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Discarica di Scapigliato: 330 milioni di euro al Comune di Rosignano

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DISCARICA DI SCAPIGLIATO 1982/2012

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ASA, la ex gallina dalle uova d'oro PDF Stampa E-mail

Tra uso improprio di fondi, privatizzazioni , acqua scadente e aumenti delle bollette: ASA , la ex gallina dalle uovo d'oro, ora mantiene le banche con le nostre bollette. Ma non basta, e il Comune di Livorno vende anche le farmacie comunali, in attivo ....

 "è anche il periodo in cui il Comune di Livorno cerca di dribblare i primi giri di vite alla finanza pubblica utilizzando l’Asa, a quel tempo la “gallina dalle uova d’oro” come stampella economico-finanziaria"

da il Tirreno dell'8 aprile 2012

Tirreno 8.4.12

Dietro le quinte del valzer dei quattrini

di Mauro Zucchelli wLIVORNO La relazione degli ispettori ministeriali mette l'accento sul rischio di far confusione sull'andirivieni di quattrini fra le casse del Comune quelle dell'Asa: i rilievi riguardano questioni specifiche molto precise. Al di là di questa situazione di dettaglio di cui parliamo sopra, vale la pena di alzare lo sguardo sul contesto (senza per questo metter in dubbio la correttezza dell'amministrare). Tris per il puzzle. In questo garbuglio si sommano il fuoco incrociato di almeno tre questioni: 1) il triplo salto mortale nell'arco di un decennio con l'espansione territoriale dell'acquedotto fino a toccare l'area senese, l'allargamento della compagine soci alla restante trentina di municipi serviti, l’ingresso del partner “privato” che ha acquistato il 40% (e ha le regole di una società quotata; 2) la fuoriuscita dell'Asa da una situazione che già in anni lontani mostrava un indebitamento con l'acqua alla gola e i fornitori (arrabbiati) all'uscio; 3) la regolazione della tariffa dell’acqua da parte del pool delle amministrazioni locali riunite nell’Ato. Partiamo da quest’ultimo spicchietto del puzzle. Di cosa si tratta? La tariffa al metro cubo viene stabilita prendendo un certo tot di ricavi programmati e dividendoli per una previsione di consumi annui dell’intera zona. Risultato: l’escamotage politico per evitare che la tariffa entri in orbita sta semplicemente in una stima abbastanza ottimistica dei consumi. I ricavi effettivamente fatturati restano al di sotto di quanto ci si aspettava e l’azienda sa che li recupererà nei prossimi anni. Gli introiti-fantasma. Nel frattempo il bilancio resta in equilibrio grazie agli introiti-fantasma del “delta Ato”: possono figurare come una sorta di introito differito, è un espediente legittimo e non l’hanno certo inventato a Livorno. Si tratta dei mancati introiti da mancati consumi: non pesano sul bilancio perché possono essere contabilizzati come introiti, pesano sulla cassa perché intanto sono soldi che mancano e dunque la liquidità va in affanno. Il contrappasso, per le finanze dei Comuni, sta nel fatto che arriva con molta più fatica il pagamento dei canoni di concessione che l’Asa deve pagare agli enti locali. A colpi di milioni. Unica via d’uscita realisticamente possibile: concordare piani di rientro. Per intenderci: a quanto è dato sapere si tratta, ad esempio nel caso del Comune di Livorno, di cifre che si contano a suon di milioni di euro. Non è la prima volta: né d’una trattativa a tre per un maxi-mutuo che tenga in sella l’Asa (con enti locali e banche al tavolo insieme all’ex municipalizzata) né d’un negoziato per scaglionare nel tempo i guai. Bisogna tornare indietro nel tempo di parecchi anni, quelli a cavallo fra la seconda metà degli anni novanta e il decennio scorso. L’Asa sogna per un po’ di impancarsi in avventure un po’ surreali dal dolce sapore latinoamericano: con i fanghi di Cuba e con il maxi-appalto di Santo Domingo. Ma, folklore a parte, è anche il periodo in cui il Comune di Livorno cerca di dribblare i primi giri di vite alla finanza pubblica utilizzando l’Asa, a quel tempo la “gallina dalle uova d’oro” come stampella economico-finanziaria: è il generoso sponsor della festa di San Silvestro come di Effetto Venezia (così come di squadre e squdrette nei centri minori che conta di andare a servire), si occupa di sistemare strade, semafori e illuminazione pubblica anticipandone dunque i quattrini... Il triplo salto mortale. Nell’arco di un pugno di mesi, a cavallo fra il 2003 e il 2004, l’Asa non è più controllata al 100% da Livorno, quasi un pezzo staccato di Palazzo civico, ma quasi in contemporanea apre le porte a uno stuolo di Comuni  e vende il 40% all’ex municipalizzata genovese Amga (che poi si “sposerà” con le consorelle torinese e emiliane). Praticamente nel stesso giro di valzer c’è stato da prendere sulla schiena il peso di un altro mutuo-monstre: ma sulla schiena di chi? Ovvio che i nuovi entrati non vogliano né addossarseli in proprio né lasciare che pesino sui conti dell’azienda di cui hanno appena comprato le quote. Ne è nata la Liri (100% Comune) con la missione impossibile di tenere insieme la proprietà di reti e impianti, il mutuo del maxi-debito e la gestione delle farmacie (ora vendute). Ma questo è già un altro discorso.

LIVORNO Nella relazione del ministero delle Finanze - spedita in Comune nei primi giorni di marzo dopo l’ispezione fatta in autunno - si parla di «disallineamento delle partite di credito e di debito». Tradotto: nel bilancio di Asa, alla voce entrate, ci sarebbero soldi in arrivo dal Comune che però, dando un’occhiata ai bilanci di Palazzo Civico, non esisterebbero alla voce uscite. Con effetti, scrivono gli ispettori inviati da Roma nel documento riassuntivo, «potenzialmente negativi in termini di veridicità del bilancio e di consistenza del risultato di amministrazione». Per vederci chiaro bisogna leggere l’ultima delle 115 pagine che contengono gli esisti dell’ispezione ministeriale che ha avuto per oggetto soprattutto la gestione e la retribuzione del personale. È qui che salta fuori un primo «disallineamento» di circa due milioni di euro. «Dipenderebbero in gran parte – si legge nella nota – da lavori di manutenzione stradale, illuminazione pubblica, segnaletica e altro svolti dalla società prima del 2004 e non riconosciuti dal Comune se non in minima parte». In pratica Asa li avrebbe messi tra le entrate ma il Comune non sarebbe in possesso delle fatture e quindi non riconoscerebbe il dovere di pagamento. Come si spiega? Subito dopo lo stesso ispettore del ministero fa notare che «sono in corso incontri fra organi comunali e società volti a riconciliare le partite contabili» e che «questi incontri avrebbero già portato a un primo atto transattivo con cui il Comune ha riconosciuto una quota dei lavori per 1.091.667 euro, mentre non intenderebbe riconoscere lavori per 1.066.989 euro». Questa è il guaio segnalato rispetto ai bilanci, ma sullo sfondo viene chiesto di fare attenzione a una cifra ben più alta: i circa 12 milioni di euro che figurano alla voce residui attivi e che Asa, quindi, deve al Comune. Si sono accumulati negli anni: gran parte (circa 10milioni di euro) derivano dal mancato pagamento dei canoni per le reti pubbliche di acqua e gas. Vale per Livorno, ma anche per altri Comuni della Provincia (per importi inferiori, ma in alcuni casi comunque consistenti). Come frutto di un accordo passato con le banche, gli enti locali e l’Ato, la società dovrebbe versare di volta in volta una quota di quel debito. A quanto risulta, a fine anno, al Comune è stato pagato quasi un milione. Juna Goti   

IDENTIKIT IN CIFRE

34 milioni di euro di mancati introiti: previsti ma non fatturato in virtù dei consumi più bassi di quanto ipotizzato 36,55% la quota dell’Asa che attualmente è in mano al Comune di Livorno: è il secondo azionista singolo, dopo il 40% di Iren (ex Amga). Tutti i Comuni insieme sono al 60%

37mila analisi sulla qualità delle acque eseguite ogni anno per assicurare la potabilità in tutto il territorio servito da Asa 183mila bottiglie di acqua da un litro e mezzo “risparmiate” in un mese grazie all’uso delle fontanelle dell’acqua di alta qualità (installate ai Tre Ponti, fra Colline e Coteto, in via del Gazometro)