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Discarica di Scapigliato: 330 milioni di euro al Comune di Rosignano

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DISCARICA DI SCAPIGLIATO 1982/2012

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LEGGE "AD AZIENDAM" PER SOLVAY PDF Stampa E-mail

Sale, acqua, scarichi Solvay, un groviglio che si taglia solo con il dissalatore

Un bulletto si aggira per l’Europa, dicendo delle cose e facendone tutt’altre: ha la faccia da bambino, ma fa cose tremende, anche contro la “sua” Toscana. L’ultima quella con il suo ministro Galletti.

Il 25 giugno 2014 – sotto il titolo tutto “renziano” “Ambiente protetto”  - Il Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti  ha emesso il Decreto Legge n. 91: è una legge su misura della Solvay di Rosignano, e non è la prima. Permette infatti di scaricare in mare metalli pesanti e solidi sospesi in deroga ai limiti di legge in proporzione della capacità produttiva dell’inquinatore. E dato che quella di Rosignano è l’unica sodiera in Italia (l’altra di Monfalcone, Gorizia, sempre di Solvay  fu chiusa nel 1969) e produce(va)  un milione di tonnellate di soda, potrà  continuare impunemente a scaricare gratis in mare centinaia di migliaia di tonnellate di inquinanti.

Il 10 maggio 1976 veniva approvata la prima legge in Italia a protezione delle acque,  la famosa “legge Merli” n. 319 (ispiratore il deputato democristiano livornese Gianfranco Merli) che poneva limiti alle emissioni di inquinanti nelle acque.  Merli non verrà rieletto alle successive elezioni, ma i suoi “limiti” verranno prontamente “derogati” con il cosidetto decreto CITAI del 4.2.77,  dando il potere ad amministrazioni locali di concedere autorizzazioni in deroga.

Da allora la Provincia di Livorno ha concesso a Solvay autorizzazioni quadriennali in deroga per i solidi sospesi,  veicolanti in mare migliaia di tonnellate di  metalli pesanti tossici e solventi. Fino al  gennaio 2000, quando la Provincia, di fronte alle oltre 5.000 firme raccolte tra la popolazione  avviava un accordo di programma, formalizzato il 31.7.2003 sotto l’egida del Ministro rosignanese forzitaliota Altero Matteoli, che prevedeva:

1- la riduzione del 70 % degli scarichi sospesi entro il 2007, 2-la conversione della micidiale elettrolisi a mercurio, 3-risparmi d’acqua dolce di circa 4 milioni di  mc/anno sui 20 consumati da Solvay, 4-           30 milioni di euro pubblici  a Solvay.

Con un esposto alla Magistratura del 28.5.2008  Medicina democratica  chiedeva l’incriminazione di Solvay e delle istituzioni coinvolte nel non rispetto dell’Accordo di programma del 31.7.2003.

La Magistratura livornese si muoveva nel giugno 2013 (il tempo è denaro per Solvay) imponendo a Solvay, che patteggiava, un piano da 6,8 milioni di euro per  ridurre gli scarichi alla quota dovuta al 31.12.2007. Il fatto è che lo stesso accordo di programma prevede, all’articolo 1 (Finalità) “il raggiungimento della qualità “buono” delle acque sotterranee e superficiali entro il 31.12.2015”. Obiettivo al di là da venire: ecco il perché del decreto 91 del ministro  Galletti , che cancella ogni obbligo per Solvay.

Intanto Arpat  ha pubblicato le sue rilevazioni: i solidi sospesi scaricati da Solvay sono 146.500 tonnellate nel 2013, ben oltre il doppio del “concordato” nel 2003.

E non si pensi che questi solidi siano “inerti”: trasportano  in mare nel 2010 (come sempre) arsenico, cromo, ancora mercurio, cadmio, ecc.  (Dichiarazione PRTR di Solvay al Ministero dell’Ambiente  dell’aprile 2011 per l’anno 2010).

Intanto le istituzioni stanno facendo di tutto, da 18 anni, per regalare acqua e sale alla Solvay – in nome di una pretesa  e  malintesa difesa dell’occupazione – ma semplicemente non ci riescono, perché le contraddizioni sono insuperabili. Prima tra tutte quella dell’acqua che – sempre più limitata -  o si continua a regalare a Solvay o  si restituisce alla popolazione.

Quasi  100 anni di estrazioni di sale con acqua dolce da parte di Solvay hanno ampiamente dimostrato che queste estrazioni sono incompatibili con la Val di Cecina e la sua acqua, che – va ricordato con forza – prioritariamente per  legge (legge 35/1994 Galli e smi) deve essere garantita alla popolazione.

Ora la multinazionale vorrebbe spostarsi dai giacimenti di Buriano-Ponteginori (ancora sfruttabili per diversi decenni) a quelli più ricchi ed in superficie che circondano il paese di Saline, ma il TAR ha bloccato tutto per ben due volte, nel 2007 e nel 2010, con la sostanziale motivazione che non è garantita l’acqua alla popolazione.

Solvay ed istituzioni rispondono con l’invaso IDRO-S, che invaserebbe  3 milioni di acqua di piena inquinata, minacciando l’ultima falda di acqua buona rimasta alla popolazione; e con l’invaso di Puretta, un piccolo invaso a sud- est di Saline ad uso civile, che invaserebbe acqua del  fiume Cecina inquinata dalla geotermia.

Questi invasi non sono soluzioni praticabili. Infatti verranno abbandonate nel 2014, quando Solvay presenterà un ennesimo progetto – per niente innovativo - per la perforazione di 6 nuovi grandi pozzi nei pressi del fiume Cecina, come se non ne avesse già una settantina.

La soluzione è un’altra: Solvay deve sganciarsi dal salgemma della val di Cecina, andando a prendersi il sale da altre parti, come fanno tutti gli altri produttori  di cloro. Si otterrebbe il duplice obiettivo di 1- alleggerire enormemente il peso sulla risorsa idrica dolce 2- dare una prospettiva più sicura, oltre i trenta fatidici anni (durata del contratto con Atisale), alle lavorazioni e ai lavoratori di Rosignano, ridotti a meno di 500,  a fronte di 3.150 nel 1978.

Ma sarà molto difficile che Solvay costruisca un dissalatore finchè l’acqua le costerà  5 millesimi di euro al metro cubo:  la Provincia di Livorno nel 2011 alza il prezzo di fronte “al dissennato consumo d’acqua da parte dell’industria” a 16.932,11 euro per un modulo da 3 milioni di metri cubi d’acqua dolce: 5 millesimi di euro al metro cubo, appunto ….

Per concludere, che cosa stanno facendo le istituzioni, a tutti i livelli ? Cercano di assecondare in ogni modo Solvay, anche negando l’evidenza. Da almeno tre anni stanno preparando un nuovo Accordo di programma – dopo l’esperienza fallimentare di quello del 2003 – con il quale concedere acqua e sale alla multinazionale, e far slittare sine die la messa a norma degli scarichi a mare. Il decreto Galletti “Ambiente protetto” spianerà loro la strada.

 

Maurizio Marchi   Medicina democratica  Livorno e Val di Cecina                                                     18.11.14