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illegale la vendita di armi all'Arabia saudita. GB interrompe, e l'Italia ? PDF Stampa E-mail

Il governo britannico obbedisce alla sentenza dell’Alta Corte d’Appello
e sospende l’emissione di nuove licenze militari ai paesi della
coalizione sunnita. Approvata alla Camera italiana la mozione di
maggioranza che impegna il governo a sospendere l’invio di armi a Riyadh

Roma, 26 giugno 2019, Nena News – La storica sentenza dell’Alta Corte
d’Appello di Londra, che la scorsa settimana definiva “illegale” la
vendita di armamenti all’Arabia Saudita impegnata dal 2015
nell’offensiva contro lo Yemen, ha avuto il suo effetto: ieri il governo
britannico ha annunciato lo stop all’emissione di nuove licenze militari
ai paesi della coalizione sunnita.

In attesa del ricorso che Londra muoverà in ultima istanza alla Corte
Suprema, Londra ha dovuto obbedire: se le licenze già accordate restano
in vigore, e dunque gli ordini già autorizzati saranno consegnati,
vengono sospese le nuove autorizzazioni. Esattamente quanto aveva
ordinato la Corte, su ricorso dell’associazione Campaign Against Arms
Trade (Caat), con il sostegno di Amnesty, Human Rights Watch e Oxfam.

Non solo a Riyadh: lo stop riguarda anche gli alleati sauditi
nell’operazione militare in Yemen, ovvero Egitto, Emirati Arabi, Bahrain
e Kuwait

“Mentre prepareremo il ricorso – si legge nella nota del Dipartimento
per il commercio internazionale – non attribuiremo nuove licenze di
export all’Arabia Saudita e ai suoi partner, che possano essere usate
nel conflitto in Yemen”. Un’indiretta ammissione di quanto affermato
dalle ong: quelle armi vengono utilizzate per commettere crimini contro
i civili e contro l’umanità.

Una realtà che la Corte non è stata in grado di accertare, avevano
affermato i giudici, secondo cui lo stop era giustificato invece dal
mancato controllo del governo alla luce delle violazioni del diritto
internazionale commesse da Riyadh in passato: “La questione se esisteva
un percorso storico di violazioni del diritto umanitario internazionale
da parte della coalizione e dell’Arabia Saudita in particolare – hanno
scritto i giudici – era una questione che andava affrontata. Se anche
non fosse stato possibile rispondere con ragionevole sicurezza, si
doveva almeno tentare”.

Per questo, avevano affermato i giudici, la vendita di armi è
“irrazionale e di conseguenza illegale”, superando la precedente
sentenza dell’Alta Corte che nel 2017 aveva rigettato il precedente
ricorso di Caat. Da parte loro gli attivisti avevano presentato numerose
prove, raccolte anche da inchieste giornalistiche, che mostravano come
l’enorme quantitativo di armi acquistato dalla coalizione negli ultimi
anni dai governi europei era poi ampiamente usato in Yemen.

Londra è il secondo esportatore di armi a Riyadh dopo gli Stati Uniti:
sei miliardi di dollari dal 2015, quando la guerra è cominciata, ovvero
il 43% delle vendite totali di armi britanniche. Di questi 3,4 in aerei
da guerra e 2,4 in missili, bombe e granate, oltre a 6.200 contractor
britannici impiegati nelle basi saudite come addestratori e 80 uomini
della Royal Air Force operativi nei centri di comando di Riyadh. Il
valore, però, affermano le ong, è al ribasso: sarebbero da aggiungere le
licenze accordate con il sistema Open Individual Export Licences,
piuttosto opaco visto che non richiede un’autorizzazione.

Ma buone notizie arrivano anche dalla Camera dei Deputati italiana:
stamattina il parlamento ha approvato la mozione della maggioranza –
dopo che Pd e LeU ne avevano presentate di proprie per chiedere lo stop
immediato alla vendita di armi a Riyadh e il transito per i porti
italiani di armamenti diretti ai sauditi – che impegna il governo a
“proseguire, in tutte le sedi competenti, l’azione volta ad ottenere
l’immediato cessate il fuoco e l’interruzione di ogni iniziativa
militare in Yemen”; “a valutare l’avvio e la realizzazione di iniziative
finalizzate alla futura adozione, da parte dell’Unione europea, di un
embargo mirato sulla vendita di armamenti ad Arabia Saudita ed Emirati
Arabi Uniti”; e “a continuare ad assicurare un’applicazione rigorosa
delle disposizioni della legge 9 luglio 1990, n. 185, e ad adottare gli
atti necessari a sospendere le esportazioni di bombe d’aereo e missili
che possono essere utilizzati per colpire la popolazione civile e loro
componentistica verso l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti sino a
quando non vi saranno sviluppi concreti nel processo di pace con lo Yemen”.

Ovvero stop all’invio di armi prodotte nella sede sarda di Domusnovas
della Rwm Italia della tedesca Rheinmetall. Ora resta da vedere se la
mozione sarà effettivamente applicata, un dubbio affatto peregrino visto
che una legge in merito – proprio la 185/1990 citata dalla mozione –
impedirebbe già di suo il traffico militare. Per ora comunque le
associazioni italiane festeggiano il voto, con una nota però da non
tralasciare: la mozione – come scrive su Twitter Rete Disarmo – non cita
la riconversione dell’industria militare. La lotta continua. Nena News

> https://nena-news.it/yemen-londra-sospende-la-vendita-di-armi-allarabia-saudita/