per la Ricerca sulla Pace quantifica in 72 milioni di
euro al giorno.

Secondo gli impegni assunti dal governo nel quadro dell’Alleanza, la
spesa militare italiana dovrà essere portata a oltre 100 milioni di
euro al giorno.

È un colossale esborso di denaro pubblico, sottratto alle spese
sociali, per un’alleanza la cui strategia non è difensiva, come essa
proclama, ma offensiva.

Già il 7 novembre del 1991, subito dopo la prima guerra del Golfo (cui
la NATO aveva partecipato non ufficialmente, ma con sue forze e
strutture) il Consiglio Atlantico approvò il Nuovo Concetto
Strategico, ribadito ed ufficializzato nel vertice dell’aprile 1999 a
Washington, che impegna i paesi membri a condurre operazioni militari
in “risposta alle crisi non previste dall’articolo 5, al di fuori del
territorio dell’Alleanza”,  per ragioni di sicurezza globale,
economica, energetica, e migratoria. Da alleanza  che impegna i paesi
membri ad assistere anche con la forza armata il paese membro che sia
attaccato nell’area nord-atlantica, la Nato viene trasformata in
alleanza che prevede l’aggressione militare.

La nuova strategia è stata messa in atto con le guerre in Jugoslavia
(1994-1995 e 1999), in Afghanistan (2001-2015), in Libia (2011) e le
azioni di destabilizzazione in Ucraina, in alleanza con forze fasciste
locali, ed in Siria. Il Nuovo concetto strategico viola i principi
della Carta delle Nazioni unite.

Uscendo dalla Nato, l’Italia si sgancerebbe da questa strategia di
guerra permanente, che viola  la nostra Costituzione,  in particolare
l’articolo 11, e danneggia i nostri reali interessi nazionali.

L’appartenenza alla Nato priva la Repubblica italiana della capacità
di effettuare scelte autonome di politica estera e militare, decise
democraticamente dal Parlamento sulla base dei principi
costituzionali.

La più alta carica militare della Nato, quella di Comandante supremo
alleato in Europa, spetta sempre a un generale statunitense nominato
dal presidente degli Stati uniti. E anche gli altri comandi chiave
della Nato sono affidati ad alti ufficiali statunitensi. La Nato è
perciò, di fatto, sotto il comando degli Stati uniti che la usano per
i loro fini militari, politici ed economici.

L’appartenenza alla Nato rafforza quindi la sudditanza dell’Italia
agli Stati Uniti, esemplificata dalla rete di basi militari Usa/Nato
sul nostro territorio che ha trasformato il nostro paese in una sorta
di portaerei statunitense nel Mediterraneo.

Particolarmente grave è il fatto che, in alcune di queste basi, vi
sono bombe nucleari statunitensi e che anche piloti italiani vengono
addestrati al loro uso. L’Italia viola in tal modo il Trattato di
non-proliferazione nucleare, che ha sottoscritto e ratificato.

L’Italia, uscendo dalla Nato e diventando neutrale, riacquisterebbe
una parte sostanziale della propria sovranità: sarebbe così in grado
di svolgere la funzione di ponte di pace sia verso Sud che verso Est.

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