Al seguente link l'intero file del Quaderno n. 4/2011 del prof. Ugazio, patologo ambientale dell'Università di Torino (qui sotto un estratto).
http://www.grippa.org/html/allegati/QUAD4003.pdf
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La letteratura scientifica biomedica ci insegna che le fibrille di amianto possono entrare nell’organismo sia attraverso le vie respiratorie sia attraverso il tubo gastroenterico, e che
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esse sono patogene sia se inalate, sia se ingerite, col potus o con i cibi, sia quando vengono in contatto con tessuti di rivestimento, epidermico e/o mucoso. Una volta entrate in circolo, esse possono raggiungere tutti i tessuti e gli organi, dove si localizzano, producendo diversi tipi di patologie. La più frequente è una minuscola infiammazione cronica, il corpuscolo dell'asbesto. Poi le fibrille localizzate nei tessuti, trasformate in derivati epossidici, esprimono il loro potenziale cancerogeno alterando la molecola del DNA del nucleo delle cellule. Tutti i tessuti, nessuno escluso, sono proni a questa azione patogena. Sia il tessuto polmonare sia le membrane sierose (pleusa, peritoneo, pericardio, tonaca vaginale, del testicolo), sono i bersagli più comuni dell'azione cancerogena, ma non si sottraggono a questo tipo di effetto lesivo per esempio la prostata, la tiroide, l'ovaio, il tubo gastroenterico, il tessuto nervoso - con i relativi tumori maligni - e i tessuti emolinfopoietici - con leucemie, linfomi et similia. Talora la cancerogenesi si avvale del contributo sinergico di metalli pesanti quali cromo, mercurio, arsenico, zinco.
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