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Discarica di Scapigliato: 330 milioni di euro al Comune di Rosignano

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DISCARICA DI SCAPIGLIATO 1982/2012

DISCARICA DI SCAPIGLIATO 1982/2012

scarichi Solvay, una proposta di MD e Legambiente PDF Stampa E-mail

Solvay ricicli i fanghi ora gettati in mare e recuperi il sale contenuto

In un vecchio studio del 1983 della Solvay, sollecitato dalle istituzioni del tempo  dal titolo”Smaltimento in mare dei fanghi provenienti da alcuni settori di produzione dello stabilimento di Rosignano, studio delle possibilità di ricupero delle sostanze in essi contenute in relazione al loro valore energetico ed economico”, la multinazionale descriveva vari processi per recuperare i fanghi e riciclarli in settori come la produzione di gesso, la cementeria, la siderurgia o l’agricoltura, o almeno trattenerli e stoccarli in dighe, concludendo sbrigativamente che tutti questi sistemi erano costosi (per lei) ed era preferibile continuare a scaricarli in mare gratis. “E’significativo che le sodiere che in Europa hanno potuto ampliare le loro produzioni di carbonato siano proprio quelle situate in prossimità del mare”, afferma a pag. 10, dimenticando quella di Lisbona (Povoa), che invece è stata chiusa nel 2013, che pur poteva scaricare nel grande estuario del fiume Tago, a pochi km dall’oceano e da Lisbona. Inoltre sodiere Solvay come Devnya in Bulgaria e Bernburg in Germania scaricano in bacini di contenimento.

C’è una pagina tuttavia che va riletta più attentamente 35 anni dopo (pag. 36-39) : “blocchi di calcestruzzo espanso leggero … investimenti necessari 46 miliardi di lire (23 milioni di euro, ndr). Quindi investimenti di grossa entità per produrre un prodotto a costi grosso modo equivalenti rispetto a quello fabbricato usando i materiali tradizionali (calce, cemento, sabbia, polvere di alluminio) e per il quale il mercato in Italia è praticamente inesistente.”

Prendiamo per buono il “preventivo” di Solvay, probabilmente esagerato. Riflettiamo sulla parola “equivalenti”: a differenza di altre soluzioni, più costose e meno remunerative, per il riciclaggio dei fanghi di sodiera, questo metodo avrebbe dato prodotti utili ad un costo “equivalente”: quindi si poteva fare, se qualcuno l’avesse costretta, o almeno sollecitata. Con un beneficio anche occupazionale considerevole, a Rosignano, oltre al beneficio indubbio turistico ed ambientale.

Oggi  c’è una filiera della produzione della canapa, che richiede pochissima acqua, è di crescita molto veloce, che se opportunamente tritata e impastata con calce permette di ottenere  pannelli fonoassorbenti e isolanti molto richiesti nel mercato dell’edilizia.

Si potrebbe obiettare che gli scarichi Solvay sono molto salati, quindi apparentemente inadatti per lo scopo edilizio.

Qui si tocca un altro tasto molto dolente: perché la Solvay spreca in mare circa 700.000 tonnellate l’anno di prezioso salgemma estratto da Saline ?

Solvay, che con il suo impianto Solval recupera bicarbonato pulito dal bicarbonato sporcato dagli impianti di incenerimento di decine di  località, non  riesce a recuperare, per via chimica, una così grossa quantità di sale, con un beneficio enorme per le saline, che come è noto,  sono limitate e richiedono una grossa quantità d’acqua per l’estrazione ?

Insomma, mettendo mano agli scarichi in mare (allo spreco, oltre che all’inquinamento), si otterrebbe anche l’altro vantaggio di rallentare lo sfruttamento delle miniere di sale e di consumare meno acqua dolce.

Certo, occorrono degli investimenti, ma non dimentichiamo che Solvay ha ottenuto dal governo  Renzi nel dicembre 2016 110 milioni di euro, dilazionati in dieci anni: non potrebbe il “governo del cambiamento” condizionare il finanziamento (a fondo perduto) a questo progetto di ambientalizzazione del vecchio stabilimento ?

Prendendo in seria considerazione tutte le varie opzioni che offrirebbe la cosiddetta industria 4.0 anche la direzione Solvay dovrebbe dimostrare la volontà di cambiamento.

Intanto chiediamo ai candidati sindaco di Rosignano di esprimersi sulla nostra proposta, che ci sembra ragionevole quanto doverosa da percorrere.

1.5.19

Medicina Democratica                                                                                                    Legambiente Costa Etrusca