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Discarica di Scapigliato: 330 milioni di euro al Comune di Rosignano

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DISCARICA DI SCAPIGLIATO 1982/2012

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Costa toscana, un profondo piano di bonifica delle fognature PDF Stampa E-mail

Gli amministratori toscani non sanno gestire nemmeno le fogne, figuriamoci il resto. A Rosignano e Cecina ancora peggio

Le bombe d’acqua sono un fenomeno relativamente recente, mentre l’insipienza e la connivenza con gli inquinatori degli amministratori tosco-costieri sono molto più radicate e antiche. E’ di questi giorni la notizia che quasi tutta la costa toscana è inagibile alla balneazione a causa di una ramificata inadeguatezza delle reti fognarie (vecchie e privatizzate a furor di multinazionali come ACEA-Suez) e della mancanza di depuratori adeguati. La stessa Arpat lo ammette. Ad esempio, in val di Cecina molti comuni gestiti da ASA spa non hanno ancora uno straccio di depuratore, e usano il povero esangue fiume come discarica di liquami. Ha un bel dire la Provincia di Livorno che c’è da anni un’emergenza nitrati nei pozzi della costa, ben più grave dei divieti di balneazione: non solo nei nitrati e nei liquami ci si nuota dentro, ma si bevono dal rubinetto. A Rosignano poi si tocca il fondo: si convive tranquillamente con gli scarichi all’arsenico di Solvay da un secolo, ma non solo. Il vecchio depuratore, la cui puzza saluta i turisti di passaggio  o in arrivo, nacque già vecchio ed inadeguato; il nuovo depuratore  Aretusa è soggetto alla volubilità di Solvay, che non ritira l’acqua usata perché quella vergine di falda le costa una sciocchezza, e comunque entrambi  i depuratori scaricano in mare ad un paio di chilometri dalla costa. Ma ancora: il Comune di Rosignano nell’ottobre 2012 ha costituito depositi cauzionali per mantenere scarichi fognari a Punta Righini, il luogo più bello e rinomato della costa. Ed infine, ma non per importanza:  alla fine di luglio la piena dei torrenti unificati e tombati che sboccano allo Scoglietto di Rosignano ha inondato di liquami il piccolo tratto di costa stretto tra il porto turistico e gli scarichi Solvay, allagando oltretutto scantinati e seminterrati, affittati a turisti. Il massimo dell’accoglienza turistica …

Evidentemente diverse cose non hanno funzionato, compresi scarichi non allacciati al depuratore che – finchè tutto va bene – passano inosservati, ma stavolta, come nell’estate 2011, la piena improvvisa ha moltiplicato. Ora, mentre si discute se vietare preventivamente, cioè in previsione di acquazzoni, la balneazione, torna di attualità lo scandaloso ed intenzionale sversamento dell’intero contenuto del depuratore di Cecina in mare, in assenza di qualsiasi acquazzone, sabato 30 luglio 2011, che mise a rischio addirittura la sopravvivenza di eventuali turisti in spiaggia, data l’eccezionale ondata di piena improvvisa. La stessa ASA ammise che “Dai dati registrati nel pomeriggio di sabato emerge che oltre il 50% dell’acqua depurata non è stata ritirata da Aretusa.…”.

MD segnalò con un esposto alla magistratura il grave fatto, ma non avvenne niente. Ovvio che nell’insipienza degli amministratori della zona (e non solo di loro) e nella loro inerzia, i fatti si ripetano, aggravandosi.

Dunque, vietare i bagni in mare, preventivamente o meno, oppure mettere mano ad una seria e profonda opera di bonifica di tutte le fognature della zona ed  imporne il ritiro e il riuso da parte di Solvay, provvedimenti previsti fin dal “Progetto Cecina bacino pilota” del 2003, costatoci oltre 30 milioni di euro pubblici , quasi tutti sperperati in mille modi inutili ? E perché ci si ostina a sottrarre ai cittadini una fetta della bolletta sotto la voce “depurazione”, se questa  non funziona ed anzi peggiora ?

5.9.14

Maurizio Marchi