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DISCARICA DI SCAPIGLIATO 1982/2012

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ARSENICO NELL'ACQUA: IN TOSCANA CHI PAGA ? PDF Stampa E-mail

Nella Toscana costiera, a valle delle aree di sfruttamento geotermico, l'acqua è inquinata da arsenico e boro e fornita alle popolazioni in deroga ai limitii di legge da quasi dieci anni. Un'Indagine epidemiologica del CNR di Pisa del 2010 (vedi il link  in altra pagina di questo sito) valuta in 535 persone i morti in più a causa dell'esposizione a arsenico, boro, mercurio, radon, ecc.  Secondo il geologo Andrea Borgia, lo sfruttamento geotermico  mette in comunicazione le falde idriche superficiali con le sottostanti falde di vapore geotermico inquinante. Perchè la Regione Toscana continua ad autorizzare nuovi sfruttamenti geotermici ?

Qui sotto vedi la sentenza del TAR che condanna i Ministeri per l'arsenico nell'acqua, dal sito del Codacons.

  

 

Dal sito del Codacons  22/01/2012
COMUNICATO STAMPA

ACQUA ALL'ARSENICO
SENTENZA RIVOLUZIONARIA CONDANNA IL MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA SALUTE A PAGARE 200.000 EURO AI RICORRENTI COSTRETTI A BERE ACQUA AVVELENATA PER LO STRESS E IL DANNO ALLA VITA DI RELAZIONE!!

UN PRINCIPIO RIVOLUZIONARIO CHE APRE LA STRADA AI RISARCIMENTI PER IL DEGRADO URBANO E L'INQUINAMENTO DELL'ARIA IN TUTTE LE GRANDI CITTA'

ORA SI AVVIA UN NUOVO MEGA RICORSO DI UN MILIONE DI UTENTI CHE SOLO NEL LAZIO BEVONO ANCORA ACQUA AVVELENATA E CHE COSTRINGERA' GLI ATO A ABBASSARE LE TARIFFE E CHIEDERA' UN RISARCIMENTO PIU' CONSISTENTE DI ALMENO 1500 EURO A UTENTE

SECONDO IL TAR BERE ACQUA ALL'ARSENICO PUO' PRODURRE TUMORI AL FEGATO, CISTIFELLEA E PELLE E MALATTIE CARDIOVASCOLARI

IL CODACONS DIFFIDA DI URGENZA I MINISTRI DELLA SALUTE E DELL'AMBIENTE A CHIUDERE I RUBINETTI IN TUTTI I COMUNI DOVE IL LIMITE E' SUPERATO


Clamorosa sentenza del TAR del Lazio condanna i ministeri a risarcire gli utenti dell'acqua di varie regioni (Lazio, Toscana, Trentino Alto Adige, Lombardia, Umbria) con almeno 100 euro a cittadino. La sentenza apre una strada di incredibile valore, affermando che fornire servizi insufficienti o difettosi o inquinati determina la responsabilità della pubblica amministrazione per danno alla vita di relazione, stress, rischio di danno alla salute. Ora questa strada sarà percorsa anche per chiedere i danni da inquinamento dell'aria e da degrado sia a Napoli che a Roma e nelle altre grandi città in cui la vivibilità è fortemente pregiudicata dal degrado ambientale.
"Si tratta di una vittoria importantissima - ha dichiarato il presidente del CODACONS Carlo Rienzi - perchè pone termine alla impunità di regioni e ministeri che per non spendere i soldi stanziati o non sapendoli spendere hanno tenuto la popolazione in condizioni di degrado e di rischio di avvelenamento da arsenico. Ora i singoli presidenti delle regioni e i singoli Ministri dell'Ambiente e della Salute succedutisi negli ultimi anni, quando promettevano all'Europa bonifiche delle falde in cambio di aumento dei limiti di presenza del metallo velenoso nelle acque, dovranno essere perseguiti dalla Corte dei Conti per rimborsare l'erario dei soldi che dovranno risarcire agli utenti'.
Oltre 2000 i cittadini che avranno diritto al rimborso del danno di 100 euro a testa ma saranno decine di migliaia quelli che nel prossimo ricorso che partirà tra poche settimane chiederanno almeno 1.500 euro a testa. Nel prossimo ricorso al quale si può già aderire seguendo le istruzioni sul sito www.codacons.it , si agirà - come indica il TAR nella clamorosa sentenza - anche contro gli ATO di appartenenza per chiedere un ribasso immediato delle tariffe a la restituzione di quelle versate per avere in cambio acqua avvelenata.
Il TAR ha riaffermato che l'acqua fornita ai cittadini deve essere salubre e la tariffa legata proprio alla qualità di essa, da cui l'indicazione di agire contro le ATO che non potevano non tenere conto di questo dato nel determinare la tariffa.
Ma non solo. Il TAR ha anche affermato l'importantissimo principio - che porterà ora a decine di querele penali e denunce alle Procure della Repubblica - che nella vicenda sollevata dal CODACONS e dall'ASSOCIAZIONE UTENTI DEI SERVIZI PUBBLICI (la cui legittimazione viene sancita dal TAR sia per la tutela ambientale che consumerista ) sussiste un preciso:
"fatto illecito costituito dall'esposizione degli utenti del servizio idrico ricorrenti ad un fattore di rischio (l'arsenico disciolto in acqua oltre i limiti consentiti in deroga dall'Unione Europea), almeno in parte riconducibile, per entità e tempi di esposizione, alla violazione delle regole di buona amministrazione, determina un danno non patrimoniale complessivamente risarcibile, a titolo di danno biologico, morale ed esistenziale, per l'aumento di probabilità di contrarre gravi infermità in futuro e per lo stress psico-fisico e l'alterazione delle abitudini di vita personali e familiari conseguenti alla ritardata ed incompleta informazione del rischio sanitario'.
E ancora - prosegue il TAR del Lazio (pres. EDUARDO PUGLIESE, Rel. RAFFAELLO SESTINI) - è certa la "pericolosità per la salute umana derivante da un'esposizione prolungata all'arsenico presente nell'acqua potabile, anche in quantità piccolissime, come risultante dalla ricerca condotta su oltre 11.700 persone in Bangladesh e pubblicato nell'edizione online della rivista scientifica The Lancet, che ha dimostrato che la presenza di arsenico in elevate concentrazioni nel sangue aumenta in modo significativo il rischio di tumori. Secondo le stime effettuate dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, inoltre, in Bangladesh a partire dagli anni '70 almeno 35 milioni di persone hanno bevuto acqua contaminata con piccolissime quantità di arsenico, e secondo lo studio Heals (Health Effects of Arsenic Longitudinal Study) coordinato da Habibul Ahsan dell'Università di Chicago, ciò è stato sufficiente a provocare il 21%) delle morti per tutte le cause e il 24% di quelle attribuite a malattie croniche (in prevalenza, tumori al fegato, cistifellea e pelle e malattie cardiovascolari)'.