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La sinistra è finita in discarica?

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Non ce la date a bere

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Discarica di Scapigliato: 330 milioni di euro al Comune di Rosignano

Discarica di Scapigliato: 330 milioni di euro al Comune di Rosignano

DISCARICA DI SCAPIGLIATO 1982/2012

DISCARICA DI SCAPIGLIATO 1982/2012

Dissalatore unica alternativa seria PDF Stampa E-mail

Piena solidarietà ai lavoratori Solvay

Apprezzamento per l’amministrazione di Volterra

Massima sfiducia a Regione e province

La più ferma condanna dell’operato di Solvay

Solvay continua, come da 100 anni, a fare i suoi  brutali interessi in Val di Cecina, prendendosi acqua e sale a pochi spiccioli e creando un grave dissesto idrogeologico, tanto  che la nostra acqua è ormai ridotta ad un coacervo di arsenico, boro, cloruri, ecc.

Ora ha fretta di mettere le mani sui nuovi giacimenti di salgemma, tanto da  sfoderare il ricatto della cassa integrazione per 23 lavoratori per accelerare tutta l’operazione, forzare le sentenze del TAR (priorità sull’acqua alla popolazione), forzare al ribasso le ipocrite prescrizioni degli enti locali.

 

E’ abbastanza evidente invece  che le forzature Solvay si spiegano più nelle quotazioni di borsa che nelle reali esigenze produttive: infatti la vecchia miniera di Buriano-Ponteginori è ancora sfruttabile per molti anni.

L’amministrazione di Volterra (che non ci piace, teniamo a sottolinearlo, specie dopo l’allontanamento dei suoi migliori esponenti)  tardivamente e solo dietro le sacrosante proteste dei salinesi, ha cercato di porre un argine allo strapotere Solvay, attirandosi attacchi dall’assessore regionale, dalle province, dai sindacati. Il sindaco di Volterra quindi, ultimo sprovveduto arrivato diventa il capro espiatorio della situazione di irresponsabilità creata dal “regime” regionale da 16 anni ad  oggi. Questi signori hanno ignorato e rimandato per anni i problemi del dissesto idrogeologico, cercando con Solvay palliativi, come gli invasi IDRO-S e Puretta, che anziché rimedi sono forti aggravanti.

16 anni di immobilismo e false soluzioni da parte delle istituzioni hanno condotto i lavoratori in una strada senza uscita, costringendoli a far da massa di manovra per far passare la volontà di Solvay.

Ora come estremo atto di disonestà ed ipocrisia, le istituzioni tentano di spingere i lavoratori a manifestare contro il sindaco di Volterra, deviando su di lui  tutte le loro pesanti responsabilità.

I lavoratori non cadano in questa ultima trappola, ma sappiano individuare  i veri responsabili della loro difficile situazione ed indicare le vere soluzioni: la Val di Cecina è allo stremo, ha già dato troppo in questi 100 anni, ora Solvay trovi acqua e sale altrove. Ad esempio un dissalatore integrale (acqua dissalata e sale di mare) darebbe prospettive ben più solide e durature ai lavoratori Solvay, anziché lo sfruttamento delle miniere della Val di Cecina che – oltre alla moltiplicazione dei dissesti idrogeologici – durerebbe solo 30 anni.

Diversamente si andrebbe avanti ancora molti anni con le battaglie legali. Occorre ai lavoratori e a tutti i soggetti una grande lucidità: diffidare dai falsi amici, diffidare dalle false soluzioni ai problemi.

3.3.12                                       Medicina  democratica                 

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Segue una breve rassegna stampa

Tirreno 3.3.12

In mille al teatro Solvay: «Nessuno ci tolga il lavoro»

ECONOMIA»I PROBLEMI DELLA FABBRICA

Ma Pellegrini tuona: «Accordo lontano l’ordinanza resta»

«Ad oggi siamo più distanti di prima». Parola del sindaco di Montescudaio, Aurelio Pellegrini (nella foto), dopo l’incontro in Regione. «Solvay - dice Pellegrini - non ha voluto firmare un protocollo d’intesa decisamente “leggero” per l’azienda e allora per me l’ordinanza di divieto di pompaggio dell’acqua dal laghetto di Casagiustri non si revoca. Anzi, ad oggi dico che sono pronto a rinnovarla quando scadrà». Pellegrini, dunque, non sembra così ottimista come la Regione. «Solvay non si fida del Comuni. E allora chiedo: perché i Comuni dovrebbero fidarsi di Solvay. L’azienda vuole prima incassare le autorizzazioni per sale e acqua e poi trattare con gli enti pubblici per le ricadute ambientali a tutela dei territori. Sia chiaro: io a questo gioco non ci sto».

Gli operai: «Non si può rischiare il posto per l’incapacità della politica» I sindacati attaccano Buselli. Ma scoppia anche il caso degli appalti

stefano santini (cgil) Il sindaco di Volterra dovrebbe dimettersi per quello che sta facendo. A rischio c’è il livello occupazionale del parco industriale

le tute blu SOLVAY In fabbrica c’è molta preoccupazione Sbaglia chi pensa che lo stabilimento di Rosignano sia al sicuro dalla cassa integrazione

 

di Chiara Castaldi  ROSIGNANO Teatro Solvay stracolmo per l'assemblea dei lavoratori del parco industriale. Circa mille i presenti: un numero così elevato non si vedeva da moltissimi anni per un incontro del genere, a dimostrazione di quanto sia alta la preoccupazione in fabbrica. Nel mirino soprattutto Marco Buselli, il sindaco di Volterra che ha bloccato l’estrazione di salgemma. Sindacati all’attacco. Provvedimento sul quale Ugo Tarchi della Cgil ha affermato di aspettarsi «che entro il 6 marzo il Tar sospenda con provvedimento d'urgenza». Oltre alle rappresentanze sindacali ieri erano presenti i sindaci Alessandro Franchi, Stefano Benedetti, l'assessore Daniele donati, il sindaco di Montecatini Val di Cecina Sandro Cerri e il presidente della provincia Giorgio Kutufà. Insieme alla preoccupazione, un coro si è alzato da più parti: la condanna, anche con toni forti, verso la condotta del sindaco di Volterra. Pur riconoscendo la legittimità di certe preoccupazioni legate alla sicurezza ambientale, sono emersi commenti al vetriolo nei suoi confronti. «Buselli - sottolinea Tarchi - durante l'incontro in Regione ha fatto un gesto grave quando si è alzato e se ne è andato lasciando parlare il suo avvocato, che poi è pagato con i soldi dei contribuenti. Dovrebbe dimettersi». Bruno Grossi di Cisl ha messo in evidenza come l'atteggiamento di Buselli sia la conseguenza della «mancanza della politica, talvolta assente quando ce n'è bisogno». Della stessa idea Stefano Santini coordinatore Cgil per Ineos: «È a rischio tutto il parco industriale, stiamo parlando di 2000 dipendenti. Buselli è incapace di fare politica e non possiamo pagare per uno così». Nell'assemblea sono anche stati ribaditi gli accordi presi con gli assessori Bramerini e Simoncini scanditi da date precise. «Il prossimo 16 marzo - afferma il sindaco di Montecatini val di Cecina - è prevista la seduta della giunta regionale per l'autorizzazione della Via finalizzata al rilascio delle concessioni per Cecina e Poppiano, attese entro il 30 aprile». Gli operai. C'è molta preoccupazione fra i lavoratori Solvay e delle ditte presenti in massa ieri pomeriggio. «La questione non riguarda solo i lavoratori di Ponteginori - afferma Federico Cariello - ma fra non molto potrebbe toccare anche a noi dello stabilimento di Rosignano, perché se non arriva la materia anche noi siamo fermi. E poi - aggiunge - anche se la Regione dovesse dare la concessione per la cava Poppiano, ci vorrebbero degli anni prima di arrivare ad estrarre il materiale che serve». Yuri Greco: «Fa rabbia che per la decisione di un sindaco tanti ci debbano rimette o rischiare di andare a casa». «La situazione è critica - sottolinea Roberto Como - ed è dovuta a scelte puramente politiche». Le istituzioni. «Solvay - dice Franchi - non deve essere una presenza ingombrante ma una risorsa per il lavoro, nel rispetto dell'ambiente». Il presidente Kutufà ha espresso «fiducia nel trovare un'intesa». Verso Volterra. Durante l’assemblea non è stato toccato il discorso manifestazione, ma i sindacati confermano la volontà di “marciare” su Volterra. La vertenza. Ma i sindacati, ieri hanno annunciato un’altra battaglia: «Solvay sta facendo lavorare ditte non certificate per abbassare i costi». Sul caso sarà aperta una vertenza. 

Tirreno 4.3.12 

ITALIA DEI VALORI     «Difendiamo la nostra acqua»

Gallelli: ricordo che c’è una mozione approvata contro Idros

ROSIGNANO «Vogliamo conoscere le tecnologie che Solvay intende applicare per salvaguardare l’utilizzo dell’acqua». È quello che chiede Giuseppe Gallelli, segretario dell’Idv di Cecina. «Ci chiediamo - dice Gallelli - quali siano "tutte le possibili azioni tecnologiche e gestionali mirate al risparmio delle risorse naturali adottate", come dichiara Solvay, se la sua unica risposta alla crisi idrica attuale è l'ordine di ridurre al minimo il consumo idrico, con conseguenze di "inevitabilmente pesanti ripercussioni sull'attività dello stabilimento". Un'industria che opera in molte nazioni dovrebbe avere una visione più responsabile verso il territorio e le popolazioni, lavoratori compresi, ed essere lungimirante nella ricerca di tecnologie e soluzioni alternative». Gallelli ricorda «che nella precedente amministrazione del Comune di Cecina era stata approvata all'unanimità una mozione che chiedeva alla Regione l'annullamento della Via che autorizzava il progetto Idro-S  Solvay (per l'utilizzo dei laghetti di Casagiustri da parte della Solvay) e chiedeva la contestuale apertura di una nuova procedura che tenga conto dei costi e dei benefici socio economici che tale progetto produrrà sulle comunità della Val di Cecina. L'acqua degli invasi del Fiorino, ricordava la mozione, non può essere utilizzata per uso potabile perché inquinata da boro e mercurio e nemmeno per uso industriale, perché con l'immissione di acqua di fiume, creando un bacino ad uso industriale, si avrebbero effetti inquinanti sulla falda acquifera dei vicini pozzi dell'acquedotto».   

PARTITO SOCIALISTA     «Qui si gioca con i posti di lavoro»

Rossi: certi sindaci ignorano le ricadute della loro politica

ROSIGNANO «L'assemblea dei lavoratori del parco industriale ha sancito un distacco netto tra quei sindaci che vedono la politica come sostanza astratta e i cittadini che devono portare a casa lo stipendio per arrivare a fine mese». Questo il pensiero di Alberto Rossi del Psi. «Si è sempre sostenuto - dice Rossi - che l'industria deve garantire il rispetto dell'ambiente, ma non si può di punto in bianco far aggravare la situazione al punto di mettere a rischio l'intero parco industriale di Rosignano: evidentemente si pensa che le autorizzazioni siano solo fogli e non parte di un progetto di investimenti». Il Psi continua. «E' chiaro come in alcuni sindaci non vi sia l'idea di un investimento industriale, altrimenti non sarebbero state così sottovalutate tutte quelle scelte che hanno portato all'attuale clima di paura occupazionale che è nei dipendenti: è compito delle amministrazioni e della politica in generale dare una prospettiva all'industria e con essa garantire i posti di lavoro». Per Rossi «è ancora di più evidente come lo scollamento della politica dei nostri comuni sia penalizzante verso l'economia: le stesse province sono superate, come dimostra questa circostanza, ed il vero "ambito" economico della nostra zona è compreso tra Volterra ed i comuni litoranei. Occorre che si faccia uno sforzo di intenti per garantire quel poco di industria che è rimasto sul nostro territorio e che non si baratti la demagogia comunale con i piani di investimento».

Dal Tar si attende l’esito della sospensiva

il ricorso dell’azienda

La Solvay, come emerso durante l’assemblea di venerdì, ha presentato ricorso al Tar contro la decisione del sindaco di Volterra di bloccare i lavori di preparazione al cantiere della concessione mineraria denominata “Volterra”. Concessione strettamente legata agli addetti alla trivellazione del sito di Ponteginori. Come affermato dagli stessi sindacati, a giorni è atteso il pronunciamento del tribunale amministrativo sulla richiesta di sospensiva avanzata dall’azienda di via Piave al Tar. Una decisione molto attesa, dunque, soprattutto a Ponteginori.

«Sognavo una nuova casa ma non ho più garanzie»

Operai a termine, donne, giovani e prossimi alla pensione: in fabbrica cresce la preoccupazione. «E io che pensavo di essere al sicuro in Solvay»

ROSIGNANO Luca ha 21 anni e quel contratto a tempo determinato firmato un mese fa aveva acceso i suoi sogni. Andare a vivere da solo, anche in affitto, con la fidanzata Giada. Daniele ha 37 anni: dal 1997 lavora in Solvay e fino a pochi mese fa pensava che il suo posto era così sicuro da iniziare a pensare ad una casa più grande per la sua famiglia. Desideri di persone comuni, di normali lavoratori, che ora però devono mettere i loro progetti nel freezer. La situazione che sta vivendo la multinazionale non gli permette di guardare troppo avanti, non gli permette di fare una cosa semplice: programmare il futuro. I sogni di un ventenne. «Quando un mese fa ho firmato quel contratto ho subito pensato che sarei potuto andare a vivere da solo. E invece... ». Luca Filippi Visconti ha 21 anni, abita a Gabbro, e con Solvay ha firmato un contratto da operaio con scadenza estate 2013. «Ma che precario: dopo due anni in cerca di un lavoro, questo contratto mi ha reso la persona più felice al mondo. Finalmente potevo iniziare a fare dei progetti, come andare a vivere da solo». Progetto per ora accantonato. «Se la situazione in Solvay è preoccupante e in caso taglio la personale quelli come me sarebbero i primi a saltare. Dunque, devo pensare giorno dopo giorno, sperando che la politica trovi la soluzione giusta per sistemare le cose». E per permettere ad un ragazzo di costruirsi la sua vita. In cassa integrazione. Daniele Iobbi è tra quei 23 del sito di Ponteginori per cui è scattata la cassa integrazione. «Lavoro in Solvay dal 1997 - spiega Iobbi, tra l’altro assessore nel Comune di Montecatini Val di Cecina - e fino a poche mesi fa pensavo di essere al sicuro da brutte sorprese. Quando mia moglie, un anno fa, si è trovata disoccupata le ho detto: “Stai tranquilla, c’è sempre il mio stipendio”. Ma ora, con la cassa integrazione anche se io ora sto usufruendo delle ferie, dovremmo fare delle rinunce: abbiamo un figlio e volevamo una casa più grande. Per il momento resta un sogno». La rabbia di Daniele. Daniele Salvucci, 32 anni di Marittimo, dal 2002 lavora a tempo pieno nel reparto dei clorometani. «È assurdo - dice Salvucci - che questa situazione di incertezza non sia dettata da una crisi del mercato, ma da chi è incapace di fare politica. I prodotti Solvay hanno un buon mercato, ma dobbiamo ridurre le marce perché manca la materia prima. Da cittadino, avrei voluto che i sindaci Buselli e Pellegrini fossero venuti a dare le loro spiegazioni in assemblea». Salvucci prosegue. «Lavoravo ai cantieri navali Orlando e quando nel 2002 sono riuscito ad entrare in Solvay pensavo di essermi messo a posto per sempre o quasi. E invece eccomi qua, nell’incertezza. Progetti personali? Tutto fermo: e chi si azzarda a spendere soldi». L’incertezza di Roberta. Roberta Neri, 32 anni di Vada, lavora in laboratorio. È in Solvay da 12 anni. «Io sono molto preoccupata - dice Neri - perché se anche si sblocca la situazione per Ponteginori, la salamoia in fabbrica non arriverà prima di un anno. Il rischio, dunque, è che venga ritirata la cassa integrazione da Ponteginori e fatta scattare a Rosignano, dove a rimetterci sarebbero soprattutto coloro che si occupano dei servizi». Presto in pensione. Franco Bianchi, di Guardistallo, è tecnico di sala. Entro la fine del 2012 andrà in pensione. «In 35 anni di Solvay - dice Bianchi - non avevo mai avvertito un clima di così apprensione per i posti di lavoro. Io tra qualche mese me ne andrò, ma cosa ne sarà dei giovani?».(ma.mo.)

 Solvay, bufera sugli appalti

Le Rsu: «Ci sono ditte che non pagano i dipendenti». Convocato l’Osservatorio

di Mario Moscadelli  ROSIGNANO Non solo il problema delle materie prime. I sindacati del parco industriale stanno per aprire un’altra battaglia, che questa volta riguarda esclusivamente l’azienda: nel mirino alcune delle ditte appaltatrici recentemente assunte da Solvay, col sistema del massimo ribasso, per lavori di manutenzione. Le Rsu si dicono pronte ad aprire una vertenza sul caso, ma prima sarà fatto un passaggio con i dirigenti della multinazionale per approfondire dubbi e perplessità. Via all’osservatorio. Il caso, come riportato sul Tirreno di ieri, è esploso durante la maxi assemblea al teatro Solvay. Assemblea a cui hanno partecipato circa un migliaio di lavoratori, a dimostrazione di quanto sia sentita l’attuale situazione che sta vivendo la fabbrica. Durante la discussione, è emerso che Solvay «sta facendo lavorare ditte non certificate». Queste le parole di Ugo Tarchi, coordinatore locale della Cgil. «Confermo - dice Marco Baldini, coordinatore Rsu Solvay - che abbiamo in mano elementi che ci fanno pensare in questa direzione: vale a dire, che Solvay in questo momento sia abusando di ditte entrate grazie ad appalti concessi secondo la logica dei costi più bassi. Una logica sleale, che danneggia soprattutto quelle imprese locali che fanno della serietà e della professionalità il loro credo». E per vederci chiaro le Rsu dei chimici hanno richiesto l’attivazione dell’Osservatorio sugli appalti, così come previsto nella piattaforma aziendale. «La piattaforma - spiega Baldini - prevede l’osservatorio a cadenza semestrale, salvo particolari circostanze. Ecco, noi pensiamo di essere in una situazione particolare e per questo abbiamo avanzato la richiesta di aprire un tavolo sul tema con l’azienda». Osservatorio che dovrebbe riunirsi già nella prossima settimana e a cui parteciperanno Rsu, tutte le sigle sindacali e dirigenti Solvay. Una volta ascoltata la versione dell’azienda si deciderà se aprire o meno una vertenza. I problemi. Ma cosa starebbe facendo Solvay in questo momento sul fronte degli appalti? «Solvay ha sempre inserito nel parco “ditte lepri” - spiega Alessandro Santi, Rsu delle imprese del parco- ovvero realtà che lavorano a costi bassi, senza però dare le garanzie che danno e che sono richieste alle ditte storiche locali. Adesso, però, secondo noi Solvay se ne sta abusando e allora dobbiamo intervenire in fretta. Solvay, poi, dovrebbe anche presentare un nuovo bilancio sociale». Ma che ripercussioni sta producendo questo tipo di comportamento? «Che nel parco operano ditte - dice Stefano Santini, Rls di sito - che svolgono compiti che vanno oltre il contratto stipulato. Faccio alcuni esempi di ciò che starebbe succedendo: a imprese che devono montare ponteggi gli viene poi chiesto di fare imbiancature. A imprese che fanno coibentazione gli viene chiesto di montare nuovi tubi. Inoltre, ci sono imprese che non stanno pagando i propri dipendenti. È legittimo che Solvay decida chi far lavorare dentro lo stabilimento, ma non può ignorare gli standard di sicurezza e le attenzioni verso i lavoratori anche dal punto di vista economico. Su chi assume e sulla sicurezza l’azienda non può pensare di risparmiare». Anche David Romagnani, della Fiom Cgil, è critico verso l’azienda. «Solvay - dice Romagnani - non può pensare di approfittare della situazione legata a sale e acqua per stipulare contratti con ditte appaltatrici al massimo ribasso. Noi non lo permetteremo».