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Discarica di Scapigliato: 330 milioni di euro al Comune di Rosignano

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DISCARICA DI SCAPIGLIATO 1982/2012

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dalla TAV al TAP, l'Italia di opposizione c'è PDF Stampa E-mail

8/12/18  Una marea NOTAV ha invaso Torino / idem Melendugno NO TAP,Niscemi NO Muos,Abruzzo NO HUB Gas,...

"la più grande manifestazione NO TAV", sostiene il Movimento NO TAV.

 

Di fatto lo è stata, la risposta del popolo NO TAV della Val Susa,del Piemonte, di noi tutte/i NO TAV giunti da ogni dove , comprese le delegazioni francesi NO TAV e dei " gilet gialli".

La posta in gioco era la sconfitta,anche quella dei numeri,riguardo alla pretesa SI TAV di cancellare 30 anni  di storia e resistenza  della Val Susa alla " grande opera,inutile, dannosa e costosa".

E COSI' E' STATO ! Speriamo che la lezione gli sia bastata ai SI TAV e al governo che li sostiene !

VICEVERSA li attende un'altra formidabile tappa della unitaria mobilitazione  contro tutte le opere corruttive e distruttive che le popolazioni combattono in ogni territorio - TAV,TAP,HUB GAS,TRIV,MUOS,MOSE,GRANDI NAVI, C.LI A CARBONE-GAS-GEOTERMICHE, IMPIANTI "BIOMASSE-BIOGAS" ,INCENERITORI,STOCCAGGI,RIGASSIFICATORI, ACQUA PRIVATA,FABBRICHE D'ARMI,....GLISOFATO, PFAS,......PEDEMONTANA, 3° VALICO,.......:  tutte/i convergeranno nella grande manifestazione preventivata a Roma per il 23 marzo.

Questo in sintesi è stato gridato e ribadito in piazza e sul palco,dove infine si sono alternati i sindaci NO TAV della Valle e francesi, i rappresentanti del Movimento NO TAV e con loro il Movimento " non una di meno", le organizzazioni sindacali Cobas, Fiom e i pompieri Usb, e tanti altri sodali NO TAV, mentre scorrevano le immagini sul grande schermo delle partecipate manifestazioni a Melendugno,Niscemi,Padova, tra le numerose previste per l'8 dicembre" giornata mondiale contro le opere imposte"( le altre a Firenze, Sulmona, Trebisacce....in Lombardia,Marche,Basilicata,......).

 

Una p.za Castello a Torino colma fino all'inverosimile comprese le vie adiacenti,un'immagine di bellezza inconfutabile( anche i media SI TAV, da Repubblica,Stampa,Corsera,..., hanno dovuto riconoscere la potenza dell'8 dicembre a Torino), che rimarrà a lungo negli occhi e nel cuore di chi c'era, e che ci consegna una forza capace di far rispettare  la volontà popolare della Val Susa e con essa di rafforzare in ogni territorio la rivolta ai soprusi e alle devastazioni : all'esaurirsi  del Pianeta, a causa dello " sviluppo capitalistico" ormai documentato e all'ordine del giorno della Conferenza ONU sul Clima/COP 24 in corso a Katowice.

 

Prepariamo ovunque e insieme la grande manifestazione del 23 marzo 2019 a Roma.

 

Una marea NOTAV ha invaso Torino e battuto tutti sui numeri

 

Scriviamo al termine di una giornata storica, la giornata che verrà ricordata per essere la più grande manifestazione notav a Torino.

La piazza del 10 novembre ci aveva lanciato la sfida e un coro di tifosi (dai giornali ai politici) ha continuato a sostenere che quella piazza era la novità e che aveva cambiato il corso della storia sulla Torino Lione.

Ah si? Allora adesso fate i conti con questa di manifestazione, una delle tante che abbiamo fatto in tutti questi anni, ma tra le più importanti e in una delle date che per noi ha un enorme valore. Oltre 70.000 hanno scelto di essere oggi a Torino per rafforzare il nostro lungo NOTAV e dimostrare chiaramente quale sia il futuro che vogliamo per la nostra Valle e per il nostro Paese: un futuro di sviluppo consapevole dove la priorità sarà sempre data ai bisogni collettivi.

Fermiamo la Torino Lione, un’opera inutile e dannosa, e investiamo nell’esistente, in tema di trasporti, e in tutto quello che porta sicurezza vera al nostro Paese: scuola, cura del territorio, sanità, welfare.

E’ possibile e non è un sogno da retrogradi. E’ il futuro che vogliamo e per cui da 30 anni lottiamo, oggi con una consapevolezza in più, che siamo veramente in tanti a volerlo!

Ci vediamo a Roma il 23 marzo!

MOVIMENTO NO TAV

 

 

 

 

 

 

 

No Tav, a Torino 50mila in piazza Castello con centri sociali, assessori 5 Stelle e "gilet gialli" - Repubblica.it

No Tav, a Torino 50mila in piazza Castello con centri sociali, assessori 5 Stelle e "gilet gialli"

Perino, leader del movimento: "Siamo in centomila, ora il M5s blocchi l'opera come promesso". Il vicesindaco Montanari con fascia tricolore contestato dagli anarchici: "Siete complici di Salvini". Chiamparino: "A Roma e qui due manifestazioni di una parte del governo contro l'altra". Appendino: "La Tav è il passato"

E' arrivato in piazza Castello, a Torino, il corteo indetto dal movimento No Tav contro la ferrovia ad alta velocità Torino-Lione. Sono 50mila i manifestanti che hanno sfilato da Porta Susa verso il cuore della città. In testa, dietro lo striscione "C'eravamo, ci siamo, ci saremo! Ora e sempre No Tav"  i sindaci dei Comuni valsusini, il vicesindaco di Torino Guido Montanari e i gonfaloni di molte amministrazioni. il corteo è giunto sotto il palco di piazza Castello dove è inevitabile il confronto con la piazza del 10 novembre scorso, quando fu la Torino Sì Tav a ritrovarsi con 40mila persone per protestare contro la sindaca Chiara Appendino e la sua maggioranza.

"Siamo in centomila, allegri, colorati e convinti. Chiediamo che tutto questo abbia fine, lo chiediamo con forza al M5S perché l'avevano scritto nel loro programma". È l'appello lanciato dal palco della manifestazione No Tav di Torino da Alberto Perino, leader storico del Movimento che si oppone alla Torino-Lione. In realtà in serata la Questura ha fortemente ridimensionato queste cifre, stimando il numero dei partecipanti in 20mila. "Ci rendiamo conto - ha detto Perino - che non sono soli al governo ma gli chiediamo di resistere e portare a casa quello che hanno promesso. Non accettiamo nessun tunnel. La Tav Torino-Lione non è mediabile, si può solo non fare o ci troverete tutti davanti alle vostre ruspe, basta voler far circolare le merci e far crepare i migranti in montagna e in mare -  aggiunge Perino - Non accettiamo più di essere considerati dei sudditi, siamo dei cittadini pensanti che hanno delle pretese e pretendono di essere ascoltati. Sappiamo perché siamo qui, perché siamo No Tav, ci interessa fermare questo spreco assurdo e idiota che non possiamo permetterci. Hanno voluto fare l'analisi costi benefici, bene, ma non ci basta, e se è fatta in modo serio non potrà che dare un solo risultato: l'opera economicamente è insostenibile, inutile e devastante per l'ambiente. È ora di fermare questo spreco".

 

Numerose le bandiere con il logo "No Tav", dei sindacati di base, dei partiti di estrema sinistra Rifondazione comunista, Potere al Popolo, Sinistra anticapitalista. In piazza anche esponenti dei centri sociali antagonisti torinesi. Un migliaio di persone da altre regioni italiane. "Oggi è la giornata dell'orgoglio no Tav, di un grande popolo che non si è mai fatto intimidire", dice uno speaker.

 

"Essere qui significa rappresentare una città e una maggioranza che ha votato un programma. La sindaca Appendino la pensa come me e io qui la rappresento".

Così il vicesindaco Montanari, dietro lo striscione "Amministratori No Tav", con la fascia tricolore assieme a consiglieri comunali e di Circoscrizione. Proprio Montanari, all'inizio del corteo, è stato contestato da un gruppetto di giovani anarchici: "Questa non è lotta, la lotta l'abbiamo fatta tutti i giorni al cantiere, fate schifo", gli ha urlato un ragazzo, che lo ha accusato di essere "complice di Salvini". Con Montanari sfilano anche i sindaci 5 Stelle di Venaria Reale, Pinerolo e San Mauro, in provincia di Torino, e di Molare, nell'Alessandrino.

 

E la sindaca di Torino Chiara Appendino, evocata dal suo vice Montanari, si è palesata alle cinque e mezza del pomeriggio: "Oggi - ha detto - a Torino è tornata in piazza una comunità che da trent’anni si batte contro il Tav, una grande opera che rappresenta un modello di sviluppo del passato a fronte di un mondo che sta cambiando molto velocemente con prospettive inedite. A manifestare c’erano giovani, donne, professionisti, cittadini, dalla Val Susa e non. Persone che vogliono ribadire che un futuro disegnato su un modello di sviluppo alternativo, sostenibile e collettivo è possibile. E che non può essere rappresentato dalla linea Torino-Lione. Si tratta di una prospettiva che condivido pienamente, motivo per cui non ho mai esitato a ribadire la mia contrarietà all’opera e la vicinanza a chi condivide queste istanze. Le analisi tecniche - costi-benefici e giuridica - promosse dal governo orienteranno la scelta politica sul destino di questa vicenda. A livello locale continueremo a lavorare affinché prendano vita progetti ad ampi orizzonti che guardino al benessere delle prossime generazioni".

 

Alla manifestazione partecipa anche un gruppetto di una quindicina di “gilet jaune”dalla valle francese della Maurienne. "Questo progetto - dice Jeanluc di Montricher Albanne - è uno spreco di soldi che potrebbero essere spesi diversamente. E  la vecchia Torino-Lione potrebbe benissimo essere adattata se solo si volessero investire delle risorse. Intanto a Villarodin, dove si stanno scavando i 9 chilometri dell'ultima galleria preparatoria, gli abitanti non hanno più l'acqua".

 

In corteo anche un sindaco francese con la fascia tricolore, Gilles Margueron, a capo del comune francese di Villarodin Bourget: "Siamo qui per dimostrare  - dice - che anche in Francia e non solo in Italia si protesta contro il Tav. In Francia poche persone sanno quello che può succedere, non c'è informazione. Per ora ci sono solo i soldi dell'Europa per le discenderie, non per l'opera. Un'opera inutile: quei soldi potrebbero essere spesi per cose più utili".

 

Concetto ribadito anche dal vicesindaco di Napoli, Enrico Panini, arrivato fino a Torino per sfilare con la fascia tricolore: "Siamo qui perché condividiamo le preoccupazioni e le posizioni dei sindaci della valle e dei cittadini: è un'opera devastante e inutile che favorirà solo corruzione e malavita organizzata. Non c'è bisogno di grandi opere - conclude - ma che quelle che ci sono vengano messe in sicurezza, che scuole e ospedali funzionino e che il trasporto regionale possa essere degno di questo nome".

 

"Oltre 70mila persone per le strade e le piazze di Torino per chiedere un mondo diverso e un modo diverso di investire le poche risorse pubbliche di questo Paese". Così il segretario nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni e il segretario regionale di SI, Marco Grimaldi, a margine del corteo No Tav per le vie del capoluogo piemontese. "Ma quale decrescita infelice? - proseguono gli esponenti della sinistra - Basta vedere i volti delle migliaia di ragazzi e ragazze presenti nelle strade di Torino, e fermarsi ad ascoltare le loro parole. C'è più voglia di futuro in un chilometro quadrato di questa manifestazione - concludono - che in tutto il tunnel di base".

 

Anche i vigili del fuoco alla manifestazione: "Siamo qui in divisa contro la distruzione del territorio e per la salvaguardia e la cura dell'ambiente, contro la militarizzazione delle valli. Soldi buttati al vento, per tutelare interessi di pochi imprenditori e delle mafie locali". Così Giovanni Maccarino, di Alessandria, membro del consiglio nazionale Usb dei vigili del fuoco, e Riccardo Zaccaria, del Coordinamento provinciale Usb Torino dei vigili del fuoco, in divisa al corteo No Tav oggi a Torino. "Siamo qui in duplice veste - aggiungono - come pompieri e come cittadini, perché condividiamo le ragioni della protesta: la Tav è un'opera inutile e dannosa per il territorio".

 

È ricomparsa intanto questa mattina, sulle pendici del monte Musinè, all'imbocco della Valle di Susa, la scritta "Tav=mafia" che, nella notte tra il 4 e il 5 dicembre, qualcuno, probabilmente riconducibile al movimento 'Sì Tav', aveva parzialmente rimosso. Lo slogan, visibile a chilometri di distanza da chi attraversa la bassa valle, era stato realizzato con grandi teli bianchi. "Era già capitato in passato che qualcuno la rimuovesse - avevano commentato, negli scorsi giorni, alcuni attivisti No Tav - Questa volta si tratta evidentemente di una provocazione in vista del corteo dell'8 dicembre".

 

L’onda dei No Tav invade Torino: “Siamo più noi delle madamine”

 

Giovani, cattolici e “montagnini” alla marcia contro la grande opera: «Difendiamo la nostra valle dal cemento»

 

09/12/2018/ La Stampa

 

Un po’ di enfasi non guasta mai. Doriana Tassotti, pasionaria No Tav, alle otto di sera dice: «E che dovevamo fare di più? Quando la testa del corteo era già arrivata, la coda stava ancora partendo. Atro che i Sì Tav: eravamo molti più». Ora, non è proprio così, nel senso che quando la testa è arrivata a destinazione la coda era più o meno a metà percorso. Ma è indiscutibile che la piazza No Tav di ieri sia stata una risposta forte e compatta del mondo che si oppone a quei 57 chilometri di supertreno che dovrebbero collegare Italia e Francia. E se è soddisfatto di come è andata l’uomo che più di tutti rappresenta l’anima popolare del movimento nato trent’anni fa o giù di lì, in val di Susa, è tutto detto. Alberto Perino non ci pensa su due volte quando dice: «Questa è la risposta a quella manifestazione ridicola del sì. C’era gente che non sapeva neanche perchè era lì. C’erano gli imprenditori, nel senso di gente che prende e non dà nulla. Qui, invece, siamo tutti motivati, sappiamo che decenni di lotta non li cancella di certo la manifestazione di un giorno». Applausi.

 

Ed eccolo qui il mondo No Tav. Colorato come al solito. Con mille anime e un solo obiettivo: difendere la valle. Evitando le «colate di cemento che devastano il territorio» e far risparmiare risorse «che possono essere investite in altri progetti più utili e che porterebbero vero sviluppo».

 

Ma la novità vera di questa piazza è l’età di chi marcia, senza accendere un fumogeno, o senza sporcare un muro. Una piazza di ragazzi che bevono birra, ascoltano musica rap e raccolgono i vuoti: «Perché non siamo dei maleducati». Certo, i capelli bianchi ci sono. Ma sono gli studenti e i trentenni che lavorano nella scuola, nella sanità, nelle fabbriche della valle che la fanno da padroni. E mentre marciano, sognano un futuro senza il super treno. «Vedete, io mi sto laureando al Politecnico in pianificazione territoriale. Io credo che per una effettiva riconversione della nostra economia la Tav sia inutile e vada nella direzione opposta. Io sono per un futuro differente e resiliente» dice Livio Sera, 26 anni, studente del Politecnico di Torino e una delle anime di Alter Polis. Ma al Poli come la pensano? «Il No alla Tav è un’opinione prevalente e trasversale».

 

E allora marcia sia. Con i bambini della valle imbacuccati nei piumini che tengono su un mini striscione. Con i cattolici che dicono: «Difendere il territorio è etico». Lo spiega bene Paolo Anselmo che cammina in corteo e sorregge con altre persone uno striscione con l’immagine della Madonna. «Ci ha lasciati perplessi la posizione dell’arcivescovo Nosiglia, che ha definito interessante il progetto. Ecco, noi non siamo e non saremo mai su quelle posizioni: siamo No Tav». Certo, loro non sono gente di primissima fila, pronta a farsi denunciare, ma di certo sono determinati: «Noi andiamo in piazza per difendere con la preghiera la nostra terra».

 

Già, la terra da curare. Ci sono altri che la difendono e arrivano da fuori. Da Genova, dal Sud. Ci sono i No Tap e no Terzo valico, c’è il mondo che si oppone. «Hanno fatto numeri con manifestanti arrivati da tutta Italia» dice qualcuno. Ma i conti della serva raccontano che i bus venuti da fuori erano poco più di venti. E fanno mille passeggeri. E se altrettanti sono arrivati in treno la piazza era certamente tutta del territorio. Torino e Val di Susa. E paesi della provincia dove la linea del treno superveloce non arriverà.

 

Ecco, in questa storia che narra di due mondi che non si parleranno mai, un po’ di ragione ce l’ha pure Lele Rizzo, che qualche giorno fa diceva: «C’è voglia di lotta di classe». E le classi sono chiare. Non c’è possibilità che si parlino. Ed è emblematica la posizione di Federico, 30 anni, che in piazza Castello dice: «Sono diventato No Tav dopo aver sentito cosa si sono detti gli industriali alle Ogr». Perché? «Perché sono lontano un milione di chilometri dal Paese reale».

 

Alle sette di sera si spegne la musica. Gli interventi sono finiti. La piazza si svuota. Inizia il balletto delle cifre. Ventimila, trentamila, settantamila. Di certo erano tanti, tantissimi. E anche se dicono: «Non c’è contrapposizione con la piazza del Sì», la gara c’è stata. Chi l’ha vinta? Bisogna guardare le foto delle piazze. E fare i confronti.

 

 

 

La manifestazione No Tav di Torino in diretta - Lettera43

La manifestazione No Tav di Torino in diretta

L'8 dicembre i cortei sono partiti da piazza Statuto alle 14: «Siamo 70 mila». Ci sono anche i gilet gialli. Il questore: «Sarà un evento pacifico». In molti hanno chiesto al M5s di mantenere le promesse elettorali. Contestato il vicesindaco della città.

 

Un mese dopo la piazza Sì Tav, è toccato a chi si oppone alla Torino-Lione far sentire la propria voce contro «una narrazione fasulla e falsata». Dell'opera, considerata un «inutile sperpero di risorse» e un «danno per l'ambiente», ma anche di una idea di futuro diverso, per loro «più che mai attuale». I cortei sono partiti da piazza Statuto alle 14. In una nota, il movimento ha fatto sapere che erano circa 70 mila i manifestanti che hanno marciato lungo le vie del capoluogo piemontese scandendo slogan sino all'arrivo in piazza Castello dove gli organizzatori hanno tenuto un comizio come avvenuto alcune settimane prima per la manifestazione di chi l'alta velocità la voleva. Ad aprire il corteo contro la Torino-Lione sono state le donne con uno striscione in mano che recitava: «C'eravamo, ci siamo, ci saremo! Ora e sempre No Tav». Dietro la testa del corteo una folta delegazione di sindaci in fascia tricolore. Anche il vicesindatoco di Torino Guido Montanari contestato da una decina di anarchici che lo hanno accusato di star svendendo la lotta No Tav. Brevi momenti di tensioni risolti subito dall'intervento sia degli addetti alla sicurezza che di altri manifestanti. Ma non sono mancari anche altri slogan e frecciatine contro il Movimento 5 stelle a cui è stato chiesto di rispettare quando in campagna elettolare sull'alta velocità.

 

Tra i partecipanti alla manifestazione anche le donne No Tav, gli studenti, i rappresentanti di numerosi comitati contro le grandi opere. Non mancava nemmeno Erri De Luca, il 68enne scrittore che è tra i personaggi più noti della battaglia contro la Torino-Lione in Val di Susa. Tra i gruppi più folcloristici le 'Partigiane della terra e del futuro", come recita il loro striscione. Tutte con un cappello di carta, di colore azzurro, con la scritto «Meglio montagnina che madamin». «Il vostro progresso è nato vecchio, il futuro è nostro», si legge in un altro striscione ancora con il treno crociato, simbolo del movimento No Tav. Proprio nella notte prima dell'evento, è ricomparsa, sulle pendici del monte Musinè, all'imbocco della Valle di Susa, la scritta «Tav=mafia» che, nella notte tra il 4 e il 5 dicembre, qualcuno, probabilmente riconducibile al movimento Sì Tav, aveva parzialmente rimosso. Lo slogan, visibile a chilometri di distanza da chi attraversa la bassa valle, era stato realizzato con grandi teli bianchi. «Era già capitato in passato che qualcuno la rimuovesse», avevano commentato, negli scorsi giorni, alcuni attivisti, «questa volta si tratta evidentemente di una provocazione in vista del corteo dell'8 dicembre».

ALBERTO PERINO ATTACCA IL M5S

 

Sul palco a lanciare un appello dal sapore di monito al M5s è stato Alberto Perino, storico leader del Movimento che si oppone alla Torino-Lione. «Chiediamo che tutto questo abbia fine, lo chiediamo con forza a Di Maio e al partito che rappresenta. Lo chiediamo perché l'avevano scritto nel loro programma», ha spiegato. Per poi aggiunger: «Ci rendiamo conto che non sono soli al governo ma gli chiediamo di resistere e portare a casa quello che hanno promesso. Non accettiamo nessun tunnel». Parole analoghe sono arrivate da un'altra figura importante dei No Tav, Lele Rizzo del centro sociale Askatasuna: «Ci hanno lanciato la sfida e abbiamo vinto. In questa piazza vedo tanta normalità, ci sono moltissimi giovani e nessuno di chi ha manifestato oggi è stato precettato. Ci fanno passare per retrogradi - ha aggiunto - ma noi abbiamo la vera idea di futuro. Siamo motivati non da interessi personali, ma da un linguaggio di chi pensa per la collettività»RE UNIA: «NON CI INTERESSANO I CONFRONTI»

 

Alla manifestazione, oltre ai movimenti storici No Tav e i centri sociali come Askatasuna, sono presenti diverse delegazioni: da quella Fiom-Cgil con la segretaria generale Francesca Re David, fino ai Verdi, che il 7 dicembre hanno fatto sapere di aderire all'appello No Tav, passando per la Federazione anarchica italiana e un gruppo rappresentativo di gilet gialli francesi. Anche tutto il gruppo consiliare del M5s Torino ha garantito la sua partecipazione in piazza. «Il confronto fra le piazze ci interessa poco. Tutti gli anni l'8 dicembre si fa una manifestazione, oggi si voleva dare un segnale più forte quindi la valle è scesa a Torino», ha detto all'inizio dei cortei, l'assessore comunale all'Ambiente Alberto Unia. «Siamo scesi in piazza perché siamo assolutamente No Tav», ha sottolienato, «come è scritto anche nel nostro programma elettorale, quindi era giusto farlo». Quanto all'analisi costi benefici sull'opera, Unia ritiene che "non darà esito positivo per la realizzazione. In questo momento - aggiunge - nel nostro Paese c'è bisogno di usare le risorse dello Stato per altro. Le ricadute dell'opera si riversano solo su un certo gruppo di poche persone, per i cittadini non portano sviluppo. È ora di pensare più al presente meno al futuro a cui si potrà pensare quando i cittadini staranno meglio".

PRESENTE ANCHE UN DRAPPELLO DI GILET GIALLI FRANCESI

 

A sfilare coi No Tav anche una rappresentanza francese. C'è Gilles Margueron, sindaco del comune francese di Villarodin Bourget, che sfila con la fascia tricolore insieme a numerosi primi cittadini e amministratori italiani. «Siamo qui per dimostrare che anche in Francia e non solo in Italia si protesta contro il Tav», ha dichiarato, per poi aggiungere: «In Francia poche persone sanno quello che può succedere, non c'è informazione si dice sempre che il tunnel in Italia è partito e non è vero, così come da noi. Per ora ci sono solo i soldi dell'Europa per le discenderie non per l'opera. Un'opera non utile e quei soldi potrebbero essere spesi per cose più utili». Al corteo partecipa anche un gruppetto di una quindicina di gilet jaune dalla Valle francese della Maurienne. «Questo progetto», ha detto Jeanluc di Montricher Albanne, «è uno spreco di soldi che potrebbero essere spesi diversamente. E la vecchia Torino-Lione potrebbe benissimo essere adattata se solo si volessero investire delle risorse. Intanto, a Villarodin, dove si stanno scavando i 9 chilometri dell'ultima galleria preparatoria, gli abitanti non hanno più l'acqua».

IL QUESTORE MESSINA: «MANIFESTAZIONE PACIFICA»

 

Il questore della città, Francesco Messina, ha rassicurato circa la civiltà dei cortei che saranno impegnati nell'eventi. «C'è stata un'interlocuzione eccellente», ha spiegato, «con gli organizzatori e non ci sono segnali di preoccupazione». Poi ha continuato: «Torino è abituata a queste importanti manifestazioni. Noi garantiremo la libertà di manifestare il pensiero e, in accordo con gli organizzatori, cercheremo di evitare fastidi alla città, secondo la dottrina della questura da un anno a questa parte».

LE MADAMIN DEI SÌ TAV: «RISPETTIAMO LE OPINIONI ALTRUI»

 

«Ci sono momenti per scendere in campo e momenti per riflettere. Oggi lasciamo che siano altri a contarsi in piazza». Così le 'madamin' promotrici della manifestazione sì Tav dello scorso 10 novembre. «Nel giorno delle manifestazioni di Roma e di Torino, da parte di persone con idee diverse dalle nostre, ribadiamo il nostro rispetto per le opinioni altrui», hanno scritto su Facebook, «e per le istituzioni democratiche che ne consentono l'espressione». Le sette donne preferiscono concentrarsi sul manifesto dei Sì: «Proviamo a rileggere attentamente e con occhio critico i suoi punti chiedendoci quali contenuti concreti vorremmo aggregare intorno a ciascuno di essi», è il loro invito, «proviamo a chiederci quali di questi punti sono più importanti per la comunità in cui ciascuno di noi è inserito e come potremmo discuterne all'interno della comunità stessa. Su questa base, grazie ai volontari che hanno risposto al nostro questionario (li stiamo lentamente contattando uno ad uno), potremo creare dei tavoli veri di discussione in cui ritrovarsi, né troppi né troppo pochi, per dialogare in modo civile e costruttivo. Abbiamo cominciato dalle scuole, ma con il vostro aiuto vogliamo coinvolgere altre comunità di cittadini a Torino e nella regione intorno a noi».

 

 

la Rete Nazionale NoGESI

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