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La sinistra è finita in discarica?

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Non ce la date a bere

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Discarica di Scapigliato: 330 milioni di euro al Comune di Rosignano

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DISCARICA DI SCAPIGLIATO 1982/2012

DISCARICA DI SCAPIGLIATO 1982/2012

L'ULTIMA FURBATA PRE-ELETTORALE DI RENZI ? PDF Stampa E-mail

LEGGE ECOREATI:  M5S, Emergency , Legambiente e Libera parlano di una "giornata storica".

Ma non convincono.

“Dopo 21 anni gli ecoreati entrano finalmente nel Codice penale: eco-giustizia è fatta. Da ora in poi gli ecomafiosi e gli ecocriminali non la faranno più franca " Più o meno così riportano tutti i social riguardo l'approvazione dell'ultima della Legge sugli ecoreati - Ma è proprio vero?



Forse sarà la frustrazione che provo ogni giorno per i dilagare di crimini ambientali,  di comportamenti incivili che mi fa temere che nell'approvazione di questa legge sugli ecoreati  sarà possibile colpire ancora una volta  i diritti primari di ogni essere e dei cittadini danneggiati " con grande efficacia" .

La legge approvata con gli ultimi emendamenti sembra addirittura peggiore del testo iniziale. in primo luogo risulta punibile solo chi inquina abusivamente e non chi lo ha fatto con l’autorizzazione  dello Stato, gli impianti autorizzati , sversamenti e catastrofi del genere ambientale, non saranno punibili con queste norme (basta avere la VIA, l’AIA e diventerà impossibile per un magistrato intervenire) e solo se  il danno cagionato è “significativo e misurabile”."Significativo e misurabile" cosidetto sembra una frase multiuso di quelle delle  previsioni settimanali dello zodiaco.

Chi fino ad oggi ha inquinato l’ambiente in cui viviamo contando sull’impunità potrà continuare a farlo con  una multa di un pugno di euro ? Cosa cambia tra prima e dopo l'approvazione sulle accuse di reato ambientale?

 

. Facciamo  un esempio di cui abbiamo già discusso:  il caso di Falascaia (LU) (riporto la mail sul tema in allegato),  per uno sversamento  e getto di sostanze nocive vendono accusati  6 dirigenti di   Veolia Tev, dalla cui accusa vengono poi assolti perchè il reato non sussiste dato il principio secondo cui nelle "Norme in materia ambientale" contaminazione non significa danneggiamento ( art. 137 del 152/06, comma I etc etc..)

Cosa sarebbe cambiato alla luce della nuova legge sugli ecoreati nella sentenza  del 29 Gennaio us per i 6 colpevoli dirigenti di Veolia Tev accusati per il getto e lo sversamento di sostanze potenzialmente nocive,  di aver deteriorato il Rio Baccatoio "provocandone la contaminazione da diossina fino alla foce", di aver smaltito senza autorizzazione i rifiuti liquidi pericolosi nelle condotte di Gaia SpA? Questa sentenza avrebbe avuto esito diverso alla luce di questa approvata recentemente ? oppure come allora alla pena si aggiungerebbe ancora una volta la beffa di una sanzione amministrativa...una manciata di  euro (4000, poco piu di una infrazione stradale) che sana ed estingue il reato ?


http://www.italiachecambia.org/2015/05/via-libera-legge-ecoreati/
www.riparteilfuturo.it

Eco-giustizia è fatta: dopo 20 anni gli ecoreati entrano nel Codice Penale. Da ora in poi gli ecomafiosi e gli ecocriminali non la faranno più franca perché grazie alla nuova norma sarà possibile colpirli con maggiore efficacia. Tutto questo è stato possibile grazie alla mobilitazione di 25 associazioni e quasi 70.000 cittadini. L'ambiente ringrazia!

http://www.beppegrillo.it/2015/05/approvata_la_legge_m5s_sugli_ecoreati.html
Finalmente grazie al MoVimento 5 Stelle l'Italia può avere una legge che (?)punisce i delitti ambientali e che porta la prima firma del nostro Salvatore Micillo.

Lumachi Katia"
Anche l ex magistrato Gianfranco Amendola ha espresso forti perplessità sulla nuova legge.

 

"Tirreno Venerdì 30 Gennaio 2015
Oggetto: Falascaia, tutti i dettagli della sentenza contro i dirigenti Tev Veolia

Condannati per lo sversamento nel torrente Baccatoio di acque potenzialmente nocive (articolo 674 cpp) ma assolti perché il fatto non sussiste per quanto attiene all'articolo 137 del decreto legislativo 152/2006 (Norme in materia ambientale), comma 1, che riguarda "chiunque apra o effettui nuovi scarichi di acque reflue industriali, senza autorizzazione, oppure continui (...) dopo che l'autorizzazione sia stata sospesa o revocata". Assolti perché il fatto non sussiste anche dall'accusa di danneggiamento, in riferimento all'articolo 635 cpp. Questa la sentenza riguardante quattro manager e dirigenti tecnici di Tev-Veolia, nel processo per l'inceneritore di Falascaia a Pietrasanta, arrivato a conclusione il 29 gennaio nell'aula prima penale del tribunale di Lucca.
I quattro imputati sono Pierre Marie Thierry Hubert, presidente del Cda e legale rappresentante di Tev dall'ottobre 2007, Enrico Fritz, ad di Tev dal settembre 2008, Marco Albertosi, responsabile tecnico e di gestione dell'impianto dal febbraio 2009 e Stefano Danieli, procuratore speciale di Tev nominato il 3 settembre 2009. La giudice Valeria Marino ha assolto con le medesime motivazioni anche Stefano Ghetti, capo impianto dal novembre 2005 al giugno 2008 e Francesco Sbrana, amministratore delegato e legale rappresentante di Tev spa dal settembre 2005 al settembre 2008. I due sono stati assolti per non aver commesso il fatto anche dall'accusa di sversamento in relazione all'articolo 674 cpp (riguardante il getto e lo sversamento di sostanze potenzialmente nocive) e dall'accusa di aver deteriorato il rio Baccatoio ("provocandone la contaminazione da diossina fino alla foce" recitava il rinvio a giudizio al capo C) perché il fatto non sussiste.
Fritz, Albertosi e Danieli, inoltre, sono stati assolti perché il fatto non sussiste in relazione al capo B, quello riguardante lo smaltimento senza autorizzazione di rifiuti liquidi pericolosi nelle condotte di Gaia spa, all'insaputa della società.
Si direbbe una sostanziale vittoria per i sei imputati e per i loro legali, se non fosse che il rinvio a giudizio, in materia di reati ambientali, è già di per sé un atto significativo. Caduta l'accusa di danneggiamento, secondo il difensore di Danieli Roberto Losengo, "resta il contentino per il quale noi avevamo anche proposto l'oblazione" dello sversamento e del superamento dei limiti di rame.
Ma intanto l'inceneritore di Falascaia non è stato più riaperto. Questo è il risultato più eclatante dell'indagine della magistratura condotta dal pm Lucia Rugani, che operò il sequestro l'8 luglio del 2010 dal quale è derivato poi il mancato rinnovo dell'autorizzazione provinciale. L'impianto non è più in organico nel piano regionale dei rifiuti, né in quello di Ato Costa. Resta il problema della bonifica, tema in discussione proprio ieri sera al Cav dei Comuni versiliesi.
Ed è oramai entrata nell'opinione comune la certezza che "senza inceneritori è meglio", al di là del gioco delle soglie minime di sostanze inquinanti sul quale, anche nell'ultima udienza in tribunale, gli avvocati delle difese hanno puntato molto. La colpa, se c'è, sarebbe della vecchia discarica a monte dell'impianto e della bonifica fatta male del vecchio "forno" degli anni Settanta. La colpa sarebbe anche dei cattivi campionamenti, contestati nel merito di come e quando sono stati fatti. E poi quell'area dei veleni "non è un parco giochi", ha detto forse a proposito l'avvocato Losengo, dato che l'idea del Comune sarebbe di portarci le scolaresche a fare didattica ambientale.
Un'amministrazione che sulla destinazione dell'area nel nuovo piano regolatore si è scontrata con la Regione Toscana e che ora si trova con altre emergenze emerse nel frattempo nel territorio: dal tallio nell'acqua del rubinetto, che riguarda potenzialmente migliaia di persone nell'arco di decenni, alle ex miniere Edem a monte dell'ormai famoso rio Baccatoio, oltre ai soliti divieti di balneazione nel mezzo della stagione turistica. Intanto però vale il principio secondo cui "contaminazione non significa danneggiamento". Un'altra delle finezze della difesa di Danieli. Quando è arrivata la sentenza, intorno alle 16, il sindaco Domenico Lombardi e l'assessore all'ambiente Italo Viti erano in aula fin dalla mattina, insieme a una trentina di attivisti fra i quali Daniela Bertolucci, Cinzia Bertuccelli e Stefania Brandinelli che tramite l'associazione per la tutela ambientale della Versilia hanno fatto decine di ricorsi nel corso degli anni contro l'impianto. C'erano Andrea Cecchini, Enrico Santambrogio, Daniele Ferrante, Amelia Tacca della Rete ambientale della Versilia, Mario Giannelli e Alessandro Giannetti del Blocco anticapitalista, David Lucii e Nicola Briganti del M5S di Pietrasanta. Insieme a loro le signore dai capelli bianchi che vivono nella bella zona agricola del Pollino, dov'è facile vedere gli aironi bianchi sulle rive dei molti corsi d'acqua.
Sono dei cittadini le foto che immortalano i vapori prodotti dall'acqua calda proveniente dall'impianto, nel momento in cui colava nel Baccatoio. L'inceneritore, o termovalorizzatore come viene chiamato grazie alla sua funzione di produrre energia dalla combustione, per anni ha emesso fumi al di fuori dei parametri, tanto che "qualcuno" inventò un software per tenerli sempre in regola artificialmente. Anche su questo i cittadini hanno dato battaglia e la vicenda è sfociata in un altro processo, terminato nel 2012 con due patteggiamenti da parte di Francesco Sbrana e del tecnico Umberto Ricci, che se la sono cavata con circa 4mila euro ciascuno di multa.
Dal sequestro dell'impianto in poi, passando per il mancato rinnovo del contratto con i Comuni versiliesi per la gestione dei rifiuti nel 2012, le sventure di Veolia si sono moltiplicate fino al fallimento. Il lavoro per gli avvocati non manca. Enrico Fritz è tuttora sotto indagine in qualità di amministratore delegato di Tec spa (Termo Energia Calabria), insieme ad altri dirigenti della società e tecnici di impianti vari e discariche, fra cui il termovalorizzatore di Gioia Tauro. Tabula rasa l'hanno chiamata i Carabinieri del comando per la tutela dell'ambiente di Roma. Ventinove persone sono accusate di far parte di un'associazione a delinquere per lo smaltimento illecito, bruciati e messi in discarica, di rifiuti tal quali, trattati solo "sulla carta".
Fra gli elementi di rilievo di quest'indagine, corredata da molte intercettazioni telefoniche, emerge "il colossale e diabolico affare che ruota intorno al meccanismo del Cip6", ovvero il meccanismo dei certificati verdi e della vendita a prezzo maggiorato dell'energia prodotta con la combustione dei rifiuti al Gestore elettrico. Bruciare rifiuti negli inceneritori è stato equiparato dalla normativa italiana ad utilizzare fonti rinnovabili e di questo favore ha beneficiato per anni tutto il sistema degli impianti, facendolo pagare ai cittadini nella bolletta.
Daniela Francesconi "