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Discarica di Scapigliato: 330 milioni di euro al Comune di Rosignano

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DISCARICA DI SCAPIGLIATO 1982/2012

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RICONVERTIRE LA RAFFINERIA DI LIVORNO PDF Stampa E-mail

Mentre aspettiamo l'Autorizzazione integrata ambientale della Centrale Enipower di Livorno (il cuore della raffineria), è utile vedere in quali condizioni è il sito di Livorno, nell'allegato "Occhi aperti sulla raffineria (1° parte).

 

“Un progetto alternativo per la raffineria

Convertire la produzione per salvare occupazione e salute

 Si era notato già un paio d’anni fa un calo di produzione della raffineria di Livorno, nell’ambito del dibattito sul “picco del petrolio”, poi della trattativa con il finanziere Klesch.

Questi segnali si sono intensificati all’inizio del 2010, quando la stessa Unione petrolifera (l’associazione degli industriali del petrolio) ha prospettato esplicitamente la chiusura di 3 o 4 raffinerie in Italia, con la perdita di circa 7000/7500 posti di lavoro.Il problema di fondo sembra essere proprio quello che si ammette solo tra le righe: il petrolio sta finendo, il prezzo schizzerà di nuovo molto in alto, resteranno aperte solo le raffinerie più vicine ai pozzi di estrazione o quelle più vicine ai grandi centri di consumo. Livorno non sembra rientrare né nel primo genere, né nel secondo. Se si tira a campare, sembra solo un prender tempo per evitare di affrontare l’immensa bonifica del sito inquinato, e possibilmente scaricarla su un compratore.

 

 

 .- E’ indubbio che l’area vada bonificata, costi quel che costi,  a cominciare dai punti più inquinati, per poi arrivare a confinare tutta l’area della raffineria.

- Se l’operazione è costosa, si rivendichi il sequestro dell’area e dei profitti ENI ricavati dal sito dal 2004 (anno in cui lo Studio Forster Wheeler evidenziò l’entità della bonifica da fare) ad oggi, e con questi si avvii la bonifica.

- E’ chiaro tuttavia che la bonifica andrà avanti (se andrà avanti….) per anni: nel frattempo i lavoratori devono essere tutelati, ma non con la riproposizione di varianti “petrolifere”. Raffinare petrolio meno pregiato, quando il prezzo dei prodotti finiti sale, è un rimedio di corto respiro.

- Occorre invece una PROSPETTIVA STRATEGICA alternativa per il sito di Stagno: uscire gradualmente (ma concretamente e a ritmi sostenuti) dalla raffinazione del petrolio ed entrare velocemente nel settore delle energie alternative rinnovabili (impianti fotovoltaici e pale eoliche in siti interni alla raffineria, bonificati per primi), per la produzione di idrogeno dall’acqua di mare.

- L’idrogeno andrebbe a sostituire gradualmente il gas delle centrali elettriche interne (ora fortemente inquinanti) e - crescendo in quantità - anche ad alimentare una rete cittadina e di zona di distributori e riscaldamento.

- C’è un problema di capitali e di multinazionali, e qui ritorna il discorso di rinazionalizzare l’Eni, sottoponendolo al controllo popolare. Ma ci vorranno anni per rinazionalizzare ENI, mentre bonifiche e lavoratori hanno bisogno di certezze in tempi brevi.

- Nell’immediato occorre una gestione sociale e solidale ed investimenti cooperativi e popolari per avviare le produzioni di energie alternative, su aree interne alla raffineria.

- Parallelamente all’istallazione di energie alternative, dovrebbe andare avanti la bonifica (la palancolatura), pagata innanzitutto da ENI, ma non solo.

 - In questo modo si coglierebbero diversi obiettivi nello stesso tempo:1) bonifica, 2) ripresa in mano dei processi produttivi da parte popolare, 3) abbattimento dell’inquinamento, 4) minore dipendenza – fino allo zero – dalle fonti energetiche non rinnovabili 5) creazione di lavoro sicuro in quanto pulito e rinnovabile.

 Ma senza il protagonismo di forti settori operai e senza un cambiamento della cultura politica, questi obiettivi sono molto lontani. Non è tuttavia un buon motivo per sostenere il mantenimento della raffineria così com’è. Né tantomeno di venderla al migliore offerente. Su questa questione di fondo si gioca il futuro di Livorno e della sinistra locale. 

Gennaio 2011

 Vale la pena soffermare l’attenzione su alcuni particolari”tecnici”.

 1-      La raffineria occupa un’area enorme, 1.500.000 mq, lungo lo scolmatore e fino al mare. E’ stata concepita e dimensionata quasi un secolo fa, quando si riteneva che il petrolio fosse inesauribile, insostituibile e poco inquinante: tutte concezioni ampiamente superate. Si pone quindi un problema di ridimensionamento territoriale.

2-      La raffineria di Livorno raffina circa 4,4 milioni di tonnellate di petrolio l’anno, in costante calo (5,2 milioni nel 1971).

3-      L’area è ad alto rischio idraulico di esondazione, e l’area principale del SIN (Sito di interesse nazionale da bonificare) di Livorno: ogni giorno perduto verso la bonifica è un giorno in più che pesa sulla salute della popolazione.

4-      In base ai dati 2008 E-Prtr (European pollutant release and transfer register) sulle emissioni in aria la Raffineria di Livorno è l'impianto che a livello regionale emette i più alti quantitativi di benzene e SOx. Si colloca inoltre al secondo posto, tra gli impianti più inquinanti in Italia, per le alte emissioni di NMVOC, (non-methane volatile organic compounds) con 1460 tonnellate, e al terzo per il benzene (10,9 t). La Raffineria Eni di Livorno e l'impianto Acque industriali di Pontedera sono gli impianti che a livello regionale rilasciano le maggiori emissioni di arsenico (11 kg) e nickel (94,7 kg) piazzandosi rispettivamente al 28 e 21 posto a livello nazionale. Quindi

5-      Eni al 2° in Italia per i COV

6-      Eni al  1° posto in Toscana per benzene e ossidi di zolfo

7-      Eni al 3° posto in Italia per benzene

8-      La raffineria emette ogni anno (2001, nessun aggiornamento nel 2004):  PM10  102 t. polveri sottili, COV 1.500 t., ossidi di azoto 692 t., ossidi di zolfo 6.740 t., CO2  561.000 t., cloro e composti 36,3 t.,  nikel 1,520 t., zinco o,867 t., IPA 366 kg. (Dati SIRA autodichiarati)

9-      La centrale elettrica interna (Enipower) emette ogni anno : PM10 93,9 t.,  CO2  818.000 t., protossido di azoto 24,1 t., ossidi di azoto 1.390 t., ossidi di zolfo 2.070 t.,  clro e composti 12,6 t., arsenico 25,4 kg, cadmio 25,4 kg, nikel 898 kg, fluoro e composti 6.360 kg (Dati SIRA auto dichiarati).

10-   La centrale Enipower usa e consuma la quantità incredibile di acqua di 67 milioni di mc l’anno, derivate dal Bientina: non c’è impianto in provincia e neppure in regione, che consumi una quantità così elevata di acqua dolce.

11-   A differenza di altri impianti ENI e raffinerie di altre proprietà, la raffineria di Livorno non usa e non dissala acqua di mare.

12-   La raffineria di Livorno è classificata come stabilimento “a rischio d’incidente rilevante” ai sensi della legge Seveso (8 aziende in Provincia di Livorno su 24 in Toscana) e successive modifiche; per questo prevede un piano di emergenza interno ed esterno, che dovrebbe essere conosciuto e provato dagli abitanti della zona.  Non risulta che sia mai stato portato a conoscenza né tantomeno provato con la popolazione, a differenza ad esempio di Rosignano. In caso di una fuga di gas asfissiante (come acido cloridrico ampiamente usato, o simili) la popolazione potrebbe essere pesantemente colpita.

13-   Un rischio particolare, ma particolarmente intenso, è rappresentato dalle autocisterne che quotidianamente escono dalla raffineria cariche di benzine, kerosene, gpl ed altri prodotti altamente infiammabili e/o esplodenti. L’ultimo incidente occorso ad una autocisterna il 24.9.10, con la perdita di 5.000 litri di Kerosene nell’abitato di Stagno poteva causare una tragedia simile a quella di Viareggio del 29.6.2009.

14-   A parte emissioni straordinarie, sono molto pericolose le emissioni ordinarie e continue, soprattutto di idrogeno solforato, benzene, Composti organici volatili (COV), IPA, ossidi di zolfo, ecc. Gli ossidi di azoto si trasformano appena emessi in atmosfera in polveri sottili (particolato secondario), da sommarsi quindi alle polveri sottili emesse direttamente (particolato primario). Un recente studio dell’Università di Los Angeles descrive  minuziosamente i danni alla salute (spesso neanche avvertiti come tali dalla popolazione) causati da basse esposizioni a idrogeno solforato, sostanza contraddistinta dalla puzza di uova marce e caratterizzante il microclima di Stagno e Villaggio Emilio, fino al cancro al colon. Ancora più pericolose sono le esposizioni a benzene , IPA e COV.

 

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