Gavino Maciocco
Dopo i tagli alla sanità imposti dalla legge di stabilità è in arrivo in Toscana un ticket ospedaliero per le fasce di reddito medie e alte.
Operazione di giustizia sociale o di smantellamento del servizio sanitario nazionale?
Il 2015 doveva essere l’anno del rilancio per la sanità italiana, dopo ripetute annate di riduzione del budget. Il Patto per la salute siglato tra Governo e Regioni lo scorso luglio prevedeva infatti per il 2015 un incremento del fondo sanitario nazionale di circa 2 miliardi (dai 109,9 miliardi di euro nel 2014 ai 112,1 miliardi di euro nel 2015, e un incremento ancora maggiore per il 2016).
La legge di stabilità conferma questi incrementi, ma contemporaneamente impone tagli per 4 miliardi di euro alle Regioni, e siccome il 75% delle spese regionali riguardano la Sanità, non ci sarà nessuna crescita della spesa sanitaria, anzi un arretramento, come negli anni precedenti. E non è ancora definita l’entità dei tagli, che potrebbero essere ancora maggiori se la riduzione dell’Irap (principale fonte del finanziamento sanitario regionale) non sarà compensata. Tutto ciò ha fatto affermare a Sergio Chiamparino, presidente della Regione Piemonte, che è venuto meno il patto d’onore tra Governo e Regioni.
In Toscana per il 2015 si attendeva un incremento del budget della sanità di 120 milioni di euro. Ma – come si legge nel servizio di Repubblica di domenica 19 ottobre, cronaca di Firenze[1] – a causa della legge di stabilità la Regione dovrà fare i conti con una riduzione della spesa sanitaria stimata tra 130 e 280 milioni di euro.
Ed ecco l’idea per far fronte, almeno in parte, alla prevista riduzione del budget: introdurre un ticket per i ricoveri ospedalieri, facendo pagare una percentuale del costo degli interventi chirurgici. “Non sarebbe uno scandalo far pagare chi ha redditi alti – afferma Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana -. Che so, 2mila euro se la prestazione ne costa 20mila”. L’articolo di Repubblica riporta varie ipotesi allo studio: il ticket interesserebbe in misura diversa due scaglioni di reddito: sopra i 50mila e sopra i 100mila euro.
Sarebbe la prima volta che viene introdotto in Italia un ticket ospedaliero (vi fu un tentativo negli anni 80, rapidamente abortito). Ed è sorprendente che avvenga in una Regione di sinistra (ma non tanto sorprendente in Toscana). Per due motivi.
- Nei sistemi sanitari universalistici il ticket è stato considerato uno strumento di deterrenza per limitare l’eccesso di consumi, in particolare farmaceutici. Da qualche anno, dall’inizio della crisi, si è trasformato in un modo per fare cassa, ovvero in una nuova tassa. Una tassa che contiene il massimo dell’iniquità perché si applica ai malati: una tassa – la più odiosa – sulla malattia. Il principio opposto su cui si basa il finanziamento normale del SSN, dove attraverso la fiscalità generale sono i sani che finanziano le cure dei malati.
- La Toscana, con il suo Presidente, è affezionata ai ticket e ai superticket da far pagare alle fasce medie e alte della popolazione. Nella diagnostica per immagini è stato inventato un assurdo balzello di 10 euro, per la digitalizzazione delle procedure. Così avviene che per i redditi alti e medio-alti il prezzo del ticket sia così elevato da indurre i pazienti che necessitano di prestazioni specialistiche e diagnostiche a rivolgersi direttamente al settore privato, pagando di tasca propria e evitando anche lunghe liste di attesa.
Queste considerazioni non hanno impedito al presidente Rossi di spingersi oltre, con l’idea di applicare il ticket anche ai ricoveri ospedalieri. Tutto ciò, secondo lui, in nome della giustizia sociale e della difesa del SSN.
I più accreditati analisti di politica sanitaria – come abbiamo già scritto in precedenza, vedi Assalto all’universalismo – sostengono tutto il contrario. Un sistema sanitario universalistico tiene se tutti – dopo aver pagato le tasse – si sentono ugualmente protetti. E uno dei modi per smantellare un sistema universalistico è creare una condizione in cui i ricchi ricevono pochi benefici in cambio dei tributi che pagano. Ciò genera una forte spinta a uscire fuori dal sistema o a creare un sistema parallelo (dapprima integrativo e poi sostitutivo). Ma anche di questo abbiamo già parlato in passato, vedi SSN Allarme rosso.
Il presidente Rossi, forse per deviare l’attenzione dalle affermazioni shock pubblicate al mattino, si è presentato al telegiornale regionale della sera per dire che, oltre al ticket ospedaliero, proporrà anche una radicale riorganizzazione delle ASL (12) e delle AO (4), con la creazione di sole 3 aziende per tutta la Toscana. Un’idea maturata in giornata, di schianto. C’è da chiedersi come possa un sistema perennemente sotto stress, sotto finanziato, che ha perso il 5% della forza lavoro negli ultimi anni, affrontare senza danni una trasformazione così radicale della sua architettura. Anche guardando a quello che è successo alle Società della salute.
Bibliografia
- Bocci M. Con i tagli del governo Regione verso il ticket sulle cure ospedaliere. La Repubblica, Cronaca di Firenze, 19.10.2014, pag. 2.
Tag:
Politica ed economia sanitaria,
servizio sanitario nazionale
Le caratteristiche del ticket sono duplici:
Iniquità: è l’unica tassa che non ha proporzionalità rispetto al reddito. Non facciamoci ingannare dal fatto che vi sono, in alcune regioni, alcune fasce. Queste ci sono anche nella tassazione generale, ma la tassazione è, all’interno di una fascia (ad esempio il 42% per i redditi alti), appunto proporzionale perché è una percentuale. Nel ticket no! Io pago – in cifra assoluta – lo stesso ticket di Diego della Valle o di Berlusconi!
Odiosità: colpisce chi sta male, cioè chi è meno fortunato e/o più povero ( o, proveniente da famiglia più povera e quindi esposto in età giovanile a maggiori rischi).
Ora se questi due elementi sono meno accentuati nel caso di un ticket sui farmaci (si diceva “un contributo minimale, diffuso, volto a responsabilizzare anche rispetto allo spreco, agli armadietti pieni di farmaci scaduti…”) diventano drammaticamente rilevanti di fronte a quanto è stato riportato dalla stampa: un ticket sugli interventi chirurgici, sui ricoveri per acuti, anche sui ricoveri per patologia oncologica!
Ogni ricovero, ogni intervento, si associa peraltro a costi riflessi sulla famiglia, sui figli, sul soggetto: per un po’ l’operato non guida, deve fare la riabilitazione, non può svolgere attività di supporto, ha necessità di impegnare familiari per la propria assistenza etc.
Questo tipo di provvedimento colpisce in particolare la classe media, che è composta peraltro da pensionati di livello medio alto (ma non è la pensione d’oro di Amato o il cumulo pensione – vitalizio di parlamentari e consiglieri regionali) : medici, insegnati, qualsiasi livello medio dirigenziale della pubblica amministrazione etc., e professionisti vari del settore pubblico e privato, che hanno il “difetto” di non aver evaso le tasse, pagato pienamente i contributi pensionistici, non aver usufruito delle baby pensioni etc. etc.
Provocherà inoltre- se attuata – una fuga dal sistema sanitario pubblico, e – di avviso in avviso, (o di allarme in allarme) non essendo mai chiaro chi interesserà e quale starà la prossima mossa, è di fatto un consiglio a tutti (perché tutti temeranno che oggi, o domani, di essere colpiti), di mettere da parte un po’ di soldi per le proprie malattie, di non spendere, di comprimere ulteriormente i consumi!