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La sinistra è finita in discarica?

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Non ce la date a bere

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Discarica di Scapigliato: 330 milioni di euro al Comune di Rosignano

Discarica di Scapigliato: 330 milioni di euro al Comune di Rosignano

DISCARICA DI SCAPIGLIATO 1982/2012

DISCARICA DI SCAPIGLIATO 1982/2012

LA SUBALTERNITA' DI ISTITUZIONI E SINDACATI METTE A RISCHIO I LAVORATORI SOLVAY PDF Stampa E-mail

MARCHI (MD)

«Solvay starebbe perforando cinquanta nuovi cavi»

CECINA «Incredibile, Solvay starebbe perforando 50 nuovi pozzi». È quanto sostiene Maurizio Marchi di Medicina Democratico. «Ci risulta - dice Marchi - che la Solvay stia perforando nell’area dello stabilimento e nei dintorni ben 50 nuovi pozzi ad una sessantina di metri di profondità. La cosa, se accertata, sarebbe di una gravità inaudita, per almeno tre ragioni principali. Primo: dato che le falde sono interconnesse, Solvay toglierebbe le ultime gocce d’acqua all’agricoltura, che per legge ha la priorità rispetto all’industria, tanto più in questa fine estate da tragedia. Secondo: fatto ancora più grave, si darebbe mobilità alle acque sotterranee inquinate da clorometani ed altro, rendendo possibile l’inquinamento dei pozzi Asa sulla parte terminale del fiume Fine. Tre: si accelererebbe l’ingressione del cuneo salino, già in atto da tempo». Marchi chiede. «Chi ha dato il permesso a Solvay di perforare questi pozzi? Sindaco e Provincia ne sanno qualcosa? Non tacciano per nascondere la loro pluridecennale subalternità a Solvay». (da iL TIRRENO 13.9.12) seguono altri articoli sullo stesso giornale.

IL DISSALATORE DA CUI SOLVAY TRAGGA ACQUA E SALE E' L'UNICA SOLUZIONE !

Tirreno 13.9.12  RIPARBELLA

Pozzo dissequestrato a metà

Ordinanza del sindaco: l’azienda torna a prelevare di notte

 

ROSIGNANO Uno dei pozzi sequestrati dai sindaci dei comuni collinari pisani torna a disposizione di Solvay, anche se parzialmente. Il pozzo in questione è quello denominato 12 A e si trova in località La Fagiolaia, a Riparbella. Pozzo di proprietà della multinazionale della chimica. Il sindaco Ghero Fontanelli, con l’ordinanza numero 10 del 4 settembre scorso, ha revocato parzialmente il provvedimento firmato il 22 agosto scorso, che prescriveva divieto assoluto di emungimento dal pozzo 12 A da parte di Solvay. Cosa significa parzialmente? Che l’azienda può attingere acqua da questo cavo ogni giorno dalle 20 alle 7,30. L’ordinanza in questione è consultabile e scaricabile dal sito del Comune (www.comune.riparbella.pi.it) e ieri mattina campeggiava anche sull’home page della lista civica Insieme per cambiare di Riparbella. Lista che, riportando appunto i testi delle ordinanze, commentava così: «Via libera alla Solvay, scompare la crisi idrica a Riparbella». Nell’ordinanza, il sindaco Fontanelli sottolinea che questo utilizzo parziale da parte di Solvay rientra in due punti del protocollo d’intesa firmato il 24 agosto scorso in Prefettura a Pisa per l’emergenza idrica, che ha toccato il suo apice dopo il prosciugamento del lago di Santa Luce. Fontanelli scrive: «Al punto 6 - si legge nel dispositivo - il sindaco di Riparbella si impegna se le condizioni operative risulteranno favorevoli a revocare l’ordinanza». E poi: «Al punto 2 Solvay, a seguito del ritiro dell’ordinanza, s’impegna a mettere a disposizione il pozzo 12 A con l’obiettivo, dopo verifica, di arrestarlo nelle ore diurne per permettere altri prelievi di uso civile ed utilizzarlo nelle ore notturne a fini industriali». E così, a seguito di un sopralluogo congiunto, ecco la revoca dell’ordinanza, contestata dalla lista civica Insieme per cambiare.

Sodiera, ora è crisi nera vertice azienda-sindacati

Produzione in picchiata nell’ultimo mese. Oggi incontro tra i dirigenti e le Rsu. Non si esclude un intervento sugli organici dello stabilimento

LAVORO» IL PARCO INDUSTRIALE IN AFFANNO

di Mario Moscadelli wROSIGNANO Il cuore pulsante della fabbrica batte sempre meno forte. Da circa un mese, infatti, la sodiera sta marciando ai minimi storici: si parla di 1100 tonnellate al giorno. Ma così poco. Una miseria se confrontata con la produzione dei primi anni del Duemila, dove le tonnellate di carbonato di sodio giornaliere erano circa 3000. Ma aggiungiamo un altro dato che può fotografare l’attuale situazione: già nel 2009, quando la marcia era di 2200 tonnellate/giorno si parlava di crisi, con l’azienda che annunciava costi da abbattere. Figuriamoci, dunque, adesso. E così da settimane all’interno della fabbrica si parla in maniera insistente di una probabile riorganizzazione degli organici: le ipotesi che si fanno sono di uno stop al turn-over o di un ricorso agli ammortizzatori sociali. Possibilità che al momento non trovano riscontro ufficiale nell’azienda e nemmeno nei sindacati. Ma quello che è certo è che la preoccupazione per un intervento (magari temporaneo) sul livello occupazionale è forte, ogni giorno di più. E probabilmente fondata, visto l’appuntamento, molto atteso sentendo gli stessi sindacalisti, fissato per la giornata di oggi. Nel primo pomeriggio, infatti, i vertici dell’azienda di via Piave incontreranno le Rsu dello stabilimento. All’ordine del giorno c’è l’analisi degli attuali livelli di produzione della fabbrica, che deve fare i conti in particolare con due fattori: la crisi del mercato, ma soprattutto la crisi di acqua, aggravata dal prosciugamento dello scorso 13 agosto del lago di Santa Luce, di proprietà Solvay. Prosciugamento sulla quale il Pd del comune collinare e alcune liste civiche (vedi Opportunità per Santa Luce e Insieme per cambiare di Montescudaio e Riparbella) hanno chiesto a gran voce di fare chiarezza, visto che fino a pochi giorni prima del disastro ambientale il livello di acqua non sembrava così drammatico. Polemiche a parte, la rimodulazione di marcia della sodiera sembra causata principalmente dall’esigenza di centellinare la risorsa idrica oggi disponibile (situazione che trova conferma anche ascoltando dirigenti e sindacalisti di Ineos, vedi l’articolo sulla destra). «È evidente che certi segnali fanno pensare che la situazione non sia rassicurante - spiega Marco Baldini, Rsu Solvay - ma al momento non c’è stato presentato nessun piano ufficiale, nessuna ristrutturazione, da parte dell’azienda. Confidiamo di avere informazioni più certe e dettagliate dall’incontro di domani pomeriggio (oggi per chi legge, ndr)».

Ineos, 19 società si sono fatte avanti per acquisire il sito

ROSIGNANO Segnali meno preoccupanti, ma comunque non positivi a livello di produzione, arrivano anche da Ineos. Per l’impianto rosignanese, lo ricordiamo, è in corso da parte della multinazionale un’indagine per vendere il sito stesso. Diciannove società interessate. E partiamo proprio dalle trattative in corso per la vendita dell’impianto, che a Rosignano produce polietilene ad alta densità. Impianto che oggi dà lavoro a 183 dipendenti. Sono state 19 le manifestazioni d’interesse arrivate al colosso britannico della chimica subito dopo la pubblicazione dell’annuncio di vendita (era il 10 maggio scorso). Ad oggi, però, le società potenzialmente in lizza per concludere questa importante operazione sono molte di meno. Perchè? Per due motivi. Primo: nel frattempo Ineos ha fatto una scrematura, scegliendo le proposte ritenute più interessanti. Secondo: alcune società che si erano fatte avanti si sono poi ritirate. Prossimo passo? A giorni le società che hanno ricevuto apprezzamento da parte di Ineos faranno visita a Rosignano. Sull’identità, il numero e la nazionalità c’è massimo riserbo, visto che c’è una precisa clausola che impedisce all’azienda di esternalizzare informazioni del genere che potrebbero condizionare la competitività dell’operazione. Comunque, il percorso di vendita del sito rosignanese sembra ben avviato. Tra le condizioni che Ineos poneva a maggio c’era quella di chiudere la trattativa entro il prossimo ottobre, altrimenti il gruppo avrebbe continuato a mantenere il controllo sull’impianto. Sarà rispettata questa tempistica? Sì. Entro la fine di ottobre sarà presa la decisione madre. Produzione in calo. Contrazione della domanda e problemi nell’approvvigionamento dell’acqua sono le cause principali del calo di produzione che l’azienda ha prospettato per il 2013. Un calo che comunque non fa scattare nessun campanello d’allarme in termini di livello occupazionale. Tuttavia, dalle attuali 180mila tonnellate annue si passerà a 160mila. «Diciamo che la produzione stimata per il 2013- dice il direttore Mario Panattoni - sarà tra l’80 e il 90% del massimo potenziale. Una previsione dovuta ad un calo di domanda e alla crisi dell’acqua». Ma come incide la crisi dell’acqua in Ineos? Panattoni fa un esempio. «A settembre potevamo alzare il livello di produzione, ma non è possibile perché ci manca l’acqua necessaria per raffreddare gli impianti». Il sindacato. Sulla guerra dell’acqua interviene Stefano Santini, Rsu di Ineos. «Questa crisi la pagano tutti: i cittadini, l’industria e i lavoratori. E allora è il momento di passare ai fatti e di lasciar perdere le sterili polemiche. La soluzione è un dissalatore? Solvay da sola non è grado di realizzarlo e di mantenerlo. E allora, se davvero si pensa che questa sia la migliore soluzione, occorre unirsi, occorrono sforzi economici da più parti, calibrando i successivi benefici».(ma.mo.)

 

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