Manlio Dinucci, 8.9.2014 Usa. Domani, alla vigilia dell’11/9, il presidente Usa annuncia contro l’Isis un conflitto «senza truppe di terra» che durerà «oltre il suo mandato». L’ Italia, all’oscuro del Parlamento, schierata dal governo in «missione» con jet e basi militari
Domani – alla vigiÂlia del 13° anniÂverÂsaÂrio dell’11 setÂtemÂbre che segnò l’ inizio della «guerra gloÂbale al terÂroÂriÂsmo» incenÂtrata su Al Qaeda e l’ invasione dell’Afghanistan e dell’Iraq da parte di coaÂliÂzioni a guida Usa — il preÂsiÂdente Obama annunÂcerà , in un solenne discorso alla nazione, il lan cio di una nuova offenÂsiva a guida Usa mirante, secondo quanto ha dichiaÂrato domeÂnica in una interÂviÂsta alla Nbc, ad «affronÂtare la minacÂcia proÂve niente dallo Stato islaÂmico dell’Iraq e della Siria (Isis)». Pur non inviando uffiÂcialÂmente forze di terra in Iraq e Siria, il preÂsiÂdente proÂmette: «DegraÂdeÂremo sisteÂmaÂtiÂcaÂmente le capaÂcità dei miliÂtanti sunÂniti dell’ Isis, restrinÂgeÂremo il terÂriÂtoÂrio che conÂtrolÂlano e, infine, li sconfiggeremo».
Il punto 37 del verÂtice del Galles La straÂteÂgia è stata uffiÂciaÂlizÂzata nella DichiaÂraÂzione finale del recente SumÂmit della Nato a NewÂport, nel GalÂles, in cui si afferma (al punto 37) che «l’Isis, con la sua recente avanÂzata in Iraq, è diveÂnuto una minac cia transÂnaÂzioÂnale». Chi ne è responÂsaÂbile? I 28 governi Nato (comÂpreso quello Renzi) non hanno dubbi: «Il regime di Assad che ha conÂtriÂbuito all’ emergere dell’Isis in Siria e alla sua espanÂsione al di là di queÂsto paese». Si capoÂvolge così la realtà : come già ampiaÂmente docuÂmenÂtato, i primi nuclei del futuro Isis si forÂmano quando, per roveÂsciare GhedÂdafi in Libia nel 2011, la Nato finanÂzia e arma gruppi islaÂmici fino a poco prima defiÂniti terÂroÂriÂsti (espriÂmendo ora, nella DichiaÂraÂzione del SumÂmit, «proÂfonda preÂocÂcuÂpaÂzione per le attuali vioÂlenze in Libia»). Dopo aver conÂtriÂbuito a roveÂsciare GhedÂdafi, essi pasÂsano in Siria per roveÂsciare Assad. Qui, nel 2013, nasce l’Isis che riceve finanÂziaÂmenti, armi e vie di tranÂsito dai più stretti alleati degli Stati uniti: AraÂbia SauÂdita, Qatar, Kuwait, TurÂchia, GiorÂdaÂnia. In base a un piano sicuÂraÂmente coorÂdiÂnato dalla Cia. L’Isis lanÂcia poi l’offensiva in Iraq, non a caso nel momento in cui il governo preÂsieÂduto da Nouri al-Maliki stava prenÂdendo le distanze da Washing ton, avviÂciÂnanÂdosi semÂpre più alla Cina. Che a sua volta comÂpra circa la metà della proÂduÂzione petroÂliÂfera dell’ Iraq, forÂteÂmente aumenÂtata, ed effetÂtua grossi inveÂstiÂmenti nella sua induÂstria estratÂtiva. Lo scorso febÂbraio, i due governi firÂmano accordi che preÂveÂdono forÂniÂture miliÂtari da parte della Cina. Lo scorso magÂgio al-Maliki parÂteÂcipa, a ShanÂghai, alla ConÂfeÂrenza sulle misure di inteÂraÂzione e rafÂforÂzaÂmento della fiduÂcia in Asia, insieme al preÂsiÂdente russo VlaÂdiÂmir Putin e ad HasÂsan RouÂhani, preÂsiÂdente dell’ Iran. Paese con cui il governo al-Maliki aveva firÂmato nel novemÂbre 2013 un accordo che, sfiÂdando l’embargo voluto da WashingÂton, preÂvede l’acquisto di armi iraÂniane. Su queÂsto sfondo si colÂloca l’offensiva dell’Isis, che incen dia l’Iraq troÂvando mateÂria infiamÂmaÂbile nella rivaÂlità sunniti-sciiti. L’Isis svolge quindi di fatto un ruolo funÂzioÂnale alla straÂteÂgia Usa/Nato di demoÂliÂzione degli stati attraÂverso la guerra coperta. Ciò non signiÂfica che la massa dei suoi miliÂtanti, proÂveÂniente da diversi paesi, ne sia consapevole.
A chi serve lo Stato islamico Essa è molto comÂpoÂsita: ne fanno parte sia comÂbatÂtenti islaÂmici, forÂma tisi nel dramma della guerra, sia ex miliÂtari dell’epoca di SadÂdam HusÂsein che hanno comÂbatÂtuto conÂtro gli invaÂsori, sia molti altri le cui stoÂrie sono semÂpre legate alle traÂgiÂche situaÂzioni sociali proÂvoÂcate dalla prima guerra del Golfo e dalle sucÂcesÂsive nell’arco di oltre vent’anni. Ne fanno parte anche diversi proÂveÂnienti da Stati uniti ed Europa, dieÂtro le cui maschere cerÂtaÂmente si nasconÂdono agenti segreti appoÂsiÂtaÂmente forÂmati per tali opeÂraÂzioni. Detto queÂsto, vi sono fatti inconÂtroÂverÂtiÂbili i quali dimoÂstrano che l’ Isis è una pedina del nuovo grande gioco impeÂriale in Medio Oriente. Nel mag gio 2013, un mese dopo aver fonÂdato l’Isis, IbraÂhim al-Badri – il «califfo» oggi noto col nome di batÂtaÂglia di Abu Bakr al-Baghdadi – inconÂtra in Siria il senaÂtore staÂtuÂniÂtense John McCain, capoÂfila dei repubÂbliÂcani incaÂriÂcato dal preÂsiÂdente demoÂcraÂtico Obama di svolÂgere opeÂraÂzioni segrete per conto del governo.
Quell’accesso illiÂmiÂtato alla Rete L’incontro è docuÂmenÂtato fotoÂgraÂfiÂcaÂmente (foto Cnn, pubÂbliÂcata su «MonÂdiaÂliÂzaÂtion», di Michel ChosÂsuÂdoÂvÂsky). Molto sospetto è anche l’ illimitato accesso che l’Isis ha alle reti mediaÂtiÂche monÂdiali, domiÂnate dai colossi staÂtuÂniÂtensi ed euroÂpei, attraÂverso cui difÂfonde i filÂmati delle decaÂpiÂtaÂzioni che, susciÂtando orrore, creano una vasta opiÂnione pubÂblica favoÂreÂvole all’intervento della coaÂliÂzione a guida Usa in Iraq e Siria. Il cui reale scopo straÂteÂgico è la riocÂcuÂpaÂzione dell’Iraq e la demoÂliÂzione della Siria. Si apre così, preÂpaÂrata da 145 attacÂchi aerei effetÂtuati in Iraq in un mese dall’aviazione Usa, una «misÂsione proÂlunÂgata» di guerra che – preÂcisa A. BlinÂken, vice-consigliere di Obama per la sicuÂrezza nazioÂnale – «durerà proÂbaÂbilÂmente oltre l’attuale ammiÂniÂstraÂzione». Guerra in cui il governo Renzi, scaÂvalÂcando il ParÂlaÂmento, si è già impeÂgnato a far parÂteÂciÂpare l’Italia. I nostri cacÂciaÂbomÂbarÂdieri sono pronti, ha annunÂciato la mini stra della «difesa» Pinotti, per «un’azione miliÂtare, che bisoÂgneÂrebbe avere il coragÂgio di fare». Lista Disarmo |